Capitolo 3:

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                                                                  "La notizia":
Tutto ciò che mi è accaduto, ossia il mio improvviso e completo cambiamento ed il restyling del mio look sono dovuti ad una notizia a dir poco sconvolgente, che mi crea ancora molto dolore solo a pensarci e, che mi cambiò completamente la vita ed il modo di pensare.
Tutto iniziò in una calda mattina di maggio, il sole splendeva in cielo forte come non mai e la giornata si prospettava abbastanza buona.
Erano le sei del mattino, io ero come sempre già sveglia da un po' per ripassare gli argomenti di anatomia e di biochimica che mi dovevano essere interrogati il giorno stesso. Avevo quasi finito di ripetere quando mi arrivò una telefonata. Il numero era registrato come Sorella, il dubbio che mi sorse subito era il perché di questa chiamata. Perché Valentine mi stava chiamando, dopo che me n'ero andata via e mi ero trasferita qui, in Arizona, più precisamente a Straington Bouns, quando loro erano restati a Lift City? Perché proprio alle sei, orario nel quale mia sorella era raramente sveglia ?
Decisi di non rispondere, pensavo fosse uno dei soliti scherzi che mi faceva quasi ogni giorno quando vivevamo ancora tutti assieme.
Rifiutai la chiamata senza pensarci due volte.
Immediatamente mi richiamò e, già scocciata di tutta questa situazione, decisi di rispondere.

<<Ciao>> dissi io. Non mi diede neanche il tempo di chiederle il perché della misteriosa chiamata, alle sei del mattino di un normale ( finora) martedì, che iniziò a parlare come se stesse recitando questo messaggio per l'ennesima volta, dopo aver provato e riprovato.
<<Ascoltami, non riattaccare, sennò ti torturerò di chiamate finché non ti deciderai di rispondermi. So che è molto presto e che molto probabilmente non ti ho svegliata io con le mie chiamate perché stai già ripassando non so che cosa per un'interrogazione. Sì, so cosa stai pensando, Lucy mi ha detto che oggi avete verifica, ma non andrai a scuola. Da quando sei andata via di casa, diretta verso l'Arizona, non ci siamo più sentite né parlate. Non ci hai nemmeno avvisati verso quale luogo di preciso eri diretta, sapevamo dell'Arizona, sì, ma non sapevamo finora che eri a Straington Bouns, per noi eri diretta verso un posto pieni di pericoli, potevi anche essere morta e noi non ne sapevamo nulla, noi siamo la tua famiglia, non si nota perché non lo dimostriamo spesso ma ti vogliamo un mondo di bene e se ti accadesse qualcosa noi non potremo mai perdonarcelo, sia perché ti abbiamo lasciato andare senza sapere la tua precisa destinazione, sia perché da quando te ne sei andata abbiamo interrotto i nostri legami che prima erano decisamente più forti e resistenti e, non si sarebbero spezzati semplicemente perché io in preda alla furia e frustrazione perché non facevano altro che lodarti, ti dissi che non vedevo l'ora che te ne andassi di casa, tu ci dissi solo "Vado in Arizona e non cercatemi per nessun motivo al mondo". Secondo te come ci dovevamo sentire noi, abbandonati? Tristi? Delusi? Sconfortati? Dimmi tu!! Comunque tornando al punto, non so come dirtelo, ma devo, è troppo grave per nascondertelo e quando lo verresti a sapere giustamente ti arrabbieresti, siccome i nostri genitori non hanno avuto il coraggio di annunciarti questa notizia, tocca a me farlo. Ops! Scusa... Stavo pensando a voce alta.>> << Dimmi e basta>> risposi io, secca e con la voce rauca, ma fremente di scoprire che cosa avrei dovuto tenere sia come persona emotivo che portarmelo in mente per il resto della mia noiosa vita.
<<Va bene...>> Cominciò a spiegarmi lei <<Hai presente Nonno Arthur, potresti rimanerci veramente molto male...ecco, ora è in ospedale da un paio di ore circa, qui a Lift City e sta veramente molto male e tutti noi abbiamo paura che continui a peggiorare. Sì, siamo tutti riuniti se te lo stai chiedendo. Sono arrivati anche gli zii dal Canada, dall'Italia e dalla Francia, i cugini sono tutti spaventati e chiedono tutti di te. Mamma e papà vogliono parlarti, ma ci servi soprattutto perché mia madrina ti deve chiedere un favore. È appena arrivato il medico, dice che il nonno sta peggiorando a vista. Penso ci stia per lasciare... Ha chiesto esplicitamente di vederti, quindi ti ho già comprato il biglietto del volo e non lamentarti come al solito, ricordati, fallo per il nonno e supera la tua paura! Ci metterai all'incirca due ore. Io ti aspetterò all'uscita dell'aeroporto con mamma e papà e, ti accompagneremo immediatamente da nonno, speriamo di fare in tempo. Corri, preparati che tra mezz'ora parte il volo. Penso di averti detto tutto>> Ero decisamente scioccata, non capivo come era potuto accadere, piangevo in silenzio per la disperazione e per non essere sentita da mia sorella che aspettava una risposta, essendo ancora in contatto telefonico con me. Come nonno ci stava lasciando? Perché lo sapevo solo ora dopo tutto questo tempo e soprattutto in questo modo? Perché proprio ora ero da sola e non c'era nessuno, nemmeno Lucy, che era ormai diventata la mia compagna di stanza, oltre a Jane, Jessy e Clara, che mi potessero consolare? Chi altro sapeva di nonno? Ma soprattutto perché mi voleva vedere? Cosa mi voleva dire? Queste sono solo poche delle domande che mi frullavano in testa. "Ma come..." Riuscii a dire io. Ero delusa dalla risposta che avevo appena dato a Valentine.
Le mie amiche erano partite per un mese e mezzo di Erasmus in Finlandia, io non avevo acconsentito ad andare con loro perché preferivo rimanere a casa e controllare che non entrassero ladri, come era successo anni fa, quando ero ancora a casa dei miei genitori.

La notte del giudizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora