𝚃𝚛𝚎

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«Non ho paura di ferirmi, tu stammi vicinoSei il dolore che mi serve per sentirmi vivo

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«Non ho paura di ferirmi,
tu stammi vicino
Sei il dolore che mi serve
per sentirmi vivo

Meteoriti- Mr. Rain»

È da questa mattina che tutti mi ignorano e a malapena mi salutano, quasi come se improvvisamente fossi diventata invisibile agli occhi di tutti. Se non avessi lavorato con loro ventiquattro ore su ventiquattro negli ultimi mesi penserei davvero di aver fatto qualcosa di sbagliato senza rendermene conto e cercherei una qualche spiegazione per il loro comportamento. Purtroppo per loro però, ho imparato a conoscerli tutti a memoria e ho intuito fin dal primo "buongiorno" stizzito detto da Locatelli che avessero organizzato questa giornata apposta, fingendo di essersi dimenticati del mio compleanno.

La squadra ha addirittura coinvolto Mancini per questa follia, dato che in palestra mi parlava in maniera vaga, sottolineando il fatto che oggi fosse un giorno davvero inutile nel calendario. Per poco non sono scoppiata a ridergli in faccia ed ho capito che lui, essendo uno degli uomini migliori che io abbia incontrato nella mia vita, non è proprio in grado di mentire.

Per non parlare di Jorginho che mentre pedalava mi ha fatto notare che i pantaloni che indossavo mi ingrassassero, il che mi ha confermato la teoria che avevo sul fatto che lo stessero facendo apposta, dato che lui è sempre pieno di complimenti per me e mai si permetterebbe di dirmi una cosa del genere.

Per questo motivo non mi stupisco neanche quando vedo Chiesa correre della mia direzione, sembrando veramente allarmato. «Ali non sai cos'è appena successo!» esclama preoccupato. Io d'altro canto alzo un sopracciglio, volendo però fingere di non capire. «Di Lorenzo è scivolato nella sala da pranzo ed ora non riesce ad alzarsi. Devi assolutamente venire!» continua, afferrandomi per un braccio ed iniziando a trascinarmi.

Vorrei davvero dirgli che non c'era bisogno di organizzare questa sceneggiata per condurmi verso la mia meravigliosa festa di compleanno, ma rimango in silenzio per non distruggere il suo entusiasmo da attore holliwoodiano.

Lo seguo per qualche minuto, dato che per uno strano motivo ha deciso di fare il giro lungo, fino a quando non ci troviamo davanti alla porta. Federico mi fa segno di aprirla ed io prendo un respiro profondo, pronta a fingermi incredula.

Ma appena apro la porta, Giovanni è davvero per terra dolorante e la sala è completamente vuota. La delusione iniziale lascia immediatamente spazio alla preoccupazione dato che un difensore della squadra si è appena fatto male. «Oddio, stai bene?!» chiedo allarmata correndo verso di lui, accovacciandomi immediatamente.

Lui scuote la testa e noto dalla sua espressione che la sofferenza è reale. Appoggio immediatamente le mani sul punto in cui pochi secondi prima c'erano le sue dita, assicurandomi che non ci sia nulla di rotto. «Fede, vai a chiamare Sandro!» gli ordino, in modo che il medico possa arrivare il prima possibile.

𝗣𝗮𝗿𝗹𝗮𝗺𝗶 ||𝐍𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨' 𝐁𝐚𝐫𝐞𝐥𝐥𝐚||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora