Capitolo 8

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_Sigaretta di mezzanotte_

Jimin stava dormendo in diagonale a lui. E aveva un tremendo torcicollo per la posa che teneva da un’ora buona.

A dirla tutta, Jeon Jeongguk non riusciva a staccarli gli occhi di dosso. Neanche per un istante smetteva di guardare quel profilo in penombra. Dava la colpa al fatto che fosse da troppo tempo che non lo guardava come si doveva.

Come di solito gli piaceva fare. Tanto che era diventato quasi un passatempo. Taehyung gli aveva ripetuto tante volte che fosse strano e inquietante, ma a lui non interessava, semplicemente perché guardarlo lo faceva sentire bene. Vederlo al suo fianco, guardarlo mentre parlava, guardarlo di tanto in tanto quando erano concentrati con la sgangherata televisione, guardarlo mentre camminavano fianco a fianco.

Jeongguk amava davvero guardare Jimin e, a quanto pare, quella bizzarra abitudine non si era assopita neanche in prigione. Nonostante il palese odio che condividevano.

Sospirando abbassò la testa osservando il corridoio vuoto, chiudendo gli occhi quando sentì l’altro smuovere troppo il letto.

Tramite una fessura dalle palpebre appena schiuse, notò le gambe toniche e nude di Jimin camminargli davanti. Raggiunse il gabinetto e strinse gli occhi dandogli privacy. Sentì il rumore dello sciacquone e si dette dello stupido quando riguardò, solo per godersi un altro sprazzo di quelle gambe. Come solo un maniaco avrebbe fatto.

Non lo vide più e sentì solo un sottilissimo odore di… fumo?

Si alzò di scatto sbattendo la testa contro al letto di sopra «Jimin, che cazzo fai?» esclamò sussurrando, alzandosi velocemente, mentre premeva le mani sul punto colpito. Quasi corse accanto a Jimin che teneva il volto affacciato alla piccola finestra sbarrata, per soffiare fuori il fumo. La sigaretta bruciava, creando una piccola luce arancione intorno a lei.

«Se stai zitto non ci beccano. Non è la prima volta. Torna a dormire piuttosto.» sospirò rauco Jimin senza voltarsi. Con la sola voglia di fumare e tornare a dormire.

Jeongguk aggrottò le sopracciglia, gli afferrò la sigaretta approfittando che fosse girato e la spense con l’uso della lingua  «Non voglio finire nei casini per colpa tua.» sbottò camminando dall'altro lato della cella. Buttò il mozzicone nel cesso e tirò lo sciacquone.

Venne spinto violentemente di lato «Bastardo, era l’ultima» Jimin guardava la sigaretta girare con il vortice d’acqua e poi scomparire. Poco contento, schiaffeggiò la spalla di Jeongguk andandosi a sedere sul letto. Le mani sul volto e le spalle abbassate. Non riusciva più ad addormentarsi se non si fumava la sigaretta della mezzanotte, o giù di lì. Si prospettava una lunga serata, un'altra insonne.

«Da quant’è che fumi?» chiese Jeongguk, sedendosi anche lui sul letto, con la spalla che ancora bruciacchiava per il colpo violento. Le mani del ragazzo erano piccole ma tremendamente forti.

Effettivamente, Jimin non aveva mai fumato. Mai prima di entrare là dentro ma, aveva scoperto che fosse l’unico modo per scaricare lo stress senza fare danni.

«Dobbiamo stare qua a raccontarci segreti come due ragazzini ora?» sibilò cattivo, sdraiandosi dal lato del muro.

Jeongguk rimase un attimo a fissarlo prima di lasciarsi cadere giù con le braccia dietro la testa.

Cosa si aspettava? Che Jimin volesse tornargli almeno amico durante quella convivenza forzata? Poteva crescere quanto voleva, ma delle volte i suoi pensieri sembravano quelli di un bambino troppo innocente. Giocò con una ciocca dei suoi capelli lasciando che la stanchezza piano piano sopraggiungesse.

 Giocò con una ciocca dei suoi capelli lasciando che la stanchezza piano piano sopraggiungesse

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«Chim, Chim, voglio davvero tornare il cella con te. Non riesco a stare con quei due …» Taehyung scuoteva interrottamente il braccio di Jimin, abbandonando la sua fama da tipo misterioso, parendo quasi un bambino infastidito.

Jimin, che conosceva la pazienza solo in caso di Taehyung e un tempo anche con Jeongguk, gli scrollò delicatamente le mani di dosso, ancora reduce della sua mancata sigaretta «Ti hanno fatto qualcosa?» chiese, mentre si prendeva da mangiare, dopo aver guardato con attenzione il volto scolpito dell'amico.

«No ma…» si bloccò guardandosi in torno con due occhi a palla, prima di avvicinarsi al suo orecchio «Mi hanno tenuto tutta la notte sveglio perché non smettevano di fare cose sconce» sussurrò così basso che persino Jimin faticò a sentirlo e quando capì, lo osservò drasticamente serio

«Ma che dici Tae? Sicuro di aver sentito bene?» fece continuando a camminare verso il tavolo.

Taehyung che continua a seguirlo, annuì lentamente, ritrovando la sua compostezza «Te lo giuro Jiminie, ho sentito i loro sospiri trattenuti» rabbrividì dalla testa ai piedi e quasi vomitò ciò che ancora doveva mangiare. Era realmente schifato per ciò che le sue povere orecchie avevano udito. Quei due vecchiacci.

«Quindi, tu mi stai dicendo che… Kim Namjoon e Kim Seokjin scopano come conigli, nonostante in cella ci sia tu… Tu che fai parte del gruppo che odiano?» trattenne una risata guardandolo, momentaneamente ignorando tutto il resto degli uomini che si facevano i fatti propri, dopo un saluto veloce. In realtà Taehyung poteva sembrare un tipo duro e probabilmente lo era anche, ma quando si parlava di certi argomenti, allora si trasformava in una persona troppo innocente. Così tanto da sfigurare chiuso in un carcere. E Jimin amava quella sua dualità.

«Sisi, forse pensavano che dormissi dato che non ho tolto neanche per sbaglio la testa da sotto alle coperte» mosse una mano come se stesse scacciando una mosca fastidiosa, semplicemente perché con gli occhi aveva già intercettato Yoongi al suo fianco.

Jimin lo notò mettergli una mano sulla coscia prima di distogliere l’attenzione, poggiandola su Ben, posto davanti a lui. L’uomo lo fissava con uno strano sguardo da quando si erano seduti.

«Che cazzo hai da guardare Ben?» chiese con le braccia incrociate al petto, ignorando il vassoio ricolmo di cibo.

«Per colpa tua, quel Jin mi deve ancora dei soldi.» la voce graffiata uscì aspra, al sapore di chi voleva qualcosa. Neanche lui stava mangiando, preferendo mantenere l’attenzione su Jimin.

«Sei tu che te la sei cercata. Quando ti ho fatto entrare nel gruppo, eri a conoscenza che ogni affare passa sotto le mani di tutti. Specialmente sotto le mie. Ora, non so cosa tu gli abbia dato, ma vedi di risolvertela senza fare scompiglio o ti vengo a trovare con James.» terminò a bassa voce con lo sguardo fermo. James, non era altro che il gorilla del gruppo. Alto, tozzo e muscoloso, portava una benda tra i capelli ricci sale e pepe e aveva preso Jimin quasi come un figlio, nonostante a lui questo non andasse proprio giù. In qualunque caso, era sicuramente comodo averlo al suo fianco. Specialmente in situazioni come quelle.

«Stronzetto del cazzo. Sei ancora un moccioso e credi di comandare il mondo. È da quando sei entrato qua che fai il gradasso. Lo sai vero che prima o poi qualcuno ti verrà contro? E non basterà il tuo bel faccino per dissuaderlo. Ti romperanno il culo, in tutti i fottuti sensi.» ringhiò minaccioso con la sua barba rossa, Ben.

Jimin alzò annoiato lo sguardo dal piatto, oramai abituato a tutte quelle minacce «Lo sai vero che potrei romperti la faccia anche senza James? L’unico problema è che, non mi va di sporcarmi le mani con il tuo sangue.» sbuffò, sentendo Taehyung e Yoongi guardarlo di profilo.

Ben strinse la forchetta, lasciando perdere il discorso e continuando a mangiare. Prima o poi sarebbe successo davvero e Jimin non avrebbe avuto via di scampo, non poteva pestare i piedi a tutti. Non a persone più grosse di lui.

Guerra Dietro Le sbarre // Jikook //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora