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Se pensate di trovare in questa storia una ragazza perfetta, con degli amici stupendi e un fidanzato amorevole, cambiate libro; se pensate di trovare la classica ragazza innocente rapita da qualche mafioso che poi vive felice e contenta, cambiate libro.

Questa storia racconta di una donna, una donna sola e triste, pronta a non godersi più la vita sommersa dal lavoro per pagare tutti i debiti che le aveva lasciato la madre, oramai morta da sette anni.

Già con una vita così merdosa come poteva non capitarle di peggio?
Venne quasi ammazzata e poi risparmiata per i suoi "meravigliosi glutei", così disse il panzone, in un modo più sgradevole, mentre le puntava la pistola alla tempia, ma poi venne venduta all'asta a qualche maniaco sessuale, e dire che la morte era peggio, pare una battuta.

Credeva di morire ovviamente, ammazzata da qualche pazzo riccone, questo però non le dispiaceva, d'altro canto, non aveva nessuno, e non aveva niente, se non un mucchio di debiti che ogni giorno le divoravano l'anima.

Ora si trovava incatenata al muro, mezza sveglia, mentre piano piano, riprendeva conoscenza.

Aveva un bel nome, Sabine.
Una ragazza molto carina che però dalla vita aveva avuto solo schiaffi in faccia. Ed ora come se ne pentiva di non aver continuato gli studi, aveva quasi 20 anni, una vita davanti, e la morte non le sarebbe dispiaciuta affatto.
La sua lucidità ritornò appena la porta della cantina in cui si trovava venne aperta; -vediamo se puoi diventare una troia bella- parlò l'uomo slegandola e facendola cadere per terra; rimase zitta, tanto parlando avrebbe risolto ben poco.
Il porco uscii però dopo qualche secondo rientrò una ragazza, -se sali su questa carrozzina ti porto a lavarti e cambiarti- le sussurrò aiutandola ad alzarsi e lei ovviamente, obbedì.
-Per fortuna hai tutti i peli fatti- commentò quest'ultima appena Sabine si spogliò; -ti lascio questi asciugamani, tu fatti una doccia completa- le ordinò così, contenta di non sentire più puzza di merda provenire dal suo corpo, entrò nel box e aprii l'acqua, godendosi l'unica cosa che non le procurava dolore e dispiacere.

La mora, di nome Giorgia, dopo che lei si lavò, le sistemò i capelli, accorciandoli e sfoltendoli, stessa cosa fece con il resto del suo copro, mettendo lo smalto sulle unghie e perfezionando le sue sopracciglia. -Adesso, quale ti piace di più?- chiese sorridendole, mostrandole poi tre paia di abiti, -non mi interessa quanto mi rendi bella, che cosa indosso, e nemmeno chi mi comprerà, tra una settimana se non mi ammazzano loro mi ammazzerò io, esattamente il prossimo sabato, le mie sofferenze avranno una fine- parlò Sabine, rattristendo la ragazza tanto da farla piangere, -vorrei aiutarti, ma non posso- sussurò porgendole un abito, -dicono tutti così- rispose guardandola, -anche io sono in una situazione di merda- ribatté Giorgia, -auguri allora se è la prima volta- finii la ragazza in intimo alzandosi e infilandosi l'abito.

La truccò in modo da coprirle le enormi occhiaie presenti sul suo viso e, dopo qualche minuto dalla fine del suo lavoro, un uomo entrò in stanza con in mano una pistola.

-Vuole vederla il capo- avvertì l'altra ragazza che senza neanche una risposta si spostò, in modo da far passare Sabine.

-Vedi di non fare cazzate, stai zitta e sorridi, chiaro? O morirai- la minacciò senza ricevere risposta, così la spinse dentro un stanza, completamente buia.

-Solo per lei signore, una ragazza di origini arabe, ovviamente pura, 20 anni- parlò una donna all'alto parlante, facendo terrorizzare la ragazza che si trovava in piedi in mezzo al nero.
Le luci si accesero e davanti a lei, dall'altra parte della lastra di vetro, si ritrovò davanti un uomo vecchio e alto, che la fissò negli occhi, senza mai guardare il suo fisico. Lei rimase fissa a ricambiare lo sgaurdo, ma poi due donne entrarono dalla sua parte di stanza, prendendola a braccetto e portandola fuori. -Sei stata molto fortunata, ti ha preso per il figlio- le spiegarono quasi invidiose, -non toccatemi- urlò schifata dal loro comportamento, -calmati se no ti picchieranno- le sussurrò la biondina facendola sorridere, -che mi ammazzino anche non mi interessa più nulla- parlò la ragazza sedendosi sulla prima sedia che trovò, -potete andare- le liquidò una voce maschile portando l'attenzione tutta su di essa; Sabine alzò lo sguardo pensando di trovarsi davanti il vecchiaccio di prima, però aveva la versione più giovane e, a primo impatto, la più crudele.
-Non guardarmi così e alzati, mi stai solo creando problemi- le ordinò furioso ma lei non gli obbedì, -preferisco cento mila volte morire, piuttosto di essere stuprata da te, o anche solo di pensare di fare la puttana- sbraitò lanciandogli la sedia, senza beccarlo, -ammazzami ti prego, io non avrei il coraggio di farlo da sola- lo implorò subito dopo, stupendo molto il ragazzo, visto che era raro che qualcuno pregava di essere ammazzato lì dentro, dove l'arma principale usata contro le vittime era la minaccia di morte.

Lui la guardò, quasi contento del suo comportamento, -ti sembra più facile morire piuttosto che affrontare la vita?- le chiese facendola ridere, -niente è facile, ma io non sono forte- sussurrò fissandolo con le lacrime agli occhi, -mi sei costata un bel pó, tanti ti volevano- spiegò lui avvicinandosi pian piano, -e dimmi, dovrei buttare cinquanta milioni solo perché tu hai sofferto?- chiese divertito, provocandole un senso di vuoto più profondo, -non ho paura di morire, credi che ho paura di te, minacciami quanto vuoi, sfogati in qualsiasi modo su di me, ma da morta- finii di parlare, colpendosi poi il ventre con un pezzo di vetro che aveva trovato nel borsello del make up della sua preparatrice, che teneva lì sicuramente per precauzione.

Cadde a terra sanguinante e la prima cosa che vide fu subito la sua mamma, che però non era felice di vederla.

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