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-Oh mio Dio! Sono di nuovo tutto bagnato! Mi tornerà il raffreddore!- tuonò Evan quando furono fuori dal capannone e Keith alzò gli occhi al cielo che, nel frattempo, si era fatto cupo e scuro, scivolando lentamente verso una serata di fine autunno tipicamente losangelina, fredda, ma satura di smog, dai colori rossastri e violacei, senza stelle.

-Non lo sapevo che ci stava il percorso in gommone in mezzo alla natura robotica con il coso che spruzzava acqua dal naso... . Chissà se ci ha schizzato addosso un po' del suo moccio robotico- borbottò Keith, gonfiando le guance che gli si erano arrossate per l'imbarazzo. Calciò un ciottolino da terra, rifuggendo dal suo sguardo, ma Evan se ne accorse e lo abbracciò da dietro, poggiando il mento su una sua spalla.

-Grazie- sussurrò in un suo orecchio e Keith tentò di fissarlo in tralice, anche se per via della loro posizione gli fu impossibile farlo. -E comunque...- riprese a dire, con tono meno serio. -Non era un coso, ma un parasaurolophus! Che sbucava dall'acqua!-

-Un che?!-
-Era bellissimo, fatto benissimo!- trillò entusiasta, senza prestare granché attenzione alle espressioni confuse dell'altro che, in fatto di dinosauri, era assolutamente ignorante. -E poi li hai visti gli erbivori? Sembravano veri! E il mosasaurus?! Oddio! Sembrava che stesse per spaccare davvero il vetro dell'acquario per venirci addosso!-

-Sì, mi è preso un colpo...- bofonchiò Keith, intuendo vagamente a cosa si stava riferendo il marito grazie al particolare del "vetro in frantumi". -Ma non diciamolo in giro- borbottò, mentre l'altro gli saltellava attorno entusiasta, fornendogli un dettagliato riassunto del loro pomeriggio al parco, come se lui non fosse stato presente. Ma Keith trovava adorabile la gioia fanciullesca e genuina dell'uomo – che sembrava essere tornato bambino – e lo lasciò continuare a quel modo, felice che il suo umore fosse migliorato tanto – la spiacevole telefonata con Loreen, al momento, totalmente dimenticata.

Si era ormai fatta ora di cena e fecero strada verso la zona degli Studios riservata alla ristorazione, scegliendo di cenare in un fast food.

-Ed è bellissimo che abbiano allestito la visita guidata al museo emulando un po' quella che i protagonisti facevano all'inizio del primo film, con tutta la parte genetica...- stava dicendo Evan, mentre masticava distrattamente una patatina che, ogni tanto, usava anche alla stregua di un puntatore, intento a segnare in aria quello che, in realtà, si trovava solo nella sua mente.

Keith scosse la testa, continuando ad ascoltarlo in silenzio, totalmente incantato dalla luce che scorgeva nei suoi occhi.

Finirono di cenare iniziando ad accusare un principio di stanchezza al coronamento di quella giornata carica di emozioni, e si avviarono verso l'uscita del fast food.

All'esterno l'aria si era fatta gelida e Keith rabbrividì, stringendosi nella sottile giacca jeans che indossava, strofinandosi le braccia con forza. Evan se ne accorse e gli passò un braccio intorno alle spalle, cercando di trasmettergli il proprio calore con la sua stessa vicinanza.

-Grazie- disse ancora e l'altro scosse la testa e sorrise.
-Sono contento di vederti di nuovo sereno-
-Perché tu mi rendi sereno- ribatté Evan, accarezzandogli il mento con un dito, accostando le labbra alle sue in cerca di un bacio.

Presero a fare strada verso l'uscita, quando, a un certo punto, Evan iniziò a sentirsi irrequieto, e fissò un punto imprecisato davanti a sé. Poi riportò la propria attenzione su Keith, ma lui sembrava tranquillo. Allora ripensò alla telefonata con Loreen e scosse la testa: non voleva rivangare le sue parole e rischiare di guastarsi di nuovo l'umore.

Eppure, la sensazione spiacevole rimase lì e si sentì un po' in colpa per ciò che stava provando, come se stesse vanificando gli sforzi che il marito aveva fatto per renderlo felice. Era bello avere qualcuno al proprio fianco su cui contare, qualcuno che lo accettava per quello che era, senza mai farsi spaventare neanche dagli aspetti un po' bui del suo carattere.

AND THENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora