Capitolo uno

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Stanotte non ho chiuso occhio: ero troppo occupata a preoccuparmi dell'aereo, della nuova scuola, della nuova città. Così, invece di cercare di dormire, ho passato la notte a pianificare il viaggio. Sono giorni che non penso ad altro, e anche se mio padre continua a rassicurarmi non riesco a pensare positivo.

"Olivia! Scendi, il nostro volo parte tra un'ora!" chiama mio padre dal piano di sotto. Non ci posso credere, mi sono addormentata. Scendo dal letto il più velocemente possibile e mi infilo sotto la doccia. Mi vesto velocemente e saluto la mia stanza, che forse non rivedrò mai più.
"Olivia!" grida di nuovo mio padre.
"Sto scendendo!" rispondo. Davanti alla porta di ingresso trovo le valigie già pronte, e mio padre è in piedi lì accanto, impaziente. Lui sembra così felice, io invece mi sento come se stessi lasciando indietro una parte di me.

Il taxi è già nel vialetto e l'autista è così gentile da aiutarci a portare le valigie nel bagagliaio. Il cielo è cupo e ha iniziato a piovere. È incredibile come il tempo rispecchi le mie emozioni: è da tanto che non vedevo mio padre così felice e sono contenta che Amber sia riuscita a riportare un po' di gioia nei suoi occhi, che erano così cupi da tanto tempo. Io, però, mi sento come se stessi per lasciare indietro tutti i miei ricordi e la mia vecchia vita per iniziarne una nuova, lontana da qui.

Il giorno in cui Amber ha proposto a mio padre di trasferirsi a Los Angeles lui era al settimo cielo. Ero contenta per lui, ma istintivamente ho pensato a mia madre e sono andata a visitare la sua tomba per parlare con lei, una cosa che faccio da quando è morta. Le ho parlato di papà, di Amber, e delle mie paure e sapevo che lei mi stava ascoltando. Poi ho sentito un fruscio di vento stravolgermi i capelli, e in quel momento ho capito che mia madre voleva che io non sprecassi questa opportunità per me stessa, per mio padre, e per il mio futuro. E così ho iniziato ad abituarmi all'idea che sarei andata a vivere a Los Angeles.

Quando il taxi parte vedo la mia casa che si allontana sempre di più, e improvvisamente vengo assalita da un vortice di ricordi e di emozioni. So che sto facendo la cosa giusta per me stessa e per mio padre, ma non riesco a non provare un misto di paura e nostalgia per tutto quello che sto lasciando.
Mio padre percepisce il mio disagio e cerca di rassicurarmi.
"Vedrai che ti troverai bene, Amber mi ha detto che Hunter è un bravo ragazzo e ha molti amici. Sicuramente riuscirai a integrarti."
Riesco solo ad annuire, ma non sono molto convinta. Da quando Amber e mio padre stanno insieme, Hunter non ha mai accompagnato sua madre nei suoi viaggi a Grape Creek, e lei ha sempre trovato delle scuse per giustificarlo. Non che possa dargli torto, chi vorrebbe conoscere una ragazza insignificante come me, con dei semplici capelli castani e tristi occhi scuri, quando a Los Angeles le strade sono piene di bellissime ragazze bionde con dei penetranti occhi azzurri? Sospiro e guardo dal finestrino la mia città, forse per l'ultima volta.

L'aeroporto di San Angelo è enorme, e impieghiamo dieci minuti per trovare il nostro imbarco. Mio padre sembra sempre più felice e sono sicura che non veda l'ora di rivedere Amber, mentre io sento le farfalle nello stomaco per la paura. Continuo a rimuginare su quello che mio padre mi ha detto sul taxi e non sono ancora convinta che riuscirò a farmi degli amici. L'altoparlante si attiva, distogliendomi dai miei pensieri.

I passeggeri del volo 5387 diretto a Los Angeles sono pregati di dirigersi verso il luogo di imbarco. La partenza è prevista per le ore 9:30.

Sento un tuffo al cuore: questo è l'inizio della mia nuova vita.

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