Esco dalla stanza e cammino lentamente, scalza, per il corridoio, svogliata nel mio pigiamone, mentre mi sciolgo i capelli, ci passo le dita e me li lego di nuovo.
Convinta di stare sola in casa, come tutte le mattine infrasettimanali, giungo in cucina, mi stiracchio, sbadiglio e mi stropiccio gli occhi che non ho ancora aperto. Una risatina dolce mi riporta sulla Terra, perciò mi ricompongo e lo guardo allibita. “Non vai al lavoro stamattina??”
“Buongiorno dolcezza, è piuttosto tardi..” alza gli occhi verso l’orologio sulla parete. Mi lascio cadere su una sedia e incastro la testa tra le mani, puntando i gomiti sul tavolo. “Non ho appuntamenti stamattina.” Lo guardo bene.
“Mi sono preso il giorno libero, oggi”
Sorride e mi mette davanti la colazione. Ha stessi pantaloni, stessa camicia, di ieri sera. Che sia tornato a casa ora? Sul viso non ha occhiaie, ma sembra sveglio da poco.
“Com’è andata ieri sera?” indago, bevendo il caffè dalla mia tazza.
“Ieri sera?!” Mi si siede di fronte e mi guarda mangiare.
“Sì, la cena di lavoro..”
“Ah, sì –mi sorride affettuoso- è andata molto bene, alla fine ci siamo divertiti, non abbiamo parlato molto di ‘lavoro’ …per fortuna!” ridacchia e si passa una mano tra i capelli sconvolti appena, poggiando la schiena alla sedia. Ricambio il sorriso e mangio con tranquillità. Dopo la nottata che ho passato mi vengono in mente diverse cose e vengo assalita da diverse sensazioni ogni volta che incrocio il suo sguardo, o cose del genere, nel corso della mattinata. Via dicendo, giorno per giorno la situazione peggiora e non migliora. Passa un altro mese che quasi non me ne accorgo. Inizio a conoscere un po’ di gente di Baltimora, e mi compro una chitarra a basso prezzo. Esco da lavoro, più o meno alle 8 di sera, e poi -come ogni mercoledì- salto di metro in metro, di marciapiede in marciapiede e torno a casa prima di Will.. abbastanza prima per preparargli una cena fatta bene, e niente di fatto al volo.
Oggi, a differenza degli altri giorni soliti e silenziosi, mi sento particolarmente felice. Non è stata una giornata faticosa, e mi sento bene, spensierata.. quella spensieratezza che invidio a Will tanto spesso, ora la sento mia. Ed oggi sento un po' più mia anche la casa, la città, persino il tappeto di grattacieli tutto illuminato steso fuori dalla finestra sembra appartenermi, mentre danzo tra i fornelli, spiaccicando in padella qualcosa di simile ad un sugo, e butto nell'acqua bollente la pasta, comprata direttamente nel discount italiano qui sotto. Il punto è che stamattina mi sono alzata dal letto, ho infilato i miei piedini nelle ciabattine, mi sono stiracchiata e ho esclamato "Oggi sarà proprio una bella giornata, ho una vita stupenda!" e secondo dopo secondo mi sono resa conto che è proprio così: ragazzi, la mia vita è uno spasso! Canticchio tra me e me, tutta presa in questi pensieri allegri, concentrata nel girare la pasta, controllare il sugo, apparecchiare in modo insolitamente attento ai particolari, ... e mi giro sorridente a salutare il fanciullo biondo che spunta dalla porta puntualissimo. Do un'occhiata all'orologio, 9 PM, e mi lecco la punta del dito indice, "Mh.. Hey, bentornato!", quasi mi chiedo se arrivi un po' prima e se ne stia ad aspettare le nove in punto nascosto sul pianerottolo, per entrare in casa sempre così puntuale, lo osservo senza distrarmi.
"Buonasera miss" chiude la porta, sorride, si sfila il cappotto e lo lascia cadere senza troppa grazia su quel divano, quindi si avvicina alla cucina, fa il giro del tavolo e si avvicina a me, annusando l'aria come un cane da tartufo annusa l'erba. "..che prepari?"
"Ti piace mangiare italiano?" Lo guardo di sottecchi, con la coda dell'occhio e spengo il fuoco pronta a scolare la pasta.
"Sai benissimo che adoro la pasta come la fai tu -e qui, ho un brivido- oh, metto un po' di musica?" Un secondo brivido mi passa lungo le vene, e non mi percorre la schiena, procedendo alla stessa velocità del ragazzo che si allontana e procede verso il salotto, mettendo su un bel CD. Riconosco subito dai bassi gli Arctic, le mie adorate scimmie blues, se di blues si tratta... non ci ho mai capito nulla! ma il puma si riavvicina e si siede, disciplinato, al suo posto. Faccio le porzioni e mi siedo di fronte a lui. "Ti piace?"
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Will;
Teen FictionNon mi pento di essermene andata e anzi, non credo di essere felice così, ma credo di poterci essere vicina, perché era proprio questo che volevo: andare via.