Capitolo 5

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Non sembra essere una coroncina molto colorata. Decisi di aggiungere qualche spiga di grano, anzi forse un filo d'erba. Ero indecisa. Poggiai la coroncina sulla terra e andai da Demetra. "Posso andare nel bosco a cercare qualche fiore per la mia coroncina?" le chiesi sapendo che quando mia madre non c'era, avrei dovuto chiedere il permesso a lei. La vidi osservare con gli occhi l'oggetto delle mie parole dietro me e poi rispondermi: "Va bene , ma non ti allontanare troppo. Sei ancora piccola per andare in giro troppo lontano" sembrò esitare. "Persefone, perchè non l'accompagni?" e si girò verso di lei.

"Madre mi piacerebbe ma sto cercando di far rinascere questa violetta, ho deciso di rimare qui finchè non ci riuscirò" e aggrottò le sopracciglia determinata osservando la violetta appassita sulle sue mani. "Cara non sforzarti troppo, i misteri arrivano quando meno te l'aspetti. Inoltre avete solo quindici anni, aspettate con pazienza i sedici e sarete ricompensate" le disse in modo pacato e tranquillo, sapendo che intorno a quell'età i misteri venivano a galla. "Vai Afrodite, ma non metterci troppo" e sospirò. 

Di colpo felice le dissi "Certo, grazie Demetra" e salutai Persefone con la mano, non credo che mi vide concentrata com'era con la violetta. 

Corsi per gli alberi sorridendo, e respirai l'aria del bosco. Ero circondata dal verde. Ero felice. Non so per quanto tempo corsi, ma decisi di iniziare a camminare per trovare il fiore perfetto per la mia coroncina. Primule, bucaneve e margherite. I miei occhi vedevano sempre i soliti fiori, non che non fossero belli, ma io cercavo qualcosa di audace. Diverso dal solito. 

Arrivai ad un precipizio, la fine del bosco. Era la prima volta che vedevo una distesa così grande di verde davanti a me. Non vi erano alberi, ma solo distese di prati. Sentii dei rumori alla mia destra. Forse era il caso che tornassi indietro. Non sarei dovuta andare così lontano.

Ma non riuscivo a reprimere la curiosità. Per niente spaventata seguii la scia di quei rumori. Camminavo in punta di piedi e silenziosamente per non farmi vedere. Quello che vidi mi lasciò senza parole. Un Dio, con addosso nient'altro che dei pantaloni neri si stava allenando. Decisi di avvicinarmi di più e di appoggiarmi ad un albero che con la sua robustezza mi avrebbe coperta del tutto. 

Non portava con se spade, solo una lancia. Da come la maneggiava sembrava leggerissima come una piuma. Ma ricordavo quando un giorno ne avevo sollevata una datami per scherzo dal Dio Poseidone. Era pesante. Dovetti reggerla con tutte e due le mani. Ma lui la reggeva con grazia, andando a fondere l'aria con maestria, come se fosse nato solo per combattere. I suoi muscoli lo seguivano in ogni mossa, forti e resistenti. Così come le sue gambe che muoveva sempre rimanendo dentro un cerchio invisibile da lui imposto probabilmente. 

Possente, lui era pura potenza.

Alto e affascinante, i suoi capelli neri si muovevano con la leggera brezza che tirava da sud e il suo viso rimaneva sempre concentrato. Non so per quanto tempo rimasi ad osservarlo, seppi soltanto che ad un certo punto dalla casa posta dietro di lui, uscì una dea. 

La riconobbi immediatamente, era Artemide, dea protettrice della caccia e delle selve. Era una delle migliori amiche di Demetra, veniva spesso a casa nostra. Era molto bella. Aveva capelli lunghissimi castano chiaro, portava un arco con sè e delle frecce. "Ares non credi sia tempo di rientrare?" chiesa ella al Dio. 

Così era Ares, Dio della guerra. Strabuzzai gli occhi, sorpresa. 

Lui si girò verso di lei "Dove vai?" le disse senza risponderle, nel frattempo ripose la lancia. "Esco a caccia, ritornerò per cena" le rispose lei per niente turbata. Lui annuì e per tutta risposta lei si incamminò nella direzione in cui era nascosta Afrodite. Spaventata si nascose più che potè verso l'albero. Le passò accanto e per fortuna sembrò non vederla. Artemide scomparve tra i boschi in maniera silenziosa, senza mai guardarsi indietro, come se conoscesse a memoria quei posti. Afrodite rivolse di nuovo l'attenzione al dio che ormai  stava rientrando nella casa, però non chiuse la porta. Mi domandai se quei due avevano una relazione e sconcertata dentro di me si insinuò una punta di gelosia.

Il sole ormai si tingeva dei colori dell'oro, Apollo di lì a poco avrebbe lasciato il posto a Nyx. Era molto tardi. Rivolgendo un'ultima occhiata alla casa, si girò e corse più che potè verso la sua. Ogni volta che rivolgeva un passo lontana da essa, Afrodite sentiva una sensazione di vuoto crescerle nel petto. Non ci mise molto a tornare a casa, ricordava tutto il percorso. Entrando vide Demetra "Afrodite non mi far preoccupare mai più così tanto" la sgridò bonariamente. "Dov'eri finita? E perchè non hai trovato quello che cercavi?" le chiese osservandole le mani. "Demetra scusami tanto, ho vagato per troppo nel bosco. Ho perso il conto delle ore" rispose lei reticente. 

Si era completamente scordata del fiore che avrebbe dovuto prendere per la sua coroncina. La visione del dio l'aveva distratta completamente. Arrossì al suo pensiero, ma Demetra scambiò il suo rossore per dispiacere. "Cara non iniziare a piangere, basta che la prossima volta tu sia più disciplinata. Mi sono preoccupata tanto" le diede un piccolo abbraccio e le accarezzò i capelli. "Ora vieni a mangiare qualcosa, è quasi ora di cena" .

"Arrivo subito, prima però vado a riprendere la mia coroncina" vide Demetra annuire e avviarsi verso la cucina. Uscii di casa e corse verso il laghetto, lì trovo la sua coroncina per terra dove l'aveva poggiata. La prese e osservò il bosco. Guardò in fondo più che potè, sperando fino all'ultimo di riuscire a vedere il Dio. Ma sapeva che era impossibile visto che era lontano molti metri da lì. 

Era stata sciocca, poteva succedere di tutto se il Dio della guerra si fosse accorto di lei. Eppure non era spaventata.

Si ripromise che non sarebbe mai più andata a spiarlo, ma sorridendo a se stessa non si credette nemmeno lei. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 18, 2022 ⏰

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