5. ERRORE DI SISTEMA
Il giorno dopo
Astrid era sempre l'ultima a svegliarsi. Era così da quando era adolescente, a differenza di Remy che all'alba era già sveglia e pimpante. Si fece una doccia veloce, si legò i capelli in una coda alta e si infilò gli anfibi senza allacciarli. Hunter era già andato in infermeria per l'apprendistato. Yana e Lydia stavano sistemando l'orto danneggiato dai vaganti. Remy era già a lavoro con Eugene. In casa c'erano Logan, Iris e Clara.
"Astrid sembra distante." Stava dicendo Logan.
Astrid si nascose dietro la parete e si mise in ascolto. Non era sua abitudine origliare, ma voleva sapere di cosa parlottavano Iris e il suo migliore amico.
"Anche Remy. Non si fidano di noi." Disse Iris.
"Tre anni di lontananza creano dei problemi. Dobbiamo ricordare loro che siamo una famiglia. Niente e nessuno può dividerci."
Astrid sentì una morsa allo stomaco. Per tre anni lei e Remy credevano di aver perso tutto, che la loro famiglia fosse distrutta, e adesso quella tristezza non svaniva. Era possibile stare ancora male nonostante Logan e Iris fossero tornati? Perché sentiva nel profondo che c'era qualcosa di sbagliato?
Quel flusso di pensieri fu interrotto dal campanello. Logan andò ad aprire e trovò una bambina con un cappello da cowboy.
"Sì?"
"Ciao, io sono Judith. Cerco Astrid. Sono una sua amica." Rispose la bambina.
Astrid si fiondò verso l'ingresso fingendo di essere assonnata in modo che Logan non sospettasse nulla.
"Judith, tesoro, che piacere! Fai colazione con noi? Ci sono le frittelle dolci."
"Uh, mi piacciono le frittelle."
Judith entrò in casa e Clara corse ad abbracciarla, poi le due bambine si misero a parlare del cerotto sul ginocchio della più piccola.
"Da quando hai amiche dalla bassa statura?" scherzò Logan.
"Judith è speciale. Lei è la figlia di Rick Grimes."
"Quel tizio che ci ha contattati via radio? Lo sceriffo?"
"Proprio lui. Andiamo a tavola, muoio di fame."
Astrid e Iris servirono le frittelle e le tazze, gli adulti bevvero caffè e le bambine ebbero il latte. Judith mangiò la sua frittella e bevve la tazza di latte in silenzio, era molto educata per essere così piccola.
"Era tutto buonissimo."
Astrid ridacchiò e le pulì il mento dalle briciole, dopodiché le sistemò il cappello perché non cadesse.
"Come mai sei qui?"
"Gabriel mi ha detto che cercavi un libro di poesie per il Memoriale. Ecco a te."
Judith depose sul tavolo un libro sgualcito, con le pagine ingiallite e gli angoli stropicciati. Astrid lo accarezzò come se fosse un oggetto prezioso, e trovare un libro durante la fine del mondo era qualcosa di straordinario.
"Ringrazia Gabriel da parte mia. Sono felice di poter organizzare il Memoriale e presentare qualche poesia. Judith, c'è qualcuno che vorresti ricordare?"
"Mio padre, mia madre e mio fratello. Anche mamma Michonne, se è possibile."
"Certamente."
"Buongiorno a tutti voi!" esclamò Ezekiel.
La finestra della cucina era aperta e lui si era affacciato con quel tipico sorriso allegro.
"Ciao, Ezekiel. Porti novità?" chiese Iris.
"Sì. Gabriel vuole che tu e Astrid aiutate gli altri a riparare la recinzione. Logan, tu oggi sei di turno in cucina."
"Vado io con Astrid. Me la cavo piuttosto bene nel riparare le cose." Disse Logan.
"Per me va bene. A me piace cucinare!" disse Iris.
Astrid aggrottò la fronte a quel siparietto finto. Era così palese che Iris stesse appoggiando Logan. Insomma, lei era una genetista che non si stava interessando a Dorothy. Quella sensazione di disagio strisciò di nuovo addosso ad Astrid come una biscia velenosa.
"Sei una genetista, Iris. Il tuo compito è quello di trovare la cura."
"Ero una genetista." La corresse Iris.
"La verità è che Remy non vuole Iris tra i piedi. L'ha cacciata l'altro giorno." Disse Logan.
"Remy ha rifiutato il tuo aiuto?" domandò Astrid, sbigottita.
Iris addentò un biscotto e annuì, i suoi grandi occhi neri erano tristi.
"Secondo Remy non sono in grado di collaborare. Lei e Eugene preferiscono fare da soli."
Astrid fissò la piccola Judith che rideva con Clara, eppure quella tenera scena non riusciva ad addolcire il brutto presentimento in lei. Perché Remy aveva escluso Iris? Perché non si fidava di sua moglie?
"Il gruppo si è già riunito. Dovreste sbrigarvi." Disse Ezekiel.
"Andiamo, Astrid. Avrai tempo per imbambolarti a fissare il vuoto." La canzonò Logan.
"Abbiamo rete a sufficienza per sistemare il buco?" chiese Daryl.
Nadia diede un'occhiata al borsone e storse il naso lentigginoso. Lei in passato era stata a capo di una fonderia a nord di Atlanta.
"Dovremmo farcela a stento. Dobbiamo almeno essere sicuri di fondere bene il metallo."
"Buongiorno."
Daryl si girò e vide Astrid che avanzava verso di loro con un sorriso gentile. Indossava una t-shirt blu troppo grande che faceva fatica a tenere sotto la giacca di jeans. La felicità dell'arciere si spense quando Logan entrò nel suo campo visivo.
"Salve! E' sempre un bene ricevere aiuto." Li accolse Nadia.
"Siamo qui per questo. Aiutare gli altri fa bene all'anima." Replicò Logan.
Daryl fece roteare gli occhi per il fastidio. Logan lo irritava, ormai non era un segreto. Con quei suoi luminosi occhi verdi, quei riccioli biondi e quel fisico scolpito sembrava uscito da una rivista di moda.
"All'anima farebbe bene anche un weekend in una Spa." Disse Astrid.
"Per quella ti toccherà aspettare." Ribatté Nadia ridendo.
Astrid si tolse la giacca di jeans e si arrotolò le maniche della maglietta fino ai gomiti.
"Ti sta bene la mia maglia." Disse Logan.
Daryl scoccò un'occhiataccia verso Logan, irritato dal fatto che Astrid indossasse la sua maglia. Certo, erano amici da una vita e poteva essere una cosa normale, ma l'arciere supponeva che sotto ci fossero altre ragioni.
"Sempre meglio di quella volta che tu hai messo i miei pantaloncini." Disse Astrid.
"Te lo ricordi? Dovevamo andare al concerto dei Simple Plan e i miei jeans si sono strappati."
"Purtroppo me lo ricordo."
Astrid e Logan scoppiarono a ridere. Daryl strinse le mani a pugno e respirò a fondo.
"Da quanto state insieme?" domandò Nadia.
"Non stiamo insieme." Si affrettò a dire Astrid.
"Non ancora." Precisò Logan.
Daryl scattò come una molla. Se fosse rimasto ancora là sarebbe scoppiato un litigio, però non poteva neanche andarsene. Doveva stringere i denti e sopportare le moine di Logan.
"Possiamo lavorare o volete un caffè?"
Astrid captò subito la durezza nella voce di Daryl. Sospirò e d'istinto prese a dondolarsi sui talloni. Tutta quella tensione negativa fra di loro era soffocante.
"Iniziamo a lavorare."
Daryl annuì e si chinò sul buco nella rete per studiare i bordi. Erano netti e puliti come se fossero stati fatti da uno strumento.
"Come ripariamo il buco?" chiese Logan.
"Abbiamo delle reti nuove di zecca che useremo per cambiare questa porzione." Disse Nadia.
Astrid notò che Daryl osservava il buco con estrema attenzione, stava cercando qualcosa che spiegasse la motivazione di quella apertura.
"Cerchi il mistero dell'universo?" scherzò lei.
Daryl si voltò a guardarla col sopracciglio inarcato. Per quanto fosse innervosito da Logan, si fece scappare un ghigno divertito.
"Stavo sperando di sbagliarmi."
"Su cosa?"
"I bordi del buco sono puliti, ciò significa che qualcuno lo ha fatto di proposito per far entrare i vaganti."
"Credi che possano essere le stesse persone che ci hanno attaccati al Regno? James disse che quella gente è dappertutto."
Daryl si mise dritto e si toccò il mento con fare pensieroso.
"Può darsi. In fondo il loro scopo era quello di far uscire te e Remy allo scoperto."
Astrid si inginocchiò e vide che un lembo di rete sbucava verso l'esterno. Se il metallo era rivolto verso l'esterno significava che qualcuno ad Alexandria lo aveva causato.
"Daryl, ritengo che il buco sia stato fatto dall'interno. Ho visto che..."
"L'ho visto anche io." tagliò corto lui.
"C'è una spia fra di noi." Sentenziò Astrid.
Dietro di loro Nadia e Logan chiacchieravano del più e del meno mentre rovistavano fra gli attrezzi da lavoro. Daryl ebbe il sospetto che Logan c'entrasse qualcosa. Era una coincidenza che la recinzione venisse manomessa proprio al suo arrivo?
"Dopo ne parlerò con Gabriel e il Consiglio. Per adesso cerchiamo di evitare ai vaganti di entrare."
Remy fece forza con le braccia per far muovere le rotelle della sedia velocemente. Voleva tornare a casa prima che qualcuno la vedesse e le facesse domande scomode. In casa non c'era nessuno, tutti erano usciti per diverse mansioni, quindi lei poteva aggirarsi indisturbata fra le stanze.
"Ehi, Remy!" la salutò Judith.
"Entriamo in casa, forza."
Judith tenne la porta aperta mentre Remy usava la pedana per salire. Sapeva che usare una bambina per i suoi piani era deplorevole ma non aveva altra scelta.
"Perché sono qui?"
Remy si affacciò alla finestra per essere sicura che nessuno le avrebbe interrotte.
"Devi farmi un favore. Io non posso salire le scale, perciò tu dovrai andare di sopra e portarmi lo zaino di Logan. E' una borsa grigia stracciata qua e là."
"Mia mamma dice sempre che sbirciare nelle cose altrui non si fa."
"Tua mamma ha ragione, però io ho bisogno di una cosa di Logan per il compleanno di Astrid."
Remy si sentiva meschina a mentire, soprattutto a una bambina, ma quella era l'unica occasione per ficcare il naso.
"Allora va bene. Ma lo faccio solo per questa volta!"
"Grazie, grazie, grazie." Disse Remy con le mani incrociate.
Judith corse al secondo piano e seguì le indicazioni della donna fino alla camera di Logan. Prese lo zaino e, siccome era troppo pesante, lo trascinò giù per le scale a fatica.
"Logan ha davvero parecchia roba. Anche la cesta di giochi di RJ è così pesante."
Remy prese in consegna lo zaino e ridacchiò per le parole innocenti della bambina.
"Grazie di cuore, Judith. Mi raccomando: mantieni questo segreto. Nessuno deve saperlo."
"Non dirò nulla. Non voglio rovinare la sorpresa ad Astrid."
"Brava. Adesso torna da tuo fratello, qui me la cavo da sola."
Dopo che Judith ebbe chiuso la porta, Remy rovesciò in contenuto dello zaino sul tavolo della cucina. C'erano vestiti, un vecchio orologio fuori uso, una bottiglia d'acqua accartocciata, ma niente altro di particolare. Infilò le mani all'interno per scovare eventuali tasche nascoste. Strabuzzò gli occhi quando tastò un taschino segreto sul fondo dello zaino. Strattonò la cerniera e arraffò quando era nascosto.
"Che bastardo."
Nel taschino vi era la collana di Astrid, quella che un tempo era appartenuta alla loro madre. Sua sorella credeva di averla perduta nel bosco ma forse era stato Logan ad averla presa.
"Non credo sia giusto. A me sembra storto." Disse Logan.
Daryl sbuffò e alzò le mani in segno di resa. Erano passate tre ore e loro non avevano ancora chiuso il buco.
"Tu sai almeno saldare? Se non lo sai fare è meglio che stai zitto."
"Datti una calmata, amico."
"Non sono tuo amico." Ringhiò Daryl.
"Daryl ha ragione. Gli elettrodi sono il modo per saldare in fretta la rete." Intervenne Nadia.
"Certo, perché Daryl sa tutto!" replicò Logan, stizzito.
Astrid rimase allibita dal comportamento di Logan. Era sempre stato un tipo impulsivo nelle risposte, ma quella era proprio maleducazione.
"Logan, adesso basta. Daryl ne sa più di noi in fatto di saldature."
"E ovviamente tu lo difendi! Sei ridicola. Sbavi davanti al primo uomo che incontri."
"Ti conviene chiudere quella bocca." Lo minacciò Daryl.
Logan, però, era in vena di sfida e pertanto sorrise a mo' di offesa.
"Tu non conosci Astrid come me. Lei ha la pessima tendenza a fidarsi delle persone sbagliate. E' un atteggiamento masochista che ha dalla nascita."
Astrid rimase immobile mentre un groppo le bloccava la gola. Sentiva un dolore sordo farsi spazio nel torace come una colata di lava bollente.
"Logan, perché dici queste cose? Tu sei il mio migliore amico."
"Ed è proprio per questo che cerco di difenderti da Daryl."
Daryl non ci vide più dalla rabbia. La collera che in passato lo aveva alimentato ora esplodeva in lui come scintille. Fu così che tirò un pugno a Logan spaccandogli il naso.
"Astrid deve essere protetta da te, stronzo!"
Logan era caduto a terra col sangue che gli colava sul mento. Si rimise in piedi e saltò addosso a Daryl come una furia. Lo scaraventò contro la rete con una forza tale da rompere altro metallo.
"Basta! Basta! Smettetela!" gridò Astrid.
Era troppo tardi per smettere. Logan iniziò a prendere a cazzotti Daryl più e più volte. Non era mai stato violento e questo spaventò Astrid.
"Logan, smettila! Falla finita!"
Astrid cercò di tirarlo via e porre fine a quella follia, ma Logan si ritrasse con uno scatto e con la mano la spinse per terra.
"Stai bene, Astrid?" domandò subito Nadia.
Daryl con la coda dell'occhio vide che Astrid aveva il gomito sanguinante. Fu la goccia che fece traboccare il vaso della sua rabbia. Mise le mani attorno al collo di Logan e se lo tolse di dosso, dopodiché gli assestò un calcio nelle costole.
"Basta... basta..." biascicò Logan senza fiato.
Daryl lo lasciò andare, le mani gli prudevano dalla voglia di picchiarlo ancora. Invece preferì rivolgersi ad Astrid per aiutarla ad alzarsi.
"Stai bene?"
"E' solo un graffio al gomito. Tu, al contrario, stai sanguinando."
Solo allora Daryl si accorse del sangue che fuoriusciva dal fianco. Un pezzo della rete gli aveva perforato la pelle.
"Nah, niente di grave."
Astrid guardò oltre di lui, laddove Nadia stava prestando soccorso a Logan.
"Ti devo medicare la ferita. Andiamo a casa tua."
Daryl aveva smesso di sanguinare quando arrivarono a casa. Era tutto in disordine, dai piatti nel lavandino alle coperte disseminate ovunque. Dog rizzò le orecchie e si gettò sul padrone in cerca di coccole. Daryl gli grattò il muso e gli ordinò di stare a cuccia.
"Posso venire oppure Dog leccherà anche me?" chiese Astrid.
"Via libera."
La donna lo raggiunse e lo aiutò a disfarsi del gilet e della cintura delle armi. L'arciere faceva respiri bruschi ad ogni movimento.
"Togliti la camicia e fammi controllare." Disse Astrid.
"Eh?"
Daryl andò nel panico a quella richiesta. Non voleva spogliarsi davanti a lei, non voleva mostrarle la sua schiena martoriata. Non voleva essere giudicato.
"Devi toglierti la camicia per lasciarmi controllare la ferita."
"Non è necessario. Me la cavo da solo."
"Non essere sciocco, Dixon. Il mio amico ti ha appena gettato contro il metallo appuntito, il minimo che io possa fare è medicarti."
"Sto bene. Ho anche smesso di sanguinare!"
Astrid inclinò la testa e lo fulminò con gli occhi. Poi capì il motivo di quella reticenza.
"Non guarderò la tua schiena, te lo prometto. Però quella ferita va medicata prima che si infetti."
"Mmh."
Daryl abbassò lo sguardo, sentendosi vulnerabile e fragile. Astrid gli prese la mano e accarezzò le nocche.
"Ti do un bacino se il disinfettante brucia."
"Sei tremenda." Disse Daryl ridendo.
Lentamente si tolse la camicia e la buttò a terra, segnando il pavimento di rosso. In effetti il fianco sinistro riportava un taglio non troppo profondo ma comunque sanguinante e doloroso. Sollevò il braccio per lasciare che Astrid desse un'occhiata.
"Non servono punti. Ora la pulisco per bene, applico una lozione e metto una benda. Dovrai cambiare la benda due volte al giorno."
"Okay."
Astrid riempì una bacinella di acqua tiepida, recuperò il disinfettante dal bagno e tornò in salotto. Daryl si era seduto sul tavolo in modo che per lei fosse facile raggiungere la ferita. Sussultò quando Astrid gli passò il panno umido sulla pelle lacerata.
"Scusami."
"Nessun problema. Continua."
L'arciere non si lamentò più, neanche il disinfettante lo fece trasalire. Astrid, invece, deglutiva e faticava a restare concentrata. Davanti a lei c'era Daryl Dixon senza camicia che metteva in bella mostra i muscoli. I suoi occhi rimbalzavano fra l'addome scolpito e i pettorali definiti. Qualche volta aveva indugiato con lo sguardo sulla cintura dei pantaloni.
"Questo brucerà parecchio." Esordì lei dopo poco.
Daryl non emise un fiato quando Astrid gli applicò sulla ferita la pomata cicatrizzante per aiutare la pelle a rigenerarsi.
"Pensavo peggio." Disse lui.
Astrid sorrise e si concentrò per tagliare le bende della stessa lunghezza.
"Daryl, tu resisti davvero a tutto."
L'arciere si perse ad ammirarla mentre con accuratezza srotolava la benda bianca. Una ciocca le era sfuggita dalla coda e le ricadeva sulla tempia; il sole illuminava di riflessi dorati i suoi capelli castani.
"Non resisto a tutto."
"Allora esiste qualcosa che fa tremare il cuore del valoroso Daryl Dixon." Scherzò Astrid.
"Qualcuno." Precisò Daryl.
Quando lei alzò il mento incontrò gli occhi azzurri dell'arciere che la fissavano. Arrossì e si morse le labbra per l'imbarazzo.
"Alza di nuovo il braccio. Tra qualche minuto sarà tutto finito."
Era bello che qualcuno si prendesse cura di lui, pensò Daryl. Le mani di Astrid erano gentili e delicate, lo toccavano con una leggerezza incredibile. Lui era abituato alle botte, alle cinghiate e alle sigarette spente sulla pelle. Le mani di quella donna erano un toccasana per lui.
"Ecco fatto. Vado a prenderti una camicia pulita."
Astrid fece per allontanarsi quando Daryl la trattenne per il polso. Era stanco di nascondersi. Era stanco di fingere di non provare nulla per lei.
"La mia schiena... voglio che tu la veda."
"Oh, no. Daryl non sei obbligato."
"Va bene così."
Daryl si fece coraggio e lottò contro tutti i suoi dubbi. Lui non era solo un arciere che si dava da fare per la comunità, lui era anche quel passato di sofferenze.
Astrid smise di respirare quando finalmente vide la schiena d Daryl. Le cicatrici erano terribili, scure e frastagliate, alcune addirittura lunghe quanto la sua mano. Aveva voglia di piangere, pensare ad un bambino che viene picchiato era un dolore enorme. Ma si fece forza per lui.
"Adoro i diavoli tatuati."
"Non erano i tatuaggi che volevo farti vedere."
"Allora volevi farmi vedere i muscolo perfetti della tua schiena?"
Daryl sospirò, non sapeva se essere sollevato o indispettito da quelle chiacchiere inutili.
"Astrid..."
"Lo so che vuoi mostrarmi le cicatrici. Ma cosa ti aspettavi? Che scappassi via urlando?"
Daryl si girò verso di lei, un po' per nascondersi ancora e un po' perché voleva guardarla in faccia. Pensava di trovarla disgustata, invece Astrid aveva gli occhi lucidi e un sorriso gentile.
"Mi aspettavo una reazione diversa."
Astrid si avvicinò a lui e lo abbracciò cingendogli i fianchi con le braccia. Poggiò il mento sul suo petto per poterlo guardare.
"Tu, Daryl Dixon, sei troppo bello."
"Piantala."
L'arciere era arrossito, teneva la testa basta nella speranza che i capelli celassero le orecchie rosse.
"La pianto solo se mi dai un bacio."
"Davvero vuoi restare?"
Astrid sorrise per l'ingenuità di Daryl. Aveva conosciuto tanti bambini insicuri e fragili a causa di genitori violenti, e lui era uno di quelli anche a quarantasette anni.
"Davvero."
"Okay."
"Dunque dov'è il mio bacio?"
Daryl sorrise e si chinò, ma fu Astrid a fare scontrare le loro labbra. Quello fu un bacio diverso da solito. Era passionale, travolgente e non aveva nulla di casto. Astrid si fece più vicina e Daryl poté approfondire il contatto. Mentre le loro labbra continuavano a muoversi all'unisono, lei lo fece alzare e lo guidò fino al divano. Daryl era in balìa del momento, pertanto si lasciò cadere fra i cuscini e Astrid si sedette a cavalcioni. Si staccarono quando lui gemette di dolore.
"Scusa! Ti ho fatto male?"
La benda era pulita e quindi la ferita era ancora intatta. Daryl non si sarebbe staccato neanche se avesse cominciato a sanguinare.
"Tutto apposto."
Astrid lo baciò di nuovo, spingendosi su di lui fino a sentire il suo petto nudo contro la stoffa della propria maglietta. Daryl le mise le mani sui fianchi per attirarla a sé. Quando lei gli iniziò a baciare il collo, si abbandonò ad un gemito di piacere.
"Daryl, sono tornata. Daryl! Sei in casa?" strillò la voce di Carol.
Daryl a malincuore mollò la presa su Astrid e si discostò per adocchiare la porta. Astrid stava ansimando al suo orecchio mentre tentava di regolarizzare il respiro.
"Carol è tornata. Non dovrebbe... trovarci così."
"Carol è una guastafeste." Mormorò lei.
Astrid si alzò e si sistemò la maglietta che Daryl aveva stropicciato fra le dita. Sapeva di avere le labbra arrossate per i baci e che Carol se ne sarebbe accorta. Si affrettò a riordinare il kit di pronto soccorso mentre lui si rivestiva.
"Eccovi qui! Nadia mia ha detto che sei ferito." Disse Carol.
Daryl si abbottonò la camicia senza guardare la sua amica, altrimenti sarebbe stato come confessare quanto accaduto.
"Non è grave. Astrid mi ha medicato."
Carol, però, aveva notato che i cuscini erano caduti dal divano e che i capelli di Astrid erano leggermente arruffati.
"Avete giocato al dottore e all'infermiera, eh."
Astrid cercò di mantenere la calma abbozzando un'espressione serena.
"Io vado a vedere come sta Logan. Dobbiamo fare una lunga chiacchierata sul suo atteggiamento. Daryl, riposati per oggi. Ci vediamo dopo a cena."
"Mmh."
Astrid fece ritorno a casa con un sorriso da ebete che attirò subito l'attenzione.
"Come mai quel sorriso splendente?" la punzecchiò Yana.
"Beh, questa ragazzaccia qui ha appena trascorso i dieci minuti più belli degli ultimi anni."
Clara sfrecciò in cucina con il suo peluche di coniglio incastrato nel gomito, zoppicava un poco per via della sbucciatura. Stava piangendo a dirotto.
"Astrid!"
Astrid la prese in braccio e la cullò per farla calmare. Anche Yana le accarezzò per placare le lacrime.
"Piccolina, che succede?"
"Papà mi ha sgridata perché giocavo a voce alta con Polly. Lui è cattivo!"
Polly era il peluche, lo aveva chiamato così dopo che Hunter le aveva raccontato che da bambino aveva una tartaruga con lo stesso nome.
"Logan non è cattivo." Disse Astrid.
"Sì! Ha staccato l'orecchio di Polly!"
Il coniglio difatti aveva un orecchio mozzato da cui cadeva stoffa bianca. Per essersi accanito su un peluche doveva essere furioso.
"Yana ti aiuterà a sistemare l'orecchio del peluche. Io vado a parlare con Logan."
Astrid irruppe nel soggiorno mentre Logan era inginocchiato alla ricerca dell'orecchio staccato.
"Astrid, lasciami spieg-..."
"No! Non dire una parola! Puoi offendere me, puoi gridarmi contro, ma non ti devi permettere di ferire Clara! E' una bambina. Anzi, è la tua bambina!"
"Io non sono suo padre! Ho contribuito a concepirla ma non so nulla di lei. L'ultima volta che l'ho vista aveva due anni e anche allora non riuscivo ad essere un padre come si deve."
Per la prima volta Astrid ebbe una triste rivelazione: Logan, il suo adorabile migliore amico, non c'era più. Il ragazzo gentile e spavaldo di una volta era stato spazzato via.
"Lo so che perdere Olga..."
Logan fece una risata nervosa, le mani fra i capelli che quasi tiravano con forza i ricci.
"Io e Olga abbiamo fatto sesso e per sbaglio è rimasta incinta. Non ero innamorato di lei, non provavo niente. Io non volevo che la bambina nascesse. Non volevo essere padre perché non ero pronto. E' stata tua madre a convincere Olga a portare avanti la gravidanza."
"Perché non me lo hai detto? Avremmo trovato una soluzione insieme!"
L'euforia di Astrid si era tramutata in freddezza. Se Daryl le aveva fatto battere il cuore, ora Logan lo stava infilando con cento lame.
"Astrid, io sono innamorato di te! Questa era la soluzione che avevo sempre sperato per noi. Credevo che ci saremmo sposati e che avremmo avuto dei figli, ma questo virus ha rovinato tutto. Sei sempre stata tu!"
"Non dire queste cose. Non le voglio sentire!" disse lei.
"Non le vuoi sentire perché sai che è la verità. E so che anche tu sei innamorata di me da sempre."
Logan fece un passo avanti e Astrid indietreggiò, non voleva stargli vicino.
"Ero innamorata di te quando avevo diciassette anni! Poi le cose sono cambiate e quei sentimenti sono scomparsi. Io sto con un altro adesso."
"Ovvio! Ti scopi quel topo di fogna con la balestra!" strillò Logan, inferocito.
"Abbassa la voce, di là ci sono Yana e Clara."
"Io ti confesso il mio amore e tu mi parli di quei ragazzini? Sei incredibile!"
"Logan, calmati. Io non ti riconosco più."
Logan avanzò con un passo lesto, l'agguantò per i polsi e la spinse contro la parete. I suoi luminosi occhi verdi erano oscuri come la notte.
"A me importa solo di te. Ho passato tre anni di inferno ad Austell. Mi hanno torturato, mi hanno affamato, e sono stato costretto a uccidere per restare vivo. Lo capisci quando ti amo?"
Astrid comprese che ormai per lui non c'erano speranze. La fine del mondo lo aveva inghiottito e aveva risputato una versione peggiore di lui.
"Sono felice che tu sia vivo. Sono felice che tu e Iris siate tornati. Sei il mio migliore amico da una vita e ti voglio bene, ma l'amore... l'amore è un'altra cosa."
"Tu ami quel Dixon, vero?" sussurrò Logan.
Astrid aprì e richiuse la bocca, incapace di rispondere. Davanti a sé aveva uno sconosciuto che assomigliava al suo amico. Le torture e la fame avevano cambiato Logan trasformando in un mostro rabbioso. Non era vivo per tornare da lei, era vivo perché aveva ucciso qualcuno. Non c'era amore in quelle azioni.
"Vattene, Logan. Non sei più il benvenuto in questa casa e in questa famiglia."
Remy si guardava attorno ma non vedeva Logan da nessuna parte. La piazza di Alexandria era ancora in fermento, gli adulti parlavano e i bambini giocavano. Hunter stava cantando una canzoncina a Clara, Lydia e Yana ridevano per chissà cosa, Iris stava esponendo a Nadia la sua opinione sulla genetica robotica.
"Ehilà."
Astrid si sedette sulle scale di casa accanto a lei, sembrava giù di morale.
"Yana mi ha detto del tuo litigio con Logan. Lo hai cacciato di casa sul serio?"
"Logan non è molto in sé. Chi lo ha rapito deve averlo torturato fino a spezzarlo, ora è solo un uomo distrutto. Non so che fare. Vorrei aiutarlo ma non so da dove partire."
"Non devi aiutare sempre tutti." Disse Remy.
"Ma lui non è uno qualunque. Lui è il mio migliore amico. Se ha perso la strada, tocca a me aiutarlo."
"Anche Iris non è più la stessa. Prima avrebbe fatto il possibile per decifrare il diario, invece adesso le importa poco e niente. Deve essere successo qualcosa di terribile ad Austell."
Remy guardava Iris e vedeva una estranea. Aveva l'aspetto di sua moglie ma non era più lei.
"Vanno male le cose con Iris, eh? Mi dispiace. So quanto lo a ami."
"Solo il tempo ci dimostrerà se vale la pena lottare." Disse Remy.
Astrid non disse nulla. La sua mente era affollata di pensieri: il litigio con Logan, la sua famiglia che si sgretolava, la complicata relazione con Daryl.
"Ho baciato Daryl oggi. Anzi, ci siamo baciati parecchio."
"Ecco perché l'omone non smette di guardarti."
Astrid alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Daryl che era seduto con Aaron e Gabriel. Lei sventolò la mano per salutarlo e lui ricambiò con un cenno del mento.
"Mi piace davvero tanto."
"Lo capisco dalla bava che ti cola dalla bocca." Scherzò Remy.
Le due sorelle scoppiarono a ridere, quasi sembrava di essere tornate sulla veranda di casa loro prima che la fine del mondo iniziasse.
"Astrid, ho sonno." Disse Clara.
La bambina reggeva fra le mani il peluche con l'orecchio rattoppato, Yana aveva fatto un ottimo lavoro. Aveva gli occhietti rossi e sbadigliava.
"Andiamo a dormire, piccolina. Ti racconto una favola?"
"Sì! Hunter, vieni?" domandò Clara.
Hunter, benché non avesse sonno, decise di andare con la bambina per farla addormentare in fretta.
"Certo che vengo."
"Io salgo più tardi." Disse Remy.
Astrid annuì e le stampò un bacio sui capelli, dopodiché prese in braccio Clara e salì in camera con Hunter.
Rimasta da sola, Remy guidò la sedia a rotelle verso il Consiglio cittadino. Aaron smise di parlare quando lei fu vicina.
"Signori, non siate timidi."
Daryl si era acceso una sigaretta e se ne stava stravaccato sul marciapiede a fumare col viso rivolto al cielo notturno. Gabriel si mise davanti a Remy come a volerla proteggere da orecchie e occhi indiscreti.
"I ricognitori sono tornati. Le coordinate che ci avete dato erano giuste. Negan e gli altri hanno trovato qualcosa."
"Cosa?" chiese Remy, curiosa.
"Poesie." Rispose Aaron.
"E' uno scherzo?"
"Purtroppo no. In ogni luogo era nascosta una poesia. Secondo Negan e Carol potrebbero contenere indizi utili."
"Ma io non sono un'esperta di poesie! Io sono brava con la fisica e la chimica." Disse Remy.
"Per questo ci serve Astrid. Pensi che stia dalla nostra parte?" Concluse Gabriel.
"Logan per ora è fuori gioco, quindi Astrid potrebbe stare dalla nostra parte."
Daryl aveva irrigidito la mascella, sentire il nome di Astrid gli aveva ricordato quei baci passionali sul divano di casa sua.
"Daryl, te ne occupi tu? Dobbiamo assicurarci la lealtà di Astrid." Disse Gabriel.
"Me ne occupo io."
"Potete lasciarci? Devo parlare in privato con Daryl." Disse Remy.
"Ci riuniamo domattina all'alba per discutere maggiori dettagli." Annunciò Gabriel.
Aaron e il prete tornarono alle rispettive dimore, e oramai tutti quanti stavano andando a dormire considerata l'avanzata della notte.
"Che devi dirmi?"
"Stamattina ho spiato nello zaino di Logan e ho trovato la collana di Astrid. Come è finita lì? Se Logan è rimasto ad Austell per tre anni è impossibile che abbia la collana."
"Oppure Logan ha seguito Astrid per tutto il tempo." Rifletté Daryl.
"Esatto. Logan non è sempre rimasto ad Austell, per qualche tempo deve averci seguiti dalla Guardia ad Alexandria. Daryl, devi fare molta attenzione."
"Lui dov'è?"
"Astrid lo ha cacciato di casa dopo un litigio e ora è ospite di Ezekiel."
"Dobbiamo risolvere la questione prima che qualcuno si faccia male."
"Sono d'accordo." Disse Remy.Salve a tutti! 🥰❤
Che dire, Carol ha l'occhio esperto e ha beccato i due piccioncini.
Ma Logan? Che guastafeste!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
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Parabellum 2 || Daryl Dixon
FanfictionIn un mondo devastato dai Vaganti, dal virus e anche dagli umani superstiti, si è accesa una luce di speranza: esiste una cura. Astrid e Daryl si recano ad Atlanta per verificare gli indizi disseminati da una fonte sconosciuta in un misterioso diari...