Ludovica
«Qual è il problema?» chiedo riluttante accorgendomi di quattro paia di occhi puntati addosso.
Mi trovo in classe, con le braccia appoggiate sul banco e la testa sopra di esse, con le cuffiette per ascoltare un po' di musica. Manca il professore di educazione fisica e per queste due ore ci hanno affibbiato un supplente che ci lascia liberi di fare ciò che vogliamo purché non disturbiamo. Improvvisamente, Lele ha deciso di staccarmi l'auricolare senza alcuna delicatezza, guadagnandosi un mio sguardo infastidito.
«Allora sei capace a parlare» mi deride.
Ha tentato di comunicare con me in queste ore, ma riceveva come risposta solo dei grugniti. Volevo solo che mi lasciasse in pace. Le prime ore sono già pesanti, però se hai passato quasi tutta la notte in bianco sono molto peggio. Ieri sera non stavo molto bene, è arrivato il maledetto ciclo mestruale, così non ho dormito molto a causa del mal di pancia. Ho provato di tutto, acqua calda, antidolorifici, ma niente, non riuscivo a trovare il verso. Ogni posizione che cambiavo risultava scomoda. Per questo motivo, oggi sono un po' sottotono.
«Ah Ah come sei divertente» rispondo e lui mi fissa accigliato.
«Siamo proprio acidi, questa mattina.»
Tra me e Lele non ci sono più stati momenti imbarazzanti come al primo giorno. Qualche volta lo becco a guardarmi e sento delle strane sensazioni attorcigliarmi lo stomaco, ma lui butta lì qualche battuta che mi fa desistere dal pensare ad altro. Così un potenziale problema si è risolto subito.
«Okay, voi due piantatela» ci sgrida Clara.Come due bambini ci rivolgiamo un'ultima occhiata.
«Stavamo parlando di cosa fare domani sera, sono due settimane che non facciamo altro che stare chiusi in casa a studiare, così ho pensato...» inizia Dalila.
«Io mi preoccupo, quando ti metti a pensare» scherzo, interrompendola.
Dalila pensa soprattutto cose insolite, immagina cose strane, si fa mille paranoie in testa che non hanno alcun fondamento. Ha molta fantasia, vediamola così.«Stavo dicendo che potremmo andare in qualche locale a divertirci» prosegue.
«Sì, andiamo a bere» risponde Clara altrettanto felice.
Non sono grandi bevitrici, ma qualche cocktail lo prendono quando usciamo, a differenza di me. Qualche volta assaggio i loro drink per curiosità, ma nulla di più di qualche sorso.
«Perché non andiamo alla festa che daranno al Molo? Molti ragazzi della scuola saranno lì» si intromette Lele.
Io e Clara scambiamo uno sguardo con Dalila per calcare la frase "molti ragazzi della scuola". A Dalila piace, in particolare, un nostro compagno di classe, Marco Fazio. Biondo, occhi marroni, alto circa un metro e settantacinque, snello; è un tipo socievole parla con tutti, molto simpatico. Dalila non è il tipo di ragazza che va in giro a buttarsi tra le braccia di un ragazzo qualsiasi, diciamo che li guarda da lontano, compreso Marco. Qualche volta si scambiano qualche parola e lei va subito in agitazione. Ha paura di dire la cosa sbagliata e così non riesce a gestire bene le conversazioni con i tizi che le piacciono.
«Già, ci saranno alcol, musica e delle ragazze da paura... Allora, che ne dite?» chiede Leo, impaziente.
Leo impaziente? Che strano.
Avrà puntato qualche tipa che di certo si troverà a quella festa.
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Il rischio di saper osare
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