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Mi stringo nella mia felpa nera, calcando il cappuccio sulla mia testa per ripararmi dal fastidioso freddo autunnale. Forse non è stata una buona idea giocare a fare il detective da solo, di notte e, per giunta, in un bosco che non ha affatto un aspetto rassicurante.

La scomparsa di Gemma ha incrinato ancora di più l'equilibrio precario della nostra piccola famiglia che aveva iniziato a creparsi tre anni fa, quando un tumore allo stomaco ha deciso di colpire nostro padre. Da quel giorno niente è stato più lo stesso: io e Gemma abbiamo dovuto trovare dei lavoretti che ci avrebbero garantito uno stipendio (anche se minimo) da portare a casa e mamma ha dovuto raddoppiare i turni all'ospedale per pagare le cure mediche di Des che, nonostante queste, di giorno in giorno andava peggiorando. Durante tutto il periodo della sua malattia, nessuno di noi si era permesso di mostrarsi debole e fragile. Abbiamo stretto i denti facendoci forza a vicenda e abbiamo cercato di andare avanti, rimandando la data della sua morte il più tardi possibile. Però, ignorare con consapevolezza quel piccolo dettaglio non lo ha fatto vivere più a lungo: il giorno del suo funerale arrivò fin troppo presto e un dolore sordo investì tutti noi. Abituarsi alla sua assenza è stato piuttosto difficile e lo è tuttora a differenza di due anni. Io, mia madre e mia sorella abbiamo dovuto leccarci le ferite a vicenda per lungo tempo, cercando di assemblare insieme tutti i cocci rotti che sono stati l'eredità di mio padre. Non saremmo in grado di sopportare un'altra perdita ed è per questo che mi sto impegnando per trovare mia sorella. Avrei dovuto prima accorgermi di quanto a volte sembrasse distante e costantemente con la testa tra le nuvole, ma probabilmente gli avevo dato poco peso, credendo che avesse litigato con Noah, il suo ragazzo. Le uniche cose insolite che sono riuscito a scovare prima che sparisse nel nulla sono le sue scappatelle notturne nel bosco vicino casa nostra. Inizialmente non avevo dato nemmeno peso a quelle, dato che Gemma è stata sempre un'amante della natura, ma i miei sospetti si sono rivelati fondati quando non è più tornata da una sua solita passeggiata.
Oggi, dopo avere terminato il mio turno al forno dove lavoro, mi dirigo direttamente verso la distesa di alberi dare inizio alle mie ricerche. Dopo aver controllato minuziosamente le zone più esterne senza risultati, decido di inoltrarmi più a fondo tra la fitta vegetazione, facendomi luce con la torcia del telefono. Non è ancora notte, ma il buio ha già avvolto nel suo manto scuro ogni cosa circostante, lasciando solo oltrepassare alcuni deboli fasci di luce lunare tra le fitte chiome dei pini e degli abeti. Sono consapevole che ricercare una persona scomparsa dovrebbe essere un compito dello sceriffo, ma è anche mio dovere in quanto suo fratello, no? Ho sempre tenuto al sicuro mia sorella come se fossi io il maggiore tra i due e non sarà uno stupido agente di polizia ad impedirmi di farlo ancora. Io e Gemma abbiamo sempre avuto un legame speciale, ci siamo sempre guardati le spalle a vicenda e l'affetto che proviamo l'uno per l'altra è inimmaginabile.
Con questi pensieri in testa, continuo a marciare imperterrito tra gli alberi fin quando non arrivo ad una zona del tutto nuova ai miei occhi. A tre metri dai miei piedi si stanziano due enormi pietre grezze ed oltre loro la vegetazione si dissipa per poi farsi sempre più scura e fitta un po' più avanti, non facendo quasi passare nemmeno i più sottili raggi lunari. Abbastanza inquietante, direi. Alla vista, deglutisco e avverto all'istante un groppo di ansia e leggero timore formarsi nel mio stomaco. Prima di ripensarci e tornare indietro sotto il mio piumone caldo, sospiro pesantemente, cercando di allentare la mia tensione, e soffio sulle mie mani anellate per riscaldarle.
<<Andiamo, Harry! Sei arrivato qui per uno scopo: trovare Gemma. Non fare il fifone e comportati da vero uomo>>, ripeto a me stesso per infondermi un po' di coraggio. <<Cazzo, ho solo diciannove anni, non so nemmeno cosa sia un vero uomo!>>, piagnucolo passandomi disperatamente una mano tra i miei ricci color cioccolato. <<Dovrei farmelo spiegare da Zayn. Lui sì che sa cosa significa essere virile e impavido>>, mormoro continuando a scrutare dubbioso i massi imponenti. <<Doveva proprio sparire in un fottuto bosco?! Perché non in un' isola alle Hawaii o alle Bahamas? Dio, non poteva semplicemente stare a casa a guardare Teen Wolf e continuare sbavare su Dylan O'Brien senza sparire dalla circolazione? >>. Forse dovrei calmarmi e ritornare sui miei passi. Sono riuscito a trattenere il dolore e la disperazione in un angolo remoto della mia mente per lunghi giorni per fare forza sia a me che a mia madre e non voglio che i miei sentimenti negativi sfocino proprio in questo momento. <<Argh, 'fanculo! >>, urlo rabbiosamente calciando il vuoto.

Ready to run|| L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora