Capitolo Uno

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Questa mattina io e Will ci svegliammo abbastanza presto, anche perché altrimenti avremmo perso l'aereo.

Fuori dalla porta ci stava già aspettando il taxi, giusto il tempo di mettere i bagagli nel baule e saremmo partiti, destinazione New Orleans.

«Sono così emozionata di conoscere tuo cugino. Da come me ne hai parlato sembra una persona fantastica» dissi strattonandogli il braccio.

Lui sorrise. «Già, speriamo solo che negli anni non sia cambiato»

. . . . . . . . . . . . .

(Da qui la storia è al presente)

Appena ho messo il piede a terra ringrazio il cielo per non esser morta, soffro un tantino di vertigini.

Mi chiedo ancora come abbia fatto Will a convincermi.

«Mi ha mandato un messaggio Marcel, ha detto che ha avuto un contrattempo e non ci può venire a prendere, quindi ci ha mandato il suo autista. E questo è lui» dice mostrandomi una foto che ritraeva Marcel insieme a un altro uomo.

Iniziamo a guardarci intorno, finché non scorgiamo una bruna testa ricciolina con camminata elegante venire verso di noi.

«Tu devi essere l'autista di mio cugino. Piacere, sono Will Gerard» si presenta Will stringendogli la mano.

Dopo aver ricambiato, l'uomo si gira verso di me. «Io sono Eve Bennett»

Subito dopo aver sentito come mi chiamo l'uomo ritrasse la mano, poi si gira e inizia a camminare verso un'auto nera parcheggiata fuori dalle porte dell'aeroporto.

Il viaggio in auto è abbastanza silenzioso, più che altro perché l'autista continua a guardarmi tramite lo specchietto retrovisore.

Così decido di mandare un messaggio a Will.

To Will:

'Questo tizio è inquietante. Come hai detto che si chiama?'

By Will:

'Non l'ha detto, però hai ragione. È inquietante, e ti sta guardando un po' troppo😤.'

Io lo guardo sorridente, adoro troppo quando fa il fratello protettivo.

Arrivati a destinazione scendiamo dalla macchina e troviamo ad aspettarci Marcel, con un grande sorriso.

Prima saluta Will, per poi porgermi la mano. «Tu devi essere Eve, piacere di conoscerti»

«Il piacere è mio» dico ricambiando la stretta di mano.

Poi guarda in basso e sorride. «E qui chi abbiamo?»

«Lui si chiama Alexander» rispondo accarezzandomi la pancia.

Dopo di che Marcel ci fa vedere le nostre camere, che si trovano vicine fortunatamente, e ci lascia per sistemare le valigie.

Sento bussare alla porta, quindi dal bagno grido un "è aperto" forzato, perché sto cercando di arrivare al mobiletto, che però è troppo in alto.

Pensavo fosse Will, invece una volta tornata in camera trovo Marcel.

«Hai bisogno?» chiedo sorridente, infondo lui aveva subito accettato di ospitarmi, al contrario della mia famiglia.

«In verità mi stavo chiedendo come era successo, una ragazza giovane come te in queste condizioni, non si vede tutti i giorni» chiede sedendosi sul letto.

Mi siedo vicino a lui. «Qualche mese fa ero andata in discoteca con Will, volevamo divertirci per il suo compleanno. Poi io ero andata a prendere qualcosa da bere al bancone, e una volta tornata iniziammo a bere. Dopo un po' iniziò a girarmi la testa, e dissi a Will che sarei andata al bagno. Svenni e non mi ricordo più niente di quella sera. La settimana dopo iniziai a vomitare e non mi era arrivato il..beh, le mie cose. Presi un test di gravidanza, uscì positivo»

Faccio una pausa, non è facile per me raccontare il pezzo dopo, di come la mia famiglia mi aveva sbattuto fuori di casa.

«Così hai deciso di venire qui a New Orleans, ma perché?» Marcel è un tipo curioso.

«Lo dissi ai miei genitori. Mio padre quasi non rischiò di farmi perdere Alex da quanto mi stava picchiando. Fortunatamente Will arrivò in tempo, e scappammo a casa sua. Poi chiamò te, il resto lo sai» abbasso la testa.

Lui mette la mano sulla mia. «Eve, mi dispiace tanto. Voglio che tu sappia che ora che sei qui puoi contare su di me, per qualsiasi cosa»

Io gli sorrido e ritraendo la mano vado verso la porta. «Se non ti spiace io e Will volevamo andare a fare un giro per la città. A te va bene, vero?»

Nel mentre arriva Will, così dopo aver salutato Marcel ci incamminiamo.

. . . . . . . . . . . . .

«Avevo proprio bisogno di un gelato» dico buttando il tovagliolino nel cestino.

Stavamo passeggiando per un parco vicino al quartiere francese e abbiamo trovato questa gelateria buonissima.

Mentre camminiamo ridendo come dei rincoglioniti arriva ai miei piedi un cagnolino, così mi abbasso per accarezzarlo.

«Scusate, mi è scappato» dice un ragazzo mentre si avvicina a noi con il guinzaglio.

«Tranquillo, io amo i cani» sfoggio il mio sorriso migliore, questo qui è proprio carino.

Lui si ferma un attimo imbambolato a guardarmi, poi si presenta. «Mi chiamo Luke»

Stavo per presentarmi anch'io quando si intromette Will. «Io sono il suo ragazzo, Will. Ora dobbiamo andare, ciao»

Inizia a trascinarmi via per il polso. Quando siamo abbastanza lontani si ferma. «Prima che tu chieda qualsiasi cosa quello è un lupo, e non che abbia qualcosa contro i lupi, ma fa parte del branco che è in guerra contro Marcel, e preferisco che non siano nostri amici»

Io lo guardo per un attimo, tentando di capire, ha detto tutto d'un fiato. Poi gli rivolgo un sorriso perverso.

Mi avvicino a lui mettendo le mani sui suoi fianchi, sotto la maglietta. «Quindi, il mio ragazzo eh?»

Lui si mette a ridere. «Hai finito? Avevamo concordato insieme che quando un tipo, o una tipa, non ci piace avremmo usato la scusa dei "fidanzati"»

«Si lo so, ma è bello prenderti per il culo. E poi, ci stava osservando» e accenno verso Luke.

«Sarà meglio tornare a casa, qualcuno qui rischia di tornare nella cuccia con il naso rotto se non la smette di guardarci»

Io rido e prendendolo a braccetto ci dirigiamo verso casa.

Quando arriviamo vado a farmi una doccia, e dopo cena subito a letto, sono troppo stanca.

Io per te morirei | Kol MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora