𝑪𝑯𝑨𝑷𝑻𝑬𝑹 𝑻𝑾𝑶

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L'incontro favoloso di quella notte non aveva lasciato indifferente Ophelia. Non riusciva a togliersi di mente l'emozione negli occhi affascinanti del ragazzo. Quelle favolose macchie di colore la trasportavano alla sua anima felice. Si, avrebbe descritto l'anima del ragazzo come solare e felice. Percepì la semplicità e la genuinità di Ethan, apprezzava il fatto lui si fosse mostrato perfettamente in corrispondenza alla sua anima.

Non amava le persone superficiali; come facevano, loro, a capire una persona dalla prima impressione estetica ed etichettarne un giudizio se non ne conoscevano la storia e non ne ascoltavano le idee e ragioni. Come potevano loro giudicare una persona che non conoscevano. E'vero, lei non conosceva Ethan, ma non lo aveva giudicato; aveva provato ,nell'unico modo in cui era capace, di conoscerlo, di capirlo. Aveva osservato i suoi movimenti e l'aveva guardato negli occhi, con le poche semplici attenzioni che lei gli aveva dato, aveva capito qualcosa del ragazzo.

Gli occhi raccontano la verità, tramite quelli riesci a scoprire cosa c'è dopo la solita faccia stoica delle persone. E poi c'è l'anima. Tramite quella riesci a capire la vera essenza delle perone. Il loro io. Ecco in cosa aveva sempre creduto Ophelia.

Credenze sicuramente non tramandate dai suoi genitori. La prima facciata per loro era l'importante, il vedere e non il conoscere. Erano persone superficiali, usufruivano del prospetto per credersi migliori e per nascondersi da tutte le imperfezioni di un matrimonio fallito e una figlia che non era come loro volevano. Erano persone rispettate tra la loro coetanea gente, spesso apparivano come la famiglia perfetta e quella invidiata per via delle buone maniere o della ricchezza di patrimonio; mai nessuno si è permesso o ha provato a scavare a fondo.

Tutto quello che troverebbe togliendo la facciata perfettamente liscia, del coperchio della scatola di cartone, sarebbero infiniti pezzetti di carta stropicciati e strappati, tenuti male, logorati dal tempo e dalle emozioni negative, strappati a metà da discussioni, lasciati in un angolo con la speranza di dimenticare. Ma dimenticare una ferita emotiva non è certo possibile, la si lascia aperta con l'iniziativa di ricucirla e metterci un cerotto sopra, e anche se riusciresti ad adagiare sopra il medicamento, di quella pena ne rimarrebbe la cicatrice, con la quale impari a convivere.

Dentro quella famiglia perfetta si nascondevano tradimenti, ferite e discussioni. Le parole volavano, la sera, quando i suoi genitori erano rinchiusi tra le quattro mura della casa. Non capiva il perché della loro convivenza quando il dolce frutto dell'amore era ormai appassito, da tempo. Restavano ancora insieme ma non per la loro figlia, non per problemi economici di uno dei due, non per i beni condivisi, e allora perché? perché procurarsi una vita di dolore e frustrazione, quando sai che lontano da li può esserci l'opportunità di avere la tanto ricercata felicità? L'idea allettante di vivere una vita come la si sogna.

Forse, rompere quella relazione, che un tempo era amore, li avrebbe portati ad un imminente depressione emotiva. Ormai era abitudine per loro svegliarsi uno accanto all'altro, apparecchiare la tavola per tutte e tre le persone in casa, lavorare e sapere che quando torni c'è qualcuno in casa ad aspettarti. Loro si amavano davvero un tempo, e se lo facevano adesso erano davvero stupidi e forti. La stupidità di condividere la tua vita con una persona malgrado l'affetto cancellato dai loro cuori e la forza di non guardarsi indietro e sprofondare tristemente aggrappandosi ai ricordi di un tempo passato.

Tutto senza emozione, ad eccezione della rabbia. Li vedeva i loro sguardi taglienti utilizzati silenziosamente per ferirsi l'un l'altro. Le parole usate senza emozione o preoccupazione. I cuori spenti e le menti occupate da pensieri oppressivi e ossessivi. Ophelia ha sempre odiato il loro relazionarsi, e si che la parola odio non la usava mai. Non ha mai odiato le persone che la evitavano, non ha mai odiato le perone che non la ascoltavano, non ha mai odiato i suoi genitori. Odiava il loro rapporto, quello si. Ha sempre sperato che il suo amore per l'amore non veniva distrutto in un rapporto come il loro.

Ma per quanto adesso si stia parlando di un amore finito, privo di ogni emozione, può esserci il suo contrario? una relazione giovanile e pienamente amichevole, senza doppi fini, collegata da due anime affini?

Nella mente di Ophelia circolava solo una domanda, una domanda che stava tenendo occupato il suo ingegno, in un mondo nel quale certe complicanze nel corso della vita non esistevano. Un mondo tutto suo.

"Si può provare quel sentimento di affetto verso una persona appena vista?" si domandava ripetutamente fino a stancarsi da sola.

Non sapeva come o cosa era successo, ma provava quello che le persone definiscono affetto verso Ethan. Come un amore a prima vista, solo che al posto dell'amore c'erano in gioco sentimenti come famigliarità, simpatia e la sensazione di esser capiti. 

Continuava a porsi la domanda, ancora e ancora, un giro infinito delle stesse parole. Fin quando, dopo tempo, riuscì a trovare una risposta.

"Si, perché ciò che si vede per primo di lei è l'anima, e l'anima è ciò che conta."

Sorrise involontariamente, di istinto e appena se ne rese conto le guance iniziarono a colorarsi di un fievole rosino. Aveva appena incontrato il ragazzo e lui era perennemente nei suoi pensieri, tutto riconduceva sempre a lui. Pur non sapendo ancora niente di Ethan, Ophelia sperava di incontrarlo al più presto solamente per sentire quelle emozioni confortanti che la facevano sentire viva, quelle che la facevano sentire umana e non solo un fantasma in mezzo alla folla.

Cavolo, il ragazzo con i capelli color miele le aveva fatto una bell'impressione.

Lui in fin dei conti era stato semplicemente se stesso, niente barriere, niente protezioni, solo ed esclusivamente lui, così com'era. Ethan si era fidato di una completa sconosciuta al primo sguardo. Lui come Ophelia sentiva quella connessione, quell'affetto misterioso di cui non sapevano niente. Si sentivano legati, come se fossero fatti per capirsi. 

L'unico svincolo dalla loro opprimente vita era quando si incontravano; non sapevano perché, ma era così. Aspettarono ore prima che il tempo li dava l'opportunità di uscire.

Al buio della notte, sotto le stelle luminose, i due si incontrarono ancora una volta nel loro posto. Con lo stesso libro in mano e i cuori che acceleravano.

-Ciao...- disse Ethan

-Ciao.- rispose Ophelia.





-Il capitolo 2 è stato, finalmente, pubblicato. Spero vi piaccia <3.  Un piccolo avviso: cercherò di pubblicare un capitolo a settimana, cosicché io abbia il tempo per scrivere e revisionare. Grazie mille per aver letto il secondo capitolo <3 -

My Soul is Yours and Yours is MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora