Capitolo 1

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Ogni volta guardare il potente oceano mi rilassava. L'odore della salsedine e i piedi immersi nell'acqua erano le mie sensazioni preferite. Non mi premeva aspettare ancora per tanto mia madre, sarei potuta rimanere lì per sempre. A volte  forse mi sarebbe piaciuto nascere una sirena, belle ma perfide. Ma infondo ero Afrodite, chi poteva essere più bella di me? La bellezza, una terribile e stupenda amica. Anche volendo diventare sirena non so se sarei stata capace di sopportare Poseidone, Dio del mare, dei terremoti e dei maremoti. Non che mi stesse antipatico, ma non penso saremmo mai stati ottimi amici, anche se i suoi occhi durante le cene sull'olimpo indugiavano un pò troppo nei limiti del rispetto sul mio corpo, ma non gliene facevo una colpa; in fondo non era l'unico e nemmeno l'ultimo. Ero consapevole della mia bellezza e dei miei misteri, donne e uomini mi veneravano con gli occhi ogni giorno.

"Figlia mia". Mi accorsi dopo qualche secondo di mia madre che dalle spume dell'acqua veniva verso di me. Corsi verso di lei e la abbracciai: "Madre" e sorrisi, "non ti vedo da tanto". Mia madre Dione, era una delle oceanine, dee minori delle acque e dei mari. Era sempre indaffarata nel mondo sott'acqua di Poseidone, che non mi è mai stato permesso di vedere e ultimamente saltava i nostri incontri che avvenivano una volta al mese. "Scusami tesoro, sono successe delle complicazioni di cui non ti voglio ammorbare. Piuttosto tu come stai?" disse con il suo tono calmo e pacato, accarezzandomi i capelli in modo affettuoso. Iniziammo a camminare su quelle rive con il tramonto di fianco. "Madre le giornate scorrono lente e monotone, passo il tempo con Persefone ora che non deve tornare negli Inferi; anche se mi manca molto Atena" sospirai pensando alla mia più cara amica che a malincuore era dovuta scendere sulla terra per aiutare la sua città, Atene, che stava attraversando dei duri tempi di carestia, a causa della mancanza di pesci nel mare, senza dubbio opera del Dio Poseidone; da tempo immerso in un antico litigio con Atena.

"Immagino cara mia, ma non ti affliggere tornerà presto; Poseidone stesso sta per ritornare a casa. Piuttosto domani dovremmo presentare all'olimpo, lì riceverai una notizia che non so se ti sarà grata" mi disse piuttosto in allerta. "Madre così accendi la mia curiosità" risposi con confusione. "Tranquilla tesoro, troveremo una soluzione. Lo facciamo sempre" e mi mise apposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Li per lí non mi preoccupai più di tanto, mi fidavo di mia madre e quello che diceva corrispondeva alla verità. Da ogni situazione ne siamo uscite forti e determinate. La cosa non cambierà domani.
Continuammo a parlare finchè il sole non scese del tutto e l'acqua diventata calda. Amavo trascorrere le giornate così, con lei. Mi salutò dolcemente, più affettuosamente del solito, come se non dovessi vederla mai più, e la vidi sparire nell'acqua. Sospirai, con la fronte corrugata per quello che mi sarebbe potuto succedere domani.

Decisi di fare un salto da Persefone, sicura di poterla trova nella sua casa. Mi incamminai sempre più pensierosa, quando dopo qualche minuto la trovai in una sedia intenta ad intrecciare dei fiori sulla veranda. Ogni volta che ne toccava qualcuno, esso diventava fiorito ancora di più. "Domani dimmi che sfoggerai questa bella coroncina che ti sto facendo" mi supplicò ancora con lo sguardo basso sui fiori, dubbiosa sul quale scegliere. "Come potrei mai rifiutare una cosa simile" e sorrisi mentre mi sedevo affianco a lei. "Però in cambio sceglierò io il peplo che ti metterei domani" dissi sfidandola, sapendo che lei odiava partecipare alle cene sull'olimpo. "Non ci provare con me Afrondite" anche se vidi nel suo viso l'ombra di un sorriso. "Ti presto anche il mio profumo" dissi più supplicante che mai. "Quello alle rose rosse?" mi guardò sospettosa. Annuii più seria possibile. "Sei tremenda Afrodite" e successivamente accettò di venire, anche se notai che giró gli occhi al cielo. L'abbracciai felice di non dover passare quelle ore da sola annoiandomi. "Perchè non resti a dormire da me oggi, cossicchè domani andiamo insieme" mi domandò Persefone. "Me lo chiedi pure" risposi sorridendo. Sapendo che a Persefone farebbe bene un pò di svago, così non avrebbe pensato troppo al suo amato, Ade Dio dei Morti. Lo vedevo nei suoi occhi che le mancava tanto. Sarebbe tornata negli inferi solo tra tre mesi, per gli Dei sono poco tempo, ma per un'innamorata è un'eternità.

Le passai una violetta da intrecciare nella sua coroncina e nel mentre le raccontai le strane parole che mia madre mi aveva riferito. "Sinceramente non riesco a capire cosa potrebbe succedere domani di così importante" mi disse fissandomi negli occhi. "Forse si tratta di non poterti mettere quel tuo rossetto preferito" continuò scoppiando a ridere. Le rivolsi un'occhiata offesa "Guarda che non è divertente" e cercai di trattenere una risata. "Quel rossetto rosso è veramente speciale, me l'ha regalato Apollo" dissi sorridendo ricordando quel giorno. Apollo una mattina si era avvicinato a me, mentre stavo passeggiando con Atena e il più timidamente possibile mi aveva regalato quel rossetto dicendo che dentro vi era un'essenza di raggi di sole. Io ero diventata rossa e lo avevo accettato ben volentieri, anche se da quel giorno non mi ha più rivolto la parola. "Apollo innamorato" rise pensandoci. Loro due erano da tempo amici. "Chi non è innamorato di me?" e sorrisi angelica. "Non fare la vanitosa con me, signorina" e si alzò entrando dentro. "Ma io non lo faccio mai" mentii e la seguii, continuammo a parlare per ore e ore nel suo grande letto finchè Hypnos, Dio del Sonno, non decise che era arrivato il momento di dormire.

Tra bellezza e guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora