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"No, no, ferma, non così," le disse Harry, posando le proprie grandi mani su quelle della ragazza, fermandola. "Devi prolungare questo lato e quest'altro, perché dice dalla parte di A, capisci?" chiese poi, ottenendo un cenno di assenso, probabilmente falso. Il risultato finale erano due triangoli congruenti con il vertice in comune e due punti collegati tra loro.

"Ma è impossibile!" sbottò lei, lanciando la matita contro il muro e osservandola mentre rimbalzava contro di lei e poi, ancora, a terra. Era snervante, odiava la matematica.

Harry ridacchiò, impugnando la penna con la mano elegante e cominciò a scrivere la soluzione del problema, che effettivamente sembrava così facile se fatta da lui. "Non è vero."

Anaïs sbuffò, roteando gli occhi e borbottando qualcosa che Harry non capì ma che lo fece comunque ridere. "Hai già un'idea su un futuro college?" le domandò, abbandonandosi all'indietro sulla sedia.
"No, ma pensavo di studiare lettere," rispose, osservando il muro bianco davanti a sé. Poi si alzò di scatto, mentre Harry la seguiva con lo sguardo, confuso, ma sorrise quando la vide tornare con una scatola di pastelli e pennarelli stretta tra le braccia.
Le si avvicinò, aiutandola a posarli per terra accanto ad una parete totalmente a loro disposizione. "Cosa facciamo?" le domandò, iniziando a pensare ad un ipotetico disegno.
Anaïs gli sorrise, portandolo dolcemente con la schiena contro il muro, prendendo un pennarello blu e tracciando il contorno del suo corpo, salendo su uno sgabello per poter fare la parte superiore al suo petto, dato che non ci arrivava. Harry fece la stessa cosa, ma con un pennarello viola.
Quel muro era già un po' più pieno, quelle sagome erano tranquille, tanto da far rasserenare anche lei.
Poi prese un pennarello verde, disegnando piccoli alieni e scrivendo the truth is out there più o meno ovunque, facendo ridacchiare Harry. "Aiutami, non posso farcela da sola," lo rimproverò, con tono giocoso, mentre lui, cercando ancora qualcosa da disegnare, scrutava i colori posti nella scatola.
Prese il nero e l'azzurro, iniziando a disegnare, concentrato, sfumando qualche volta e impedendo il più possibile che Anaïs vedesse qualcosa. Dopo un'ora circa aveva finito, e sul viso della bionda nacque un'espressione di stupore e meraviglia mentre osservava il disegno della Sposa Cadavere e di suo marito, probabilmente il suo film preferito diretto da Tim Burton.
"Tu- ma come- oh cielo, che meraviglia," disse, buttandosi tra le braccia di Harry, che non perse l'occasione di farle qualche scarabocchio con il pennarello nero sul viso, disegnando una specie di fiore deforme.
"Eddai, sto cercando di concentrarmi, stai ferma," le impose, incatenandola sotto di sé sul letto, continuando la sua opera che le causava un lieve solletico.
"Smettila tu!" lo rimproverò, ridendo e sentendo la punta del pennarello scorrerle sul naso.
Decise quindi di vendicarsi, impugnare un pennarello rosso ed iniziare a dimenarsi per scappare dalla sua presa.
Dopo aver colpito il suo fianco con la gamba, facendolo rotolare supino, si sedette a cavalcioni sulla sua pancia, piegandosi sul suo busto e scarabocchiando sul suo viso, tracciando le fossette che si formavano quando sorrideva, infilandoci il dito dentro perché le adorava, lo facevano assomigliare ad un bambino cresciuto troppo e troppo in fretta.
Le prese una mano, baciandole gentilmente le nocche. "Harry, ma tu di dove sei?" gli domandò, arricciando una ciocca dei suoi capelli sulle dita corte.
Harry deglutì rumorosamente, sembrando improvvisamente a disagio. "Londra," disse poi, il tono di voce era basso, ma Anaïs lo sentì lo stesso. E le fece comunque male.
Sapeva non fosse francese, ma non pensava venisse addirittura dall'Inghilterra. Ciò che aveva detto significava che sarebbe tornato indietro, prima o poi.
E lei, per qualche motivo, non voleva.
"Oh," sussurrò, abbassando lo sguardo quando lui si stava mettendo a sedere, facendola scivolare sulle sue cosce.
Le accarezzò i capelli lunghi, "Ma non rattristarti, ci sono tantissimi luoghi belli nel mondo, ed io sono intenzionato a vederne la maggior parte." Le prese una mano, accarezzandola. "Anche a me dispiscerebbe lasciarti qui, ma ora ci sono, non è questo quello che conta? E magari quei luoghi li vedremo insieme."
Anaïs sorrise davvero, mentre Harry passava una mano tra i suoi capelli, districando i nodi gentilmente - per quanto gli era possibile.
"In ogni caso sono qui," le posò una mano sul cuore, sentendo i lievi e veloci battiti cardiaci, "con te."

Due.
Sarà il mio voto in tedesco.
Magari non due dai, sono quasi sufficiente e non voglio abbandonare tutto adesso.
A proposito, scusate il ritardo, ma non riesco ad aggiornare in modo regolare, cause: studio, genitori, studio, studio, studio, genitori, studio, genitori, genitori, studio.
In ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate, e ringrazio tutti i commenti e i voti, siete meravigliosi.
Autospam: leggete le mie altre storie (inclusa rigor mortis, pubblicata adesso, che a me piace tanto e sì sono un pozzo (ciao pozzatino del mio cuore) di idee)
Un besito♡

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