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"Mi faccia capire" disse dopo un attimo di stallo " secondo lei Io, uno dei migliori scacchisti al mondo, dopo aver giocato contro dei grandi maestri, battendoli, nascondo una grande insicurezza? Non pensa sia contraddittorio?"
Si era portato le dita al mento, assumendo un' aria interrogativa

"Perché dovrebbe esserlo? Anche se ha raggiunto dei buoni obiettivi non è detto che si senta bene con sé stesso."
A quell'affermazione abbassò lo sguardo e quasi sussurrando si fece sfuggire un
"certo che sto bene con me stesso."

Si vedeva che non pensasse realmente ciò che avesse detto e quando pronunciò quella frase sembrò vulnerabile, ricordandomi il nostro primo incontro.
Forse avevo esagerato, mi ero fatta sopraffare dalle emozioni dimenticandomi che fosse solo lavoro.

"Meglio che vada" dissi "ho abbastanza materiale per scriverle un articolo completo"
"No rimanga pure" sembrava agitato "lei è forse una delle poche persone che intervista in maniera sincera"
"Sincera?"
"Le interessa davvero ciò che ho da dire" rispose.

Ragionai un momento, non ero sicura di voler rimanere, ma volevo davvero andarmene?

Decisi che sarei rimasta, ma solo nel caso in cui si fosse ricordato di me, se non lo avesse fatto, mi sarei sentita meglio ad andarmene.

" Va bene" inspirai, nervosa e tesa "resto."

Il ragazzo annuì per poi offrirmi un the caldo.
Non aveva alcolici in casa.

Ci volle un po', un po' per timore di scoprire che davvero si fosse dimenticato di me, un po' per non spezzare la sensazione di leggerezza che provassi in sua compagnia.
Temevo non si ricordasse di me, temevo non mi avesse dato l'importanza che io invece diedi a lui, al nostro incontro, agli anni che lo seguirono.

Ma presi coraggio ed iniziai a parlare.

"Probabilmente le sembrerò ridicola, ma devo chiederglielo"
"Cosa?" esclamò riponendo lo zucchero sulla mensola
"davvero non si ricorda di me?"

Lasciò la domanda sospesa per interminabili secondi, per poi girarsi con un'espressione sorpresa in viso
"Allora sei davvero tu?" Domandò sconvolto.

Quindi sapeva chi fossi? Si era ricordato di me? Perché non mi aveva detto nulla?
Non feci in tempo a domandarglielo che continuò il discorso
"certo che mi ricordo di te, ero convinto che non ti ricordassi di me così non ho detto nulla per non sembrare ridicolo"
"Strano, io ero convinta della stessa cosa" risposi, ed il suo sguardo cambiò, non era più così serio e distaccato, aveva assunto un'aria meno cupa, quasi rilassata.

"No, non mi sono dimenticato di te, anzi, ti ho pensata spesso in questi anni."
quelle parole mi provocarono una morsa alla stomaco.

Avevo paura di dirgli che per me fosse lo stesso, specialmente dopo ciò che avessi visto solo poco tempo prima, così mi limitai a sorridergli, ma Benny non era uno che si accontentasse.

" Tu hai pensato a me?" nel pronunciare la frase si era avvicinato a me.
Avevo il suo sguardo puntato addosso, che non mi permetteva di proferire parola così annuii e basta.

Quel momento sembrò durare anni, sembrava che il tempo si fosse fermato, c'eravamo io e lui, il resto non esisteva.

Ma per quanto sembrasse che il resto non ci fosse la verità era che c'era eccome.

"Benny io vad.." mi girai di scatto verso la ragazza che mi accolse poco prima e al contempo mi allontanai da lui.
Lei ci guardò per un attimo ed io feci lo stesso.

Era bella, vestita con dei jeans aderenti a zampa d'elefante ed un dolcevita verde scuro, invidiavo come tutto di lei fosse al proprio posto, quasi fosse scritto nel destino, era perfetta.
Prima di andarsene mi strinse la mano e abbracciò Benny, poi uscì.

Rimanemmo in silenzio per un po', non sapevo cosa dire, ogni volta che pensavo di pronunciare anche una sola parola mi sembrava fosse sbagliata, mi sentivo inadeguata e a disagio, volevo solo andarmene.
Ma quando provai a dire che fosse giunta l'ora di andare anche per me, lui mi interruppe
"Si chiama Ruth"
perché mi parlava di lei?
"È molto bella" dissi evitando il suo sguardo
"E' una modella" mi informò lui.

Risposi che me lo aspettassi per poi aggiungere "quindi, ora che non ti sto più intervistando puoi essere sincero, state insieme? Giuro che questa cosa rimarrà tra me e te"
Scosse la testa
"no, non stiamo insieme, non seriamente per lo meno" corrugai le sopracciglia per chiedergli cosa intendesse
"Stiamo insieme ogni tanto, ma non siamo fidanzati o cose così" alzò le spalle "è una cosa che sta bene ad entrambi"
annuii confermando di aver capito.

Consolata dal silenzio, seppure imbarazzante, guardai la porta per un po'
"deve essere bello fare la modella.." dissi per colmare la stanza.
"Perché? fare la giornalista non lo è?" Chiese.
Mi faceva piacere si interessasse al mio mestiere.
"Si lo è. Non fraintendere io amo il mio lavoro, ma non è ciò che fa per me"
Mi invitò a sedermi sul divano, il the era ormai pronto, e lui questa volta si sedette vicino a me.

"Cosa intendi?"
riprese il discorso di prima.
Feci un lungo sospiro cercando di calibrare al meglio le mie parole, avrei voluto descrivere alla perfezione ciò che davvero desiderassi.
"Io voglio scrivere Benny, voglio scrivere qualcosa di mio, un racconto"
Il ragazzo in tutta risposta mi guardò incuriosito
"E perché non lo fai?"
"Non è così semplice, non so nemmeno se sono brava"

Quando finii la frase Benny si alzò
"Aspettami qui" e andò in camera sua, per poi raggiungermi con in mano una cartellina marrone.
Lo guardai stranita.
"Aprila"
Obbedii e prima ancora di mettere a fuoco riconobbi ciò che nascondesse.
Dal primo foglio che scorsi capii di cosa si trattasse.

Aveva tenuto tutti i miei articoli, dal primo all'ultimo.
Mi mise una mano sulla spalla e annuendo con complicità mi rassicurò:
"Sei la migliore di tutte"

Mi girai e lo guardai negli occhi, era bello e lo sapeva, quella fu la prima volta che sentii la voglia di baciarlo.

Ma non lo feci, non lo feci perché non lo conoscevo per niente, di lui sapevo poco, quasi nulla.

He's Benny Watts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora