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Quando arrivammo a casa mia era ormai tarda notte, così con qualche titubanza, gli chiesi se volesse fermarsi da me a dormire per poi tornare a casa l'indomani.
Lui accettò senza un minimo di esitazione.

Il mio appartamento era piccolo e pieno zeppo di roba, più che altro libri.
Era modesto non aveva nulla di speciale.
"Accomodati pure" dissi accendendo la luce "benvenuto nella mia umile dimora" lui entrò e si limitò a guardarsi in giro e ad annuire
" E' proprio da te..mi piace"
"È proprio da me?" Risposi divertita "Che intendi?"
"Che è piccolo, modesto, e pieno di parole. Un po' come sei tu"

Gli sorrisi e mi avviai in camera mia, presi il necessario e tornai da lui preparandogli delle coperte sul divano.

"Vai già a dormire?" chiese
"Già?" Chiesi ironica "sono le tre di notte e domani devo lavorare"
"Stai a casa domani, no?"
"Non posso assentarmi così senza preavviso"
Era seduto sul divano, aveva le mani dietro la testa e mi guardava.
"Ti sei già stufata di me?"
mi piaceva la sua sicurezza e intraprendenza, ma a volte sembrava forzata, quasi come se non fosse mai totalmente se stesso.
Scossi la testa e mi misi a ridere "Buonanotte Benny"
sbuffò teatralmente
"Buonanotte"

La mattina dopo era una mattinata fredda ma soleggiata, nei primi istanti in cui aprii gli occhi non mi ricordai subito di Benny e ci volle un po' per realizzare tutto l'accaduto del giorno prima.
Mi alzai cercando di nascondere la felicità che provassi e andai in salotto sperando di trovarlo già sveglio, ma appena arrivai il divano era vuoto, c'era solo un bigliettino:

"Sono dovuto tornare da Ruth, ho paura che mi distrugga casa. Prima di andare ho dato un'occhiata alla tua libreria, hai dei bei gusti ma ti manca un libro fondamentale.
Ps. Sei davvero bella quando dormi"

Il fatto che fosse tornato da Ruth mi diede fastidio, ma ero consapevole del fatto che io e lui non fossimo niente.
Non sono mai stata una persona gelosa e mi sforzai di non esserlo anche in quell' occasione. Mi preparai velocemente e andai a lavoro, la solita routine era cominciata di nuovo: metropolitana, lavoro, casa.

***
La giornata lavorativa si svolse velocemente, scrissi molto e mi fermai poco, nonostante l'accadimento della mattina mi sentivo lucida e per niente agitata.

Proprio quando stavo per iniziare a rivedere gli appunti dell'intervista di Benny, qualcuno bussò alla porta del mio ufficio provocandomi un leggero fastidio, non avevo voglia di vedere nessuno quando lavoravo.
"Avanti" dissi sbuffando.

Si era presentato al mio posto di lavoro vestito in pelle con un cappello da cowboy..

"Benny...che ci fai qui?" il suo essere lì mi faceva agitare, avevo sempre voluto separare la vita privata dal lavoro.
"Ciao anche a te"
"Ciao" risposi secca " che ci fai qui?"
"Volevo passare a trovarti, è vietato per caso?"disse in modo sarcastico
"No non è vietato, sono solo sorpresa"
"Beh era quello lo scopo" si sedette sulla sedia posizionata di fronte alla scrivania, si mise le mani in tasca e mi chiese a che ora andassi in pausa pranzo "posso farla anche ora" 
"Bene" rispose "Ti porto in un posto"

***

"Qui è dove ho realmente imparato a giocare a scacchi"
Mi aveva portato in una via interamente riempita da tavolini con scacchiere e pezzi, c'erano pochi ragazzi , pochi bambini e molti, molti anziani.
"Mi ci aveva portato mio padre e appena vidi le scacchiere un brivido mi percorse il corpo, vedevo tutte quelle persone fare le proprie mosse senza dubitare un secondo, nessuna paura, nessun esitazione. Da quel momento capii che avrei dedicato la mia vita a quello. Avrei aspirato alla vittoria e alla totale sicurezza di me stesso"
Mi prese per mano e insieme passammo in mezzo ai tavolini.
Alcune persone lo riconoscevano, altre invece erano troppo concentrate sul gioco per potersi distrarre, ci fu un uomo che avrà avuto una settantina d'anni che appena lo vide gli fece cenno con la mano di avvicinarsi, Benny non esitò nemmeno per un secondo e si diresse subito verso di lui.
"Che mi venga un colpo, lei è Benny Watts" disse quando ci ebbe di fronte
"In persona" rispose lui
"Mi farebbe l'onore..?"disse indicando con la mano la sedia vuota che aveva davanti, invitandolo implicitamente a fare una partita con lui.
"Molto volentieri" e si sedette.

Rimasi in piedi ad osservare la partita, Benny lasciò il bianco al vecchio che iniziò con un pedone in e4, lui contraccambiò con pedone in e5, cavallo bianco in f3, il nero in c6 ed infine alfiere bianco in b5, dopo aver mosso i pezzi entrambi mi guardarono, quasi come a domandarmi se conoscessi quell'apertura.

Amavo quando la gente mi metteva alla prova, perché nel bene o nel male riuscivo sempre a cavarmela.

"E' la Ruy Lopez" dissi, entrambi mi guardarono quasi stupiti e poi tornarono alla partita.

Benny vinse quasi subito e sia io, sia il rispettabile avversario sapevamo già dall'inizio che sarebbe finita così.
"E' stato un onore perdere contro di lei" disse l'uomo
"La ringrazio ma sappiamo entrambi che in realtà mi ha lasciato vincere"  sorrisi, addolcita da quel semplice gesto.
I due avversari si strinsero la mano, Benny si alzò, salutò il signore e continuammo per la nostra strada.

"Scusa se stamattina sono andato via senza salutare" disse ad un certo punto.
Stavamo ancora camminando, guardai in basso in modo spontaneo "tranquillo non me la sono presa"
"E' che con Ruth è complicato" quella frase non era un buon punto di partenza, sperai che il discorso si interrompesse lì, ma andò diversamente "siamo amici da tanto, lei mi è sempre stata vicina"
"Strano..." dissi "non sembravate solo amici ieri"
Sbatté le palpebre, guardando in basso, poi posò il suo sguardo su di me
"Te lo assicuro, tra me e lei non c'è nulla. So che può sembrare strano ma ho sperato per molto tempo di rivederti. Non voglio che pensi ci sia qualcosa tra me e Ruth"
"Non mi devi nessuna spiegazione davvero" risposi
"Non sei gelosa?"
Scossi la testa "No.."
"Ne sei sicura?" disse fermandosi.
Aveva un tono di sfida.
Mi fermai anche io e mi misi di fronte a lui guardandolo negli occhi.
"Non sono gelosa."
Mi scrutò il viso in silenzio e si avvicinò per baciarmi
"A proposito" dissi interrompendo il momento facendogli alzare gli occhi al cielo " di che libro parlavi stamattina?" 
Fece un sorriso divertito
"Perché non vuoi baciarmi?"

In realtà avrei voluto davvero farlo, ma mi faceva sentire vulnerabile, e volevo fargli capire che non tutto si potesse risolvere così.

"Mi dici di che libro parlavi?"
Mi guardò intensamente negli occhi, le gambe mi tremavano e avevo lo stomaco sottosopra.

- Non mostrarti debole - pensai, sostenni il suo sguardo sicura ma era tutta una farsa, se si fosse avvicinato ancora un pò mi sarei sciolta.
"Mi dici che hai?" chiese dolce "E' per Ruth?"
"No, no non è per Ruth" forse era anche per lei ma non solo "è che sta succedendo tutto molto in fretta. Ci siamo rivisti solo ieri, io non so nulla di te e tu non sai nulla di me. Non ti sembra di star correndo?"
Non rispose, si limitò a darmi un bacio sulla guancia e avvisarsi davanti a me.
"Torniamo indietro"

Mi sentivo stupida, ciò che lui aveva fatto era davvero importante, mi aveva mostrato una piccola parte del suo mondo ed io non lo apprezzai abbastanza.

***
Aveva parcheggiato la macchina davanti all'edificio in cui lavoravo, quando arrivammo si appoggiò un attimo alla portiera, aveva le braccia incrociate e mi guardava.
Restammo in silenzio per un po' e infine mi decisi a parlare
"Ho sbagliato a dirti quelle cose. Non avrei dovuto parlartene"
"Che intendi?"
"Che mi faccio prendere dall'ansia e rovino i momenti belli. Sono un casino" feci una pausa "non sono sicura che tu possa capirlo e tanto meno accettarlo."
Scosse la testa sorridendo.

"Perché ridi?"
"Perché a me non frega niente di tutto questo. Vedi una difficoltà dove non c'è nulla di difficile" mi prese per i fianchi e mi trascinò verso di lui "io ti piaccio?" disse ed io annuì
"Ci piacciamo a vicenda quindi"
"Suppongo di si" risposi
"Bene. A me non interessa se ci siamo rivisti solo da poco, non mi interessa se siamo stati anni senza sapere nulla l'uno dell'altro. Non mi interessa perché c'è tempo. Se non vuoi correre non correremo, va bene? Per ora puoi pensare solo a questo?"
"Ci proverò"
"Ora posso baciarti o troverai un'altra scusa?"
"Beh pot-" mi baciò subito senza farmi finire la frase, le sue braccia circondarono i miei fianchi, mi strinse a sé in modo forte e deciso così com'era lui.

Il discorso che mi aveva fatto era giusto, razionalmente sapevo lo fosse, eppure avevo la sensazione che avrei dovuto aspettare, che non fosse il momento di rischiare.

He's Benny Watts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora