pennello tondo

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Sono passati due anni da allora.

Taehyung abitava con me, nel mio appartamento.

Mi svegliavo e lui disegnava.

Mi obbligò a regalargli, al suo compleanno, un cavalletto da mettere in quella che, oramai, era la nostra camera.

Giungemmo ad un patto.

Non doveva sporcare in giro, se no sarebbero stati guai.

Io non ripresi a disegnare nonostante la voglia era sempre molto alta guardando il mio fidanzato a petto nudo con la tavolozza intrisa di tempere.

Scoprì che quando riprodusse La gazza lo fece senza neve. Per quello non vidi il bianco preparato dai suoi Winsor.

Le Ninfee blu voleva renderle meno perfette.

Taehyung mi dice che troppa perfezione annoia.

Allora rovinò la loro armonia utilizzando il bianco e il grigiolino.

Le iris invece eravamo io e lui.

Non gli dissi che il mio colore è il suo.

Arriverà quel giorno in cui glielo mostrerò.

E quel giorno è oggi.

Ero sdraiato senza maglietta a terra.

Lui era sopra di me con la tavolozza nella mano sinistra e un pennello nell'altra.

"Dipingimi Taehyung." gli dissi poco prima.

Ed eccolo lì che stava disegnando qualcosa sulla mia schiena.

Il freddo pastoso della tempera mi rilassava la pelle.

Credo funga meglio di qualsiasi crema per alleviare il dolore.

Mi raccolse i capelli per evitare di sporcarli.

Erano molto lunghi.

Non gli avevo tagliati. Giusto qualche spuntatina.

Taehyung si fece una sorta di permanente.

Assomigliava ad un tenero funghetto.

Curava i suoi capelli nello stesso modo in cui la mattina rifaceva delicatamente il nostro letto, quando io mi alzavo per andare in bagno mezzo addormentato.

Ero sempre io l'ultimo a svegliarmi.

La sveglia la puntava lui perché mi disse che la mia del telefono era troppo ritmata: avevo Smells Like Teen Spirit dei Nirvana.

Dovevo mettere qualcosa che mi svegliava e una melodia delicata non faceva per me, soprattutto se non volevo fare tardi a lavoro.

Tae dopo una settimana che dormì da me si arrabbiò e mi disse che l'avrebbe messa lui.

Non gli chiesi mai che nome avesse la melodia. Da Tae non potevo aspettarmi una canzone. Non mi sorprese quando era tutta a pianoforte.

Se prestassi attenzione alla sua sveglia probabilmente dormirei ancora più profondamente di quanto già faccio.

Le pennellate sulla mia schiena erano lente. Veloci. Altalenanti.

Com'è stata la nostra relazione in questi anni: ne abbiamo visti di alti e bassi.

Taehyung veniva sempre al lavoro con me e aspettava che finissi il turno: suo papà ci supportava ma non accettava, giustamente oserei dire, effusioni d'affetto in pubblico.

Il signor Kim mi considerò da subito la sua miglior guida con una grande abilità a trasmettere l'essenza delle opere.

Ora, le mie visite guidate, sono sempre meno dato che mi affianca spesso a nuovi dipendenti: è mio compito spiegargli le opere.

ᴅɪᴘɪɴɢɪᴍɪ ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora