Brividi

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Brividi.

Sentivo brividi dappertutto.

Sapevo che quelle persone sarebbero morte. Non sapevo dove, non sapevo perché, non sapevo quando, ma sapevo che la loro fine era vicina.

Il loro destino, era stato segnato da un semplice brivido.

Ogni volta che passavo accanto ad una mia possibile vittima, che probabilmente sarebbe morta in mesi, in settimane, in giorni o perfino in ore, eccolo lì. Il brivido, mi attraversava completamente. E in quel singolo instante sentivo tutta la sua gioia, felicità, frantumarsi in mille pezzi a causa dell'unico dolore che lo avrebbe portato via da questo mondo.
Ne ho provato di dolore in vita mia, ma c'è stata una sola volta in cui ho percepito in un solo momento il dolore e la perdita di vita di un individuo.

Si chiamava Leila.

Era una bambina dolce, affettuosa, innocente, ingenua. Aveva otto anni.

Era davvero piccola, ma già alla sua età era stupenda. Con quegli occhi grandi nocciola faceva impazzire chiunque la guardasse. Chiunque...si trovasse nell'ospedale della città dell'Ohio.

Aveva la leucemia. Direi terminale perché è morta esattamente sette giorni dopo il nostro "incontro".

In quei sette giorni la guardavo incuriosita. Lei non aveva paura di morire, aveva paura di lasciare i suoi cari, aveva paura del fatto che non sarebbero sopravvissuti dopo la sua scomparsa.

E aveva ragione, non sarebbero sopravvissuti senza una creature così meravigliosa al loro fianco.

Il giorno prima della sua dipartita è successa una cosa davvero strana.

Ero nella sua stanza d'ospedale e lì con lei non c'era nessuno; mi pare ad un certo punto di averla sentita parlare da sola. Io, non curandomene, pensavo stesse parlando con la bambola che aveva in mano e invece no, lei si riferiva esattamente a me. Riusciva a vedermi nella mia perfetta uniforme nera e nebulosa. Non ne ero ancora così sicura, così mi muovevo per la stanza cercando di capire se davvero riusciva a vedermi. Vidi con mio grande stupore che i suoi occhi seguivano ogni mia minuscola mossa. Lei mi ripeté la domanda :

" Perché vuoi fargli questo?! Perché vuoi farmi questo?!"

Non sapevo se ero in grado di parlare perché se lo avessi fatto sarebbe stata la prima volta in tutta la mia vita.

Comunque ci provai.

"Non.....non...l'ho scel....to io" balbettai questa frase, ma per fortuna lei mi capì.

"E chi allora?"
"Il destino"

E così, terminò la nostra conversazione.

Passai con lei tutto il tempo che le restava.

Mi ricordo ancora il suo ultimo sguardo.

"Ci vediamo tra poco" mi disse, come se sapesse con certezza che io ero proprio la causa della sua rovina. Sentii un ultimo brivido, poi la forza insistente del cancro entrare dentro di me attraverso il suo corpo. E poi il nulla. La solitudine.

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