Capitolo 5

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«Vieni con me» sussurra piano al mio orecchio, provocando in me dei brividi. «Dove mi porti?» domando curioso.
«È una sorpresa» mi dice, prendendomi la mano e facendomi strada. Mi fido di lui.
Ci ritroviamo davanti ad un edificio spoglio e sporco.
«Seguimi» mi dice, e così faccio. Corriamo da un muro all’altro per non essere scoperti dai poliziotti di guardia e saliamo delle scale.
Mentre Harry sale gradino per gradino davanti ai miei occhi, mi accorgo del suo fondoschiena e «Niente male» mi lascio scappare, arrossendo.
Lui si gira a guardarmi, sorride e mi prende la mano, portandomi di fianco a lui, mentre continuiamo a salire.
Finalmente ci ritroviamo in cima, io con l’affanno e Harry che sembra non aver nessun problema a respirare dopo tutte quelle scale. Deve averlo già fatto prima, mi trovo a pensare. Magari con un altro ragazzo. Solo il pensiero mi fa arrabbiare, ma cerco di mascherarlo, mentre Harry cerca di scassinare l’unica porta nei paraggi dopo le scale, con strabiliante successo. Siamo su una terrazza, e la vista è mozzafiato.
«Ti piace? Si vede tutta la città da qui» mi dice, guardando il panorama davanti ai nostri occhi, poi si gira a guardami, mentre con i gomiti si poggia al muretto davanti a noi.
«La vista è bellissima» dico continuando a scrutare l’orizzonte pieno di luci e grattacieli. La sua mano scivola sulla mia.Brividi.
«Mai quanto te» sussurra dolcemente, mentre il mio cuore accelera e le farfalle nello stomaco diventano uragani.
Si avvicina a me, poggiando il palmo della sua mano sulla mia guancia e lentamente accosta le sue labbra alle mie, le succhia e le lecca.
La sua lingua preme sulle mie labbra e io la lascio entrare nella mia bocca, iniziamo una danza di lingue, Ha un sapore così buono, penso, un misto di tabacco e menta. Lentamente si stacca dalle mie labbra e «Anch’io» dice guardandomi negli occhi, e non c’è bisogno che mi dia una spiegazione, so cosa intende.
Mi ama anche lui.
Dopo un’oretta passata a baciarci, a guardare il cielo, lo skyline di Manchester e abbracciarci, si caccia dalla tasca una bustina trasparente contenente quella che credo sia erba e poi inizia a rollare. Se ne accende una e mi porge l’altra. Non ho mai provato una canna, ma mi fido di lui.
Passa la mezzanotte e noi siamo ancora lì, facendoci delle canne, l’uno accanto all’altro.
«Non posso non farlo, è una situazione perfetta» afferma, anche se francamente non capisco di cosa parli. Caccia il telefono dalla tasca e riproduce Heroes di David Bowie. «Dio, amo questa canzone!» esclamo estasiato.
Harry, ci mancavano solo gli stessi gusti musicali per farmi innamorare ancor più di te di quanto non lo sia già.
E così mentre la canzone continua a suonare a ripetizione, da almeno mezz’ora, noi ci distendiamo sul pavimento freddo, l’uno accanto all’altro, strafatti e intenti a guardare le stelle e trovare forme strane alle nuvole in cielo.
«Quella mi sembra Voldemort» affermo indicando una nuvola. «Voldemort? Sul serio? A me sembra un coniglio»risponde, provocando in entrambi una risata che non riusciamo a fermare, causa erba.
E continuiamo a ridacchiare di tanto in tanto su quel tetto come due coglioni, con David Bowie di sottofondo da talmente tanto tempo che le nostre orecchie ormai si sono abituate a quel suono, sentendolo parte integrante del momento che stiamo vivendo.
Tra occhi che si incontrano di tanto in tanto, azzurro nel verde, verde nell’azzurro, mani che si sfiorano, cuori che battono.
Rimarrei così tutta la vita, amore mio.
Torniamo a casa quasi a malincuore, ma grati per aver passato un po’ di tempo da soli per conoscerci a fondo.
Matt e la mamma devono essersi accorti che io ed Harry passiamo molto tempo insieme, perché appena rientriamo ci ritroviamo catapultati in un interrogatorio da parte loro, con tanto di lampada puntata in faccia.
«Che c’è tra voi due?» Matt rompe il ghiaccio con questa domanda, facendo calare il silenzio e con sé l’imbarazzo nella stanza.
«Siamo amici» Harry risponde freddo, e io abbasso lo sguardo deluso.
Ma perché poi? Insomma, non poteva mica sbattergli in faccia che stiamo insieme, ha ragione, ma non riesco a non restarci almeno un po’ male.
«Ciò significa che lui sa di noi?» domanda Matt, ma di cosa sta parlando? Harry annuisce, sono confuso.
Parlano forse del loro..lavoro? Oh..me ne ero quasi dimenticato.
«Oh beh Louis, a quanto pare il giorno in cui avrei dovuto parlarti del mio mestiere è arrivato» annuncia strofinandosi i palmi delle mani.
«Cosa vuoi sapere?» mi domanda, guardandomi negli occhi e mettendomi a disagio.
«Che tipo di criminali siete? Cioè, di cosa vi occupate?» domando imbarazzato, non so proprio come chiederglielo.
«Harry si occupa principalmente di rapine, io mi occupo dei colpi grossi» risponde senza entrare nei dettagli, e per questo lo ringrazio mentalmente.
Dopo aver parlato io ed Harry saliamo al piano di sopra, in camera sua e restiamo sdraiati sul suo letto per ore, accarezzandoci l’un l’altro e guardandoci negli occhi, senza dire nulla.
«Voglio far parte anche io di quella parte della tua vita che riguarda la criminalità» rompo il silenzio, mentre Harry mi guarda scioccato.
«Sai che non te lo permetterei mai, vero?» domanda retoricamente e mi prende una mano, posandosela sul petto, tornando a guardarmi negli occhi.
«Staremo a vedere, Harold».

Robbers || Larry.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora