Fossa profonda

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9. FOSSA PROFONDA

Due giorni dopo
La casa non era mai stata così silenziosa. Anche nei momenti più bui, anche quando le condizioni erano pessime, c’era sempre stato spazio per le risate. Da quando Remy era partita, però, non c’era stata neanche mezza risata. Astrid si era chiusa in se stessa, parlava poco e passava il tempo in biblioteca. Hunter e Yana si dividevano fra il lavoro e l’accudimento di Clara. Qualcosa nella loro famiglia si era spezzato e continua a rompersi ogni giorno.
Yana girava il cucchiaio nella minestra meccanicamente. Davanti a lei Clara mangiava a grandi bocconi. Hunter era appoggiato al frigorifero e spiluccava nel piatto.
“Fanculo.” Mormorò il ragazzo.
Yana lo guardò con compassione, anche lei provava la sua stessa frustrazione.
“Hun, siediti. Il frigo si regge da solo.”
Hunter si accasciò sulla sedia e abbandonò la minestra, aveva lo stomaco chiuso da giorni.
“E’ incredibile. Logan e Iris si sono presi gioco di noi. Che bastardi!”
“Non si dicono le parolacce!” lo rimproverò Clara.
Yana accarezzò i capelli della bambina, erano biondi e lucenti come quelli di Logan. Come si reagisce quando qualcuno tradisce la famiglia? E’ possibile il perdono?
“Astrid è a pezzi. Logan è il suo migliore amico, è un fratello per lei, e lui l’ha tradita senza pensarci.”
Clara scese dalla sedia e andò in soggiorno per giocare con suo coniglio di peluche. Hunter si rilassò sulla sedia e distese le gambe sul tavolo.
“Anche Iris è una stronza. Lei e Remy stanno insieme da anni, sono sposate, eppure le ha voltato le spalle. Questa non è più una famiglia.”
Yana allungò il braccio e strinse la mano di Hunter. Lui si irrigidì ma non si ritrasse, aveva bisogno di quel conforto.
“Io, tu, Clara, Astrid e Remy saremo sempre una famiglia. Non dubitare mai di questo.”
Hunter si mise composto e guardò le loro mani unite. Desiderava restare così in eterno.
“Proprio perché siamo una famiglia devo scusarmi con te. Non posso obbligarti a provare dei sentimenti per me. L’amore non è un obbligo. Ti prometto che da oggi torneremo ad essere migliori amici come prima. Non voglio più essere arrabbiato con te.”
Yana trattenne il respiro. Aspettava quella riconciliazione da mesi, ma adesso sembravano solo parole vuote. Ad un certo punto da qualche tempo aveva iniziato a guardare Hunter con occhi diversi. Aveva notato che i suoi occhi avevano delle pagliuzze color ambra. Aveva notato che i suoi capelli – i pochi sopravvissuti alla rasatura – erano soffici.
“Migliori amici anche se ti ho baciato?”
Hunter si alzò e le diede una pacca amichevole sulla spalla.
“Era un bacio innocuo, me lo hai detto in un momento delicato. Non ci pensiamo più.”
Yana, però, sentiva ancora il sapore della sua bocca e dovette fingere un sorriso.
“Va bene. Migliori amici.”
 
Astrid era ferma davanti alla porta dello scantinato da almeno un’ora. Al di là della porta c’era Iris rinchiusa in una cella. Voleva entrare ma temeva di non sopportare quella vista.
“Entrare o non entrare? Questo è il dilemma.” Esordì Ezekiel.
“Voglio solo la verità.” Disse Astrid.
Ezekiel le circondò le spalle con un braccio e le diede un buffetto sul naso. Malgrado avesse trentadue anni, per lui era ancora quella ragazza di ventidue anni conosciuta tempo prima.
“Non sempre conoscere la verità è un bene.”
“Ma è un male necessario. Voglio capire perché Logan e Iris si sono comportati così.”
Astrid stava male da quando aveva scoperto che il suo migliore amico e sua cognata avevano tramato contro lei e Remy. Una daga nel cuore avrebbe fatto meno male.
“Astrid, non intraprendere questa strada. Finirai per stare peggio se rimugini.”
“Non ho altra scelta.”
Astrid spalancò la porta e scese le scale. Iris era sdraiata sulla brandina e si mise a sedere quando la vide entrare. Non era triste né dispiaciuta, era indifferente.
“Mi chiedevo quando saresti venuta.”
“Sono qui perché voglio risposte sincere.” Disse Astrid.
“Logan ha già spifferato tutto, non ho altro da aggiungere.”
Astrid, colta da un moto di rabbia, aprì la cella e afferrò Iris per il colletto. La sbatté contro la parete facendola sussultare di dolore.
“Tu hai tradito tua moglie. Hai tradito me. Hai tradito i nostri ragazzi. Dovresti vergognarti!”
“Astrid, no!” gridò Ezekiel.
Trascinò Astrid fuori dalla cella e chiuse il cancello, poi conservò la chiave nella tasca.
“Sei diventata manesca.” Commentò Iris.
“Divento ancora più manesca se ti metto le mani al collo.” Ribatté Astrid.
Ezekiel non la riconosceva. La sua amica ostentava una rabbia che non le apparteneva, o che almeno per anni era rimasta sepolta.
“Tu non vedi il quadro completo, Astrid.” Disse Iris.
“E quale sarebbe? Illuminami!”
“Non si tratta di amore e amicizia. Non si tratta neanche di famiglia. Si tratta di scienza, di scoperte che possono cambiare la storia dell’umanità.”
Astrid sospirò, era allibita e schifata da quel ragionamento contorto.
“Senza la tua umanità non puoi cambiare la storia. Sono le persone che cambiano il mondo. Persino la scienza ha bisogno delle persone!”
“Ci sono cose che non comprendi.” Disse Iris.
“Hai ragione. Non capisco come tu possa aver tradito tua moglie.”
“Non ho tradito nessuno. Il dottor Stein mi ha aperto gli occhi sulla missione che abbiamo in qualità di scienziati. Io e Remy alla Guardia non avevamo gli strumenti giusti per scoprire la cura. Frank Stein è l’uomo di cui abbiamo bisogno.”
Astrid sentiva lo stomaco in subbuglio. Iris parlava come una fanatica appartenente ad una setta. La sua venerazione per Stein superava l’amore per Remy.
“Perché non sei tornata? Tu e Frank potevate venire alla Guardia e chiedere l’aiuto di Remy. Invece avete agito per conto vostro, coinvolgendo addirittura Logan.”
“Logan era solo una pedina. Bravo a seppellire i cadaveri ma niente di più. Quanto a Remy, lei non avrebbe mai accettato di collaborare con Frank. Tua sorella ha sempre odiato la sperimentazione sugli umani.”
“Anche sperimentare sugli animali è scorretto.” Intervenne Ezekiel.
“L’uomo è in cima alla catena alimentare. Il regno animale è al nostro comando.”
Astrid incrociò le braccia al petto osservando Iris che si muoveva nella cella. Ora lei era l’animale in gabbia, su di lei poteva esercitare una qualche forma di comando.
“Remy è una biochimica eccezionale, tu e lei insieme avreste potuto fare grandi cose.”
Iris le scoccò un’occhiataccia e scosse la testa.
“La cura deve essere sperimentata sugli umani. Alla Guardia c’erano poche cavie, prima o poi avremmo dovuto lasciare l’insediamento e cercare altre persone da testare.”
“Siete spietati.” Commentò Ezekiel, disgustato.
“Siamo pragmatici. Sacrificare poche vite per salvarne migliaia.” Disse Iris.
Astrid avvertì un brivido lungo la schiena, era freddo e la lasciava attonita.
“Sei una genetista ma i calcoli non sono il tuo forte. La popolazione umana si è già dimezzata. Se sacrificate le persone per gli esperimenti non resterà nessuno a cui somministrare la cura.”
“Frank sa quello che fa.” Replicò Iris.
Astrid e Ezekiel si voltarono quando la porta dello scantinato si richiuse. Negan scendeva le scale con un coltello affilato in mano. Sorrideva come se nulla fosse.
“Gabriel vuole che io interroghi Iris. Il coltello è una misura necessaria se la nostra ospite non parla.”
“Non ho nulla da dire. Sapete tutto.” Disse Iris.
Negan si avvicinò alla cella con un sorriso allegro, si divertiva a fare il boia. Passò la punta del coltello sulle sbarre procurando un rumore metallico.
“Ci sono ancora delle questioni da chiarire. Ad esempio, sei stata tu a fare il buco nella recinzione?”
“No.”
“E’ stato Logan?”
“No.”
La voce di Iris era ferma, dunque stava dicendo la verità. Astrid cominciava a pensare che sotto ci fosse dell’altro, quel mistero che lei sentiva addosso ma senza coglierlo.
“Eugene ha detto che usavi il ripetitore per comunicare con due stazioni radio diverse. Con chi parlavi?”
“Con Frank e con altri nostri alleati.” Rispose Iris.
“Parlaci di questi alleati.” La incitò Negan col coltello.
“Chi sono? Si trovano qui ad Alexandria?” aggiunse Ezekiel.
Iris si mise a ridere e fece spallucce. Si sentiva a suo agio nel prenderli il giro.
“Non potete fermare la grande macchina, ormai è già in carreggiata.”
Astrid si sforzò di collegare i puntini per dare un senso a quella sensazione che le pungolava le ossa. Se Logan e Iris non avevano manomesso la recinzione significava che ad Alexandria c’erano altre spie. Ripensò alla lista di nomi trovata nei depositi di Atlanta, al passaggio segreto in biblioteca, alla pen drive lasciata sul cofano.
Le mancava l’aria là sotto, perciò risalì le scale e uscì in strada per respirare. Negan le fu subito accanto.
“Stai bene?”
“C’è un’altra spia. Chi ha fatto il buco nella rete è una persona esperta con i metalli. Chi ha sorvegliato il passaggio in biblioteca è una persona abile a mentire. Chi ha lasciato la pen drive è una persona veloce e scaltra.”
“Tu hai capito chi è.” Annunciò Negan.
“E’ Nadia.”
 
Carol avrebbe voluto spalancare la bocca per la sorpresa, invece si limitava ad annuire. Astrid aveva riunito tutto il Consiglio per dare loro una notizia sensazionale.
“E’ Nadia l’infiltrata. Lei era presente ovunque.  Lei c’era quando abbiamo riparato la rete, quando abbiamo scoperto il passaggio segreto, quando io e Negan siamo tornati da Atlanta.”
Negan alla sua destra annuì per rafforzare quella spiegazione.
“Nadia era a capo di una fonderia, sa come distruggere il metallo e quindi come bucare la recinzione.”
“E poteva usare il passaggio in biblioteca perché lei lo sorvegliava.” Disse Carol.
“E sempre lei ha accolto me e Negan dopo che abbiamo trovato la pen drive.”
Aaron fece irruzione nella sala con espressione lugubre. Rosita dietro di lui entrò con un diavolo per capello.
“Nadia è scomparsa. Nessuno la vede da ieri sera.”
“Forse sta andando ad avvisare Frank di attaccare.” Azzardò Aaron.
Un pensiero orribile si insidiò nella testa di Astrid. Si portò le mani fra i capelli.
“La pen drive era solo una scusa. Sapevano che Remy sarebbe andata alla Guardia per usare il computer. Volevano che lei uscisse allo scoperto.”
“Contatto subito la Guardia.” Disse Carol.
 
Daryl odiava essere al centro dell’attenzione. Alla Guardia tutti lo fissavano, lo salutavano, gli offrivano cibo e bevande, erano tutti premurosi all’inverosimile. Remy e Eugene si erano barricati nella sala computer, lasciandolo da solo a gestire quegli sconosciuti. L’unica consolazione è che gli avevano affidato la stanza di Astrid e lui si divertiva a guardare come la donna aveva allestito quello spazio. C’erano molti dei suoi vestiti – jeans, t-shirt e felpe – e tutti conservavano ancora tracce del suo odore. Sul comodino c’era una foto spiegazzata della sua laurea che la ritraeva insieme a Remy e a sua madre. Sotto al cuscino aveva trovato un piccolo libro di preghiere.
“Astrid andava in chiesa tutte le domeniche.”
Remy era comparsa sulla soglia con un sorriso malinconico. Aveva trascorso notti intere in quella camera con sua sorella a ridere, a piangere, a confidarsi.
“Tua sorella è il prototipo della brava ragazza.” Disse Daryl.
“Sai, Astrid non ha avuto una vita facile. Doveva sempre prendersi cura di me.”
“Mi sembri una che sa cavarsela da sola.”
Remy ridacchiò, lieta che l’arciere avesse notato il suo carattere forte.
“Andavo a cavallo prima dell’incidente. Ero una fantina professionista, una futura stella dell’equitazione.”
“E poi?” chiese Daryl, curioso.
“Poi una notte un camion ha travolto la mia auto. Mi sono svegliata in ospedale con la colonna vertebrale lesionata. Sono stata operata quindici volte, ho fatto fisioterapia per mesi, ma alla fine il danno era irreparabile. Ero finita sulla carrozzina e il mio sogno di cavalcare era stroncato. Avevo solo diciassette anni.”
“Come lo hai superato?”
Remy si spostò dalla carrozzina al letto, voleva stare più comoda e al sicuro sul suo vecchio materasso.
“All’inizio è stato difficile. Sono caduta in depressione, ho allontanato i miei amici e la mia ragazza dell’epoca. Rispondevo male ai miei genitori, maltrattavo Astrid per divertimento.”
“Scommetto che Astrid non si è tirata indietro.” Disse Daryl.
“Aveva quattordici anni ma era più matura di me. Lei passava tutto il suo tempo con me, mi leggeva i libri, mi obbligava a guardare stupidi film, mi costringeva a fare sedute di bellezza. Mi consolava quando avevo le mie crisi di pianto. Restava zitta quando la insultavo perché odiavo il mondo. E’ stata lei ad avermi regalato il primo manuale di biochimica.”
Daryl sorrise nell’immaginare una piccola Astrid che faceva i salti mortali pur di tormentare la sorella maggiore.
“Ti ha convinta lei a iscriverti all’università?”
“Sì. Mi disse che si sarebbe rasata i capelli a zero se non fossi andata al collage. Lei aveva de capelli così belli che sarebbe stato un peccato rasarli, quindi mi sono iscritta all’università. Al campus ho ritrovato la voglia di vivere. Grazie a mia sorella ho avuto amici, fidanzate e una laurea.”
“Astrid non lascia nessuno indietro.” Disse Daryl.
“Esatto. Lei ha messo in pausa la sua vita per aiutarmi.” Ammise Remy.
Daryl sfiorò il cuscino di Astrid con delicatezza. Sentiva la sua mancanza. Voleva vederla, sentirla ridere, parlare con lei di qualunque cosa. Beth aveva sempre avuto ragione: non poteva restare da solo.
“Io credo di essermi innamorato di lei.”
“Era ora!” esclamò Remy ridendo.
Anziché offendersi, Daryl si mise a ridere e roteò gli occhi. Lui e Remy di recente avevano legato molto. Oltre ad aver passato dei momenti bui, entrambi avevano in comune il bene per Astrid.
“Pensi che anche lei provi lo stesso?”
“Astrid ti aspetta da dieci anni, prova esattamente lo stesso.” Confermò Remy.
Daryl stava per dire altro quando la radio gracchiò. Azionò il bottone per ricevere il segnale.
“Qui parla Daryl.”
“Sono Carol. Abbiamo capito che Nadia è l’altra infiltrata. Lei ha bucato la recinzione, lei ha usato il passaggio e lei ha lasciato la pen drive come esca.”
“Come esca?” ripeté Remy, confusa.
“E’ una trappola!” disse Carol.
“Volevano farti uscire allo scoperto.” Spiegò Daryl.
“Che facciamo? La Guardia è sottoterra, è sicura.”
Daryl si alzò, raccattò la balestra e se la gettò in spalla.
“Dobbiamo andarcene. Anche la Guardia potrebbe essere corrotta.”
 
Mentre Remy andava a prendere il suo zaino, Daryl si mise in cerca di Eugene. L’ultima volta lo aveva visto nella torretta di guardia, dunque è lì che si diresse. Il corridoio era sgombro e silenzioso, soltanto i neon delle luci ronzavano. Daryl aveva l’impressione che il pericolo fosse dietro l’angolo. Percepiva un peso opprimente nel petto man mano che avanzava con la balestra sguainata.
“Daryl, no!” gridò Eugene.
Era troppo tardi. Daryl si beccò una gomitata nelle costole che lo fece piegare dal dolore. Gli arrivò un calcio in faccia che lo gettò a terra.
“Lascia la balestra oppure sparo al tuo amico.” Ringhiò Ryan.
Daryl buttò l’arma e alzò le mani in segno di resa. Gli facevano male le costole, sentiva che la ferita al fianco si era riaperta.
“Iris comunicava con te, eh. Dovevo immaginarlo.”
Ryan tolse la sicura e puntò la pistola sulla fronte dell’arciere. Solo il pollice sul grilletto lo frenava dallo sparo.
“Suppongo che tu non sia sveglio come gli altri credono.”
“Perché? Che cosa ci guadagni?” indagò Daryl.
“Frank Stein ha mio nipote Cole. Lui ha solo sedici anni, i suoi genitori sono morti e pensa che anche io sia morto. E’ per lui che sto tradendo la mia gente.”
Daryl in parte lo capiva. Anche lui avrebbe dato l’anima per Judith, per Lydia e per tutti i suoi cari.
“Possiamo salvare tuo nipote. Devi solo abbassare la pistola e poi potremo parlarne.”
“No! Stein ucciderà Cole entro mezzanotte se io non ammazzo Remy.” Disse Ryan.
“Hai il coraggio di ammazzare a sangue freddo una tua amica?”
“Non voglio farlo, ma lo farò per mio nipote. Ha sofferto già troppo.”
“Noi possiamo trovare la cura prima di Stein!” inveì Eugene.
Ryan si voltò e puntò la pistola contro la sua tempia.
“Voi non capite. Austell è una fortezza, protetta più di Alexandria e della Guardia. Stein ha allestito un laboratorio attrezzato negli anni e ha un team di scienziati al suo fianco. Lui è l’unico in grado di trovare la cura.”
“E che ne dici di Dorothy? So che Astrid contava su di te.” Disse Daryl.
“Dorothy era un bel sogno, niente di più. Tutte scartoffie inutili e indizi assurdi che non hanno mai portato da nessuna parte. Anche se Remy trovasse la formula non sarebbe in grado di produrre la cura perché non ha un laboratorio fornito.”
“Possiamo prenderci il laboratorio di Stein.” Indugiò Daryl.
Ryan inclinò la testa e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
“C’è un motivo se nel diario viene soprannominato Frankenstein. Lui è un mostro. Fa esperimenti su chi si ribella al suo dominio e poi seppellisce i cadaveri martoriati. Ha anche fatto dei test sui bambini.”
Daryl sentiva la testa pulsare di dolore. Era difficile concentrarsi con tutta quella sofferenza che gli lacerava il corpo. Si sforzava di restare sveglio e lucido. Remy presto sarebbe arrivata e lui intanto doveva guadagnare tempo.
“Tu non sei come lui. Astrid dice sempre che sei un uomo onesto, sei un vero amico.”
“Astrid è ingenua. Non riusciva neanche a vedere la cattiveria di Logan. Lei ripone troppa fiducia nelle persone.”
Un rumore sordo fendette l’aria. Ryan giaceva a terra col petto sanguinante.
“L’ho sempre detto che parli troppo.” Disse Remy.
Se ne stava in corridoio con un fucile nero lucido tra le braccia, lo sguardo determinato come mai nella vita.
“Ottima mira.” Si complimentò Daryl.
“Non sono mica pessima come mia sorella.”
Remy lo aiutò a rimettersi in piedi e si spostò per raggiungere Eugene. Per fortuna era illeso, solo molto spaventato.
“Forza, ragazzone, alzati.”
“E’ morto?” domandò Eugene, la voce tremante.
Daryl posò le dita sul collo di Ryan, il battito era debole ma presente.
“E’ vivo. Lo scarichiamo in infermeria?”
“Se ne occuperà Jade, è lei che ora comanda la Guardia.” Disse Remy.
“Noi torniamo ad Alexandria.”
 
Il giorno dopo
Astrid non aveva chiuso occhio. Avevano contatto la Guardia più e più volte prima di ricevere una risposta. Jade aveva raccontato loro gli avvenimenti della giornata: Ryan lavorava da mesi per Stein, era lui che aveva monitorato le ricerche di Remy e che aveva comunicato con Iris. Con suo grande rammarico, Astrid non ci era rimasta male. Ormai aveva capito che chiunque poteva tradire chiunque. Certo, Ryan lo aveva fatto per suo nipote ma il fine non giustificava i mezzi.
“Quanto è adorabile il tuo broncio.” Disse Negan.
Astrid non disse niente. Era a corto di parole e sorrisi, la sua mente era solo un miscuglio di preoccupazioni.
Negan si sedette sull’altalena e prese a dondolarsi, per quanto glielo permettessero le lunghe gambe magre.
“Astrid, smettila di tormentarti. Ti sta fumando il cervello.”
“Io non capisco. Non riesco a capire perché tutti ci abbiano traditi. Iris, Logan, Nadia e persino Ryan!”
“La gente fa cose brutte quando è disperata. Ne so qualcosa.” disse Negan.
Astrid si coprì la faccia con le mani, faticava a trattenere le lacrime. Avrebbe voluto essere risucchiata da una voragine piuttosto che affrontare quello strazio.
“Voglio andarmene, Negan. Voglio ritirarmi in solitudine in un posto tranquillo con la mia famiglia.”
“Non puoi. Questa è anche la tua battaglia.” Obiettò Negan.
“Più combatto, più accumulo perdite. Non ne vale la pena.”
Negan le strinse la mano e ne baciò il dorso. La pelle della donna era fredda e screpolata.
“Quando la mattina vedi il sole, quando senti il calore sulla pelle, è allora che capisci che vale sempre la pena. Tu combatti per Remy e per i tuoi ragazzi. Tu combatti perché la tua famiglia abbia un futuro migliore.”
“E tu per cosa combatti?”
“Per il ricordo di mia moglie. Voglio ricordarla fino a che avrò vita.”
“Chi l’avrebbe mai detto che sei un tipo romantico.” scherzò Astrid.
Entrambi si misero a ridere, e in quelle risate c’era un fondo di pianto.
“Anche i cattivi sono uomini e come tali possono essere sconfitti.”
Astrid di colpo sorrise e Negan si girò seguendo il suo sguardo. Da una Gip stavano scendendo Remy, Eugene e Daryl.
“Sono tornati. Ce l’hanno fatta!”
Astrid andò da loro correndo come una scheggia. Carol si era già fiondata a salutare Daryl e Rosita stava abbracciando Eugene.
“Remy! Remy!”
L’attimo dopo Astrid cadde in ginocchio e stritolò la sorella in un abbraccio. Remy ricambiò la stretta con gli occhi lucidi. Per un momento, quando Ryan aveva premuto il grilletto, aveva creduto di non rivederla mai più.
“Sorellina, mi sei mancata. Non ti lascerò mai più.”
“Ti voglio un mondo di bene.” sussurrò Astrid.
Alle loro spalle Daryl e Carol parlottavano a bassa voce con Negan per non interrompere le due sorelle.
“Avete visto qualcosa per strada?” domandò Negan.
“Non c’era nessuno. Non siamo stati pedinati, non siamo stati attirati in una imboscata, niente di niente.”
“Impossibile. Nadia se l’è svignata in fretta per avvertire Stein.” Disse Carol.
Daryl adocchiò Astrid e si morse le labbra, era felice di riavere Remy ma nel suo sguardo c’era una tristezza profonda.
“Le opzioni sono due: o Nadia si è nascosta oppure Stein sta arrivando col suo esercito.”
“Solo il tempo saprà dircelo.” Sentenziò Negan.
 
Astrid si godeva la brezza autunnale al riparo dagli altri. Aveva scovato una panchina appartata dove si rifugiava quando voleva stare da sola. Remy stava già dormendo, troppo sfinita dal viaggio, e così anche Clara. Yana e Hunter chiacchieravano di musica e proverbi indiani in giardino.
“Quella è Merope.”
Astrid, che fino ad allora si era persa ad ammirare le stelle, sorrise senza voltarsi.
“Fa parte delle Pleiadi, vero?”
“Abbiamo un’esperta di stelle qui.” Disse Daryl sorridendo.
“Tu detieni il primato, mio caro.”
Astrid gli fece spazio sulla panchina e posò la testa sulla spalla di Daryl dopo che lui si fu sistemato.
“Ho una cosa per te. Spero che vorrai indossarla ancora.”
L’arciere estrasse dalla tasca del gilet un piccolo sacchettino di iuta decorato da un fiocco bianco. Dentro era conservata la collana di Ella.
“La collana di mia madre.”
“L’ho ripulita, l’ho disinfettata e ho limato il bordo stagliato. E’ come nuova.”
La luce del lampione illuminava perfettamente la frase incisa sul davanti: animae duae, animus unus”, ovvero “due vite, un’anima sola”.
“Oh, Daryl.”
Astrid stava piangendo senza rendersene conto. Daryl non sapeva se fosse felice o triste, ma poi la vide sorridere fra le lacrime per la commozione.
“Astrid, tua madre…”
“Non voglio saperlo. Non voglio conoscere i dettagli della sua morte. Questa collana mi permette di tenerla sempre vicino al cuore.”
“Come preferisci.”
“Puoi mettermela al collo?”
“Certo.”
Astrid alzò i capelli e Daryl bisticciò col gancio per appuntare la collana; le sue mani erano troppo rozze per un oggetto tanto delicato. Lei sorrise e si mise sotto la luce per farsi vedere.
“Come mi sta?”
“Sei un incanto. La collana… volevo dire… la collana è un incanto.” Balbettò Daryl.
“Sei davvero incapace con i complimenti, Dixon.”
“Non sono bravo in queste cose. Scusami.”
Astrid sorrise per la dolcezza dell’arciere. Benché si mostrasse sempre di acciaio, aveva l’anima pura.
“Avrai tempo per allenarti. Insomma, puoi riempirmi di complimenti ogni quindici minuti.”
“Per caso è una minaccia?” ironizzò Daryl.
“Era una generosa offerta che non puoi rifiutare.”
“Tecnicamente mi stai dando un ordine.”
Astrid rise, si sentiva più spensierata adesso che lui era tornato.
“Minaccia, offerta, ordine, chiamala come ti pare. L’importante è che mi dici quanto sono fantastica ogni quarto d’ora.”
“E’ vero che sei fantastica.”
“Lo so.”
Daryl ghignò e si grattò la nuca per l’imbarazzo. Quella donna lo provocava e lui abboccava all’amo ogni volta. E gli piaceva quel gioco.
“Domani mattina vorrei che tu mi aiutassi a gestire il protocollo di emergenza.”
“Certo. Dobbiamo annullare il memoriale per prima cosa.” Disse Astrid.
“Ora come ora non possiamo festeggiare. Stein arriverà presto.”
“E noi saremo pronti.”
Rimasero in silenzio ancora un po’, godendosi quegli ultimi stralci di tranquillità. Poi Daryl si alzò e tese la mano verso di lei.
“Dai, ti accompagno a casa.”
 
Astrid aveva rallentato il passo. Si sentiva spossata, quasi non aveva più forza nelle gambe. Passarono davanti casa di Jerry e salutarono i bambini con la mano, poi augurarono una buona notte anche a Ezekiel.
“Astrid, ti senti bene? Sei pallida.” Disse Daryl.
“Sono stanca. Non dormo da tre giorni e a stento ho mangiato.”
“Devi mangiare. Punirti togliendoti il cibo è sbagliato.”
Astrid abbozzò un piccolo sorriso imbarazzato.
“Non si tratta di questo. Ero troppo agitata per mangiare. Tu e Remy eravate lontani e io ero in pensiero.”
“Ti avevo promesso che sarei tornato.” Ribatté Daryl.
“Questo mondo non sempre ci permette di mantenere le promesse.”
Nel frattempo avevano raggiunto casa di Astrid. Hunter e Yana erano ancora fuori a strimpellare con la chitarra. Meno male che erano tornati amici, i loro bisticci erano diventati insopportabili.
“Ehi!” li accolse Yana.
Astrid ebbe un capogiro che la costrinse a reggersi a Daryl. L’arciere le cinse la vita col braccio prima che cadesse a terra.
“Astrid, che hai?”
“Mi gira solo la testa. Devo mettere qualcosa sotto i denti.”
Daryl la sentiva molle fra le braccia. Era diventata così pallida da riflettere quasi la luce del lampione.
“Tu non stai affatto bene.”
“Non è nien-…”
Astrid svenne. Avrebbe battuto la testa sul marciapiede se Daryl non l’avesse agguantata in tempo.
“Astrid! Svegliati, su!” disse Yana.
Hunter toccò la fronte di Astrid, era bollente e sudata fradicia. Le sue labbra stavano diventando blu, la pelle erano cosparsa di brividi. Sulle mani stavano nascendo delle bolle rosse.
“E’ stata avvelenata. Portiamola dalla dottoressa Morgan.”
Daryl prese in braccio Astrid e seguì Hunter che lo guidava verso l’infermeria. Yana continuava ad accarezzare i capelli della tutrice e a sussurrarle parole di conforto.
“Vai ad avvisare Remy e Gabriel.” Ordinò Daryl.
Mentre Yana correva per dare l’avviso, Hunter si scagliò sulla porta dell’infermeria per bussare.
“Un momento! Un momento!” disse una voce.
La dottoressa Morgan si era svegliata di soprassalto, lo indicavano i capelli arruffati e gli occhiali storti sul naso.
“Che succede?”
“Astrid è stata avvelenata. Ha le labbra blu, eruzioni cutanee sulle braccia e sta aumentando la febbre.”
“Presto, entrate. Mettetela sul lettino e tamponatele il sudore. Hunter, sei pronto?”
Hunter era il suo apprendista da poche settimane ma si era reso un valido studente. Il ragazzo annuì perché avrebbe dato se stesso pur di salvare Astrid.
“Sono pronto.”

Salve a tutti! 🥰💕
Qui non si sta mai tranquilli, eh!
Questo Frank non ci piace per niente.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

Parabellum 2 || Daryl Dixon Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora