II

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Tornai.

Tornai da lui per portargli il pranzo e la cena.
Rimasi con lui per tutto il pomeriggio e anche nel dopocena.
E così per i giorni a seguire.
Ormai passavo più tempo nella cella del Dio che nel resto del castello, uscivo solo per andare a prendere i pasti e per andare a dormire.
Non che non mi andasse bene, alla fine non avevo mai fatto amicizia nei miei anni di servizio, qualche chiacchiera e qualche saluto di cortesia o per ammazzare i tempi morti, ma nulla di serio.
Nessun'amica con cui uscire nelle ore libere e nessuna collega con la quale parlare durante le pause.

Quella sera stavo portando la cena al Dio quando una ragazza in lacrime uscì dalla porta.
Le lanciai uno sguardo di compassione e poi mi dirisi verso la cella di Loki.

Che non volesse andare a letto con qualcuno ci stava, ma non poteva ridurre così delle povere ragazze.

"Alla buon ora!" Esclamò lui quando mi vide arrivare con il vassoio in mano, ma la sua allegria sparì quando vide il mio sguardo.
"Oh Oh... che cosa ho fatto questa volta? Una nuova pena?"
Io gli passai il vassoio e scossi la testa "Dovete smetterla di far uscire sempre ragazze piangenti da questa cella."
"Che tu mi creda o no io dico solamente che non sono in vena, sono loro che ingigantiscono tutto. Voi donne siete davvero particolari." 
"Credere al Dio degli Inganni? Mi prendete per una sprovveduta?" Borbottai io facendolo sorridere.
"Puoi dire a mio fratello che la smetta di mandarmi ragazze qua allora. Lui non le manda loro non piangono, facile."
"Farò il possibile, anche se gliel'ho già detto ben due volte." Risposi cercando la chiave in tasca "A quanto pare a vostro fratello sta molto a cuore la vostra situazione, agli altri prigionieri non è concesso parlare con anima viva e dubito che Hel lasci uscire i morti dal suo regno." Terminai apoggiando una mano sulla manglia della cella

"Non mi sembra di averti dato il permesso di uscire." Disse lui avvicinandosi a me.
Fece per afferrarmi la mano ma io la scostai bruscamente, facendo un passo indietro e cercando di nascondere la mia agitazione.

"Non ho mangiato prima di venire qua e ho lavorato tutto il giorno."
"Puoi mangiare qua con me."
"No, non mi è-" Cercai di dirgli che per la servitù mangiare nella stessa stanza della famiglia reale era una cosa proibita, ma lui mi interruppe.
"Non era una proposta, è un ordine." Aggiunse con voce più severa, ma tenendo sempre un sorriso stampato sulle labbra.

Timidamente mi avvicinai al Dio e mi sedetti sul letto, dove lui mi aveva fatto spazio e afferrai un pezzo di pane dal vassoio.
"Non mordo, puoi avvicinarti anche di più." Commentò lui afferrandomi per i fianchi e avvicinandomi a lui.

Passammo una decina di minuti in silenzio, ma non uno di quei silenzi imbarazzanti, uno di quelli piacevoli.
"Ora devo proprio andare." Mormorai lanciando una veloce occhiata all'orologio che era appeso alla parete e alzandomi in piedi.
"Non andartene." Sussurrò il Dio afferrando la mia mano.
Io la ritirai nuovamente, quasi come se la sua scottasse.

Ma calda non era, era quasi congelata.

"Perché scappi da me?" Mormorò il Dio.
"Io non scappo." Cercai di darmi un tono e di sembrare sicura di me, ma nel profondo avevo paura di quelli che sarebbe potuto succedere.
Loki si alzò di scatto e mi raggiunse, facendomi indietreggiare fino alla parete.
"Lo vedi, scappi da me." Sussurrò lui facendo scontrare la sua fronte con la mia.

Ero completamente in balia di quegli occhi chiari, che non avevano intenzione di staccarsi dai miei.
"Mio principe, non credo che sia il caso." Dissi cercando di calmare i battiti cardiaci.
"Perché continui a chiamarmi così? Sono stato privato del mio titolo, non sono più un reale." 
"Abitudine vecchia a morire." Mormorai, ancora incapace di calmare i battiti del mio cuore. 

"Direi che puoi anche farla morire, almeno quando siamo soli." Soffiò lui a un millimetro dalle mie labbra "Preferirei un po' più di informalità. E questa mi sembra una situazione abbastanza informale." 
"Forse fin troppo." Volevo dire, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono.

Il Dio si allontanò leggermente da me "Forse sono stato un po' troppo avventato." Mormorò sempre con voce roca.
"Sì, forse lo sei stato." Annuii io.
"Mi dispiace, io non so che cosa mi sia preso." Si scusò nuovamente lui "Ora che ci penso ci conosciamo da anni ma non ci siamo mai presentati: Io sono Loki Laufeyson."
Io ridacchiai e strinsi la mano che mi stava porgendo "t/n, t/c e non ti preoccupare per prima."

Quando uscii, un'ora dopo, dalla stanza, mi ritrovai a sospirare e ad accasciarmi contro la prima parete che trovai, come se le mie gambe non riuscissero più a reggere il mio peso.

"Sta bene signorina?" Mi chiese una guardia "Loki le ha fatto qualcosa di male?"
Io scossi subito la testa "No, è solo un capogiro."
La guardia annuì e si offrì di accompagnarmi fino alla mia stanza, ma io rifiutai con gentilezza, avevo bisogno di camminare e schiarirmi le idee.

"Loki le ha fatto qualcosa?"
Quelle parole vagavano nella mia mente.
Sì, Loki mi ha ridotta in questo stato, inconsciamente, ma l'ha fatto. Se lui non si fosse fermato io non avrei avuto la forza per sottrarmi a quello che sarebbe successo.

Per i giorni e i mesi successivi la routine fu simile a quella dei giorni scorsi: la mattina portavo in un vassoio tutto il cibo per Loki e restavo nella sua cella per tutto il giorno.
Quando non avevamo voglia di parlare solitamente leggevo io qualcosa, ma era già capitato che si offrisse lui di leggere al posto mio.
Solitamente nei giorni in cui avevo i miei soliti mal di testa o nei giorni in cui avevi dormito male e quindi avevo solo bisogno di relax.

Sara

[sospesa]Torna; LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora