Lovino sta cercando nel suo armadio qualcosa da mettersi da almeno un'ora, e ancora niente.
Perché tutta questa indecisione? Forse perché quel bastardo di suo marito non rimette mai a posto i suoi vestiti, e quindi sono mischiati ai suoi e non riesce a trovare qualcosa della sua taglia.
-lurido bastardo- brontola, con un labbro premuto tra i denti per trattenersi dall'urlare -questa me la paghi...
Roma, addormentata al suo fianco, brontola qualcosa nel sonno.
Il giovane si imbatte in un vecchio vestito, una tunica lasciata a prendere polvere in fondo al mobile. La osserva e lascia scorrere le dita lungo il pizzo e i ricami, ricordando la sensazione di quel tessuto morbido sulla sua pelle.
Antonio entra e lo trova così, con la sua veste nuziale premuta contro il corpo e lo sguardo perso. Lo raggiunge e gli prende una mano, cercando di attirare la sua attenzione.
Lovino lo guarda, ma ci mette qualche secondo a vederlo veramente, e allora Antonio posa le labbra sulla sua fronte, controllando che suo marito non abbia la febbre, ma non gli sembra, allora che c'è?
-cos'hai, piccolo?
-non chiamarmi piccolo- mormora distrattamente, più per abitudine che per reale risposta. Scuote la testa come un cane bagnato e sembra riprendersi un po'; la tunica argentata scivola di nuovo nel baule -stavo solo... pensando. Sono anni che siamo sposati, ti rendi conto? Sembra ieri...
Antonio gli stringe le mani e lo bacia, piano, cercando di farlo ritornare in sé.
-stai bene, amore?
Lovino annuisce, ancora con lo sguardo un po' perso, e lo abbraccia, il viso nascosto nel suo petto. Si lascia stringere, piano, e allaccia le braccia intorno alla vita di suo marito per non farlo allontanare.
-vuoi che dica agli altri di tornare domani?
-no- scuote la testa e si allontana da lui, sorridendo leggermente -sto... sto bene. Mi sono solo perso un attimo nei ricordi. Sto bene.
-sicuro?
-sicuro. Piuttosto, hai apparecchiato la tavola?
Antonio sorride leggermente -sì signore.
-hai spento il fuoco?
-sì signore.
-sistemato le pentole sporche?
-signorsì.
-bravo.
-mi merito una ricompensa?
-no.
-su... dame un beso- lo fa girare, baciandolo. Sorride -te amo.
-mh. Ora lasciami, devo vestirmi.
-va bene- lo bacia ancora, rapidamente, a stampo -vado a controllare se stiano arrivando.
-vai vai- rimasto solo, Lovino torna a prepararsi. Sceglie una tunica bianca, molto semplice, con una corda in vita a stringerla. Si fa un veloce bagno, si veste ed esce fuori, trovando suo marito seduto nel giardino sul retro della loro nuova casa, al tavolo che hanno sistemato per gli ospiti.
-tra quanto arrivano?- chiede, sedendosi in braccio al più grande. Ora che non c'è nessuno, può permettersi qualche sdolcinatezza. Antonio lo stringe senza esitare e non commenta il suo gesto, ha imparato tempo prima a godersi quel che arriva e basta.
-non lo so. Conoscendo tuo fratello, in ritardo.
Lovino alza gli occhi al cielo -vorrei dirti di no, ma hai ragione. Forse il crucco riesce a fargli muovere il culo.
-ho qualche dubbio a riguardo.
-l'altro crucco invece?
-oh, lui è abbastanza puntuale di solito, ma con il bambino...
-fantastico. Il primo che si lamenterà del cibo freddo, prenderà un calcio in culo così forte da rispedirlo a Westeros. Pure un ceffone se si tratta di Feli.
-ma perché mi odi tanto, fratellone?- interviene il diretto interessato, entrando nel cortile dal cancello, seguito da Venezia, che subito corre in casa dalla sorella.
-perché sei una testa di cazzo- risponde quello, alzandosi in piedi e andandogli incontro.
-però sono puntuale.
-ti ha trascinato di peso il crucco scommetto.
-questo è irrilevante- gli porge un pacchetto -Lud ha fatto un dolce!
-ma che carino- commenta, sarcastico, prendendo il pacchetto e dirigendosi in cucina -gli altri?
-più indietro. Il bambino si intestardito che vuole camminare da solo e ci stanno mettendo il triplo.
-che si sbrighino, voglio vedere la creatura.
Feliciano segue il fratello in cucina -cos'hai cucinato di buono?
-non ti faccio assaggiare niente, è inutile che ci provi- sistema il dolce in uno spazietto libero e controlla le varie pietanze con lo sguardo.
-dai, fratellone, solo un pezzettino...
Prontamente Lovino afferra il mestolo in legno e lo punta contro il fratellino -giù le mani. Fila fuori, zitto e buono.
-che palle che sei.
-ho detto fuori!
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Canto di lupi, leoni, vigliacchi ed eroi
FanfictionIl vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo. Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare t...