PARTE 9

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Presi i biglietti entrano e Alberto rimane scioccato: non ha mai visto niente di così grande, se non il fondo del mare.
<<Bello vero? Ci sono già stato un paio di volte con la classe. Andiamo nella sala delle meduse>> dice Luca, prendendo per mano il suo "amico"; appena messo piede in quella stanza, Alberto rimane più stupito di quando sono entrati dentro all'acquario, perché la vasca delle meduse è veramente alta e larga, infatti esclama <<Ehi Luca, perché non ci siamo trasformati? Non siamo in mare? E come fanno tutte queste persone a respirare?>> <<AHAHA sono solamente delle vasche molto grandi, siamo sulla terra ferma e si sembra di essere in mare. Vuoi sapere una curiosità sulle meduse?>>.
Alberto ama ascoltarlo quando gli parla di cose da sapientoni: quando era a scuola e si mandavano delle lettere, Luca gli raccontava tutto quello che imparava.
Il ragazzo non capiva niente di quello che c'era scritto, ma gli piaceva pensare che il suo amato amava raccontarlo a LUI.
<<C-certo, spara pure!>> <<Sono costituite dal 98% di acqua e i loro tentacoli sono urticanti, infatti tendono a pizzicare gli umani mentre fanno il bagno a mare, qualche volta>> dice Luca tutto entusiasta.
"Non so cosa stia dicendo, ma so solo che è troppo intelligente" pensa l'altro, che viene interrotto dai suoi pensieri dal più piccolo che gli prende la mano e lo conduce in un'altra sala: PADIGLIONE BIODIVERSITÀ.
<<Ma quella è Priscilla! LUCA perché è lí?! Tiriamola fuori>> dice Alberto, subito dopo essere entrati: si mette a strillare e andare in panico, perché Priscilla è una sua amica di infanzia, ovvero un pesce pagliaccio con cui parlava.
Notando che le persone li stanno guardando malissimo, Luca interviene <<Calma Albe. CALMATI. Quella non è Priscilla!>> <<Come puoi dirlo! È lei, la conosco da quando ho quattro anni... PRISCILLA TI TIRERÓ FUORI DI LÍ>>.
Dato che la situazione sta peggiorando, il piccoletto lo ferma prendendolo per le spalle e lo abbraccia, sussurrandogli <<Perfavore ascoltami. Quella non è Priscilla. Qui ci sono molti pesci che si assomigliano, ma quella non è Priscilla, te lo posso assicurare. Vieni usciamo di qui>>.
Usciti dall'acquario, Luca fa sedere Alberto su una panchina in riva al mare: sa che il suono dell'acqua lo calma.
<<Mi dispiace di aver dato di matto, ma tengo molto a Priscilla>> <<Non ti preoccupare. Anche io la prima volta ho dato di matto, dovevi vedermi: tutti quanti i miei compagni di classe ridevano>> <<Che babbei>> replica Alberto.
Vedendo l'amico in imbarazzo e capendolo, dato c'è già passato, Luca fa <<Vedi quell' ombrellone viola? >> <<Sì>> <<Il primo che arriva, ha la doppia porzione di trenette al pesto... al mio tre. Pronto?>> <<Sono nato pronto>> <<Tre... due... uno>>.
Iniziano a correre lungo la spiaggia libera: non c'è nessuno, la luce del sole si riflette nell'acqua del mare, i loro piedi alzano la soffice sabbia. Ridono.
"Che bello, non voglio che finisca questo momento " pensano entrambi.
A un certo punto Luca inciampa su un sasso, mentre Alberto arriva all'ombrellone viola, grida <<Trenette al pesto arri... LUCA!>> e corre da lui. <<Oh cavolo, non ci voleva. Ma è possibile che ti fai sempre male piccolo Luca>> dice per farlo ridere: ci riesce e l'altro replica <<Ma non è niente tranquillo, è solo una sbucciatura al ginocchio>> <<Sbucciatura un cavolo. Ce la fai a venire verso l'acqua? Così ti disinfetto la ferita>> <<Grazie bagnino>> <<Ma smettila... ce la fai a camminare?>> <<Non credo, mi dispiace >> <<Non dispiacerti>> dice Alberto.
Lo prende sulle sue spalle e lo porta verso il mare: con molta attenzione lo mette a sedere e versa un po' d'acqua sulla ferita.
Luca grida dal dolore e l'altro odia vederlo soffrire.
Dopo aver medicato, si strappa un pezzo della maglietta e lo cinge intorno al ginocchio; <<Ma sei impazzito? Perché ti sei rotto la maglia?>> <<È  necessario, così la ferita non peggiora fino a che non torniamo a casa>> <<Grazie Albe>> <<Di niente piccolo Luca>>.
Dopo un momento molto lungo di silenzio, Alberto, per tirare su di morale Luca e fargli passare un po' di dolore, dice << Sai cosa ci vuole per alleggerire il dolore, sapientone?>> <<No >> <<Il SOLLETICO>>.
Inizia a fargli il solletico e di conseguenza anche l'altro inizia.
Ridono a crepapelle: si ritrovano con le facce così vicine, che possono sentire i respiri a vicenda.
Si guardano negli occhi, che dicono "Ti amo".
Quell'istante rimarrà impresso anche nel futuro e sarà la cosa a cui faranno riferimento quando saranno arrabbiati, tristi...
Vengono interrotti dalla voce di Giulia in lontananza <<Ragazzi, siamo qui! Dobbiamo andare a cena!>>; mentre quei due arrivano da loro, la rossa dice alla madre <<Non hanno combinato un bel niente, ma credo abbiano capito che si amino a vicenda, secondo te?>> <<Credo che non lo abbiano ancora capito, ma penso che ora siano vicini più di prima>>.
Quando finalmente le raggiungono, Luna se ne esce con <<Ragazzi è troppo tardi per poter tornare a Portorosso... Starete da me e chiamerò Massimo per avvisarlo, ok?>> <<Ok>> rispondono in coro. 
La ragazza nota il ginocchio di Luca fasciato e la maglietta di Alberto rotta, dunque chiede <<Cosa è successo?>> <<È caduto e ho cercato di medicare la ferita>> replica il moro; Giulia guarda la madre con quello sguardo che vuol dire "Sta funzionando".
Luna la guarda e, rivolgendosi ai ragazzi, dice <<Beh una ragione in più per sbrigarci a tornare a casa. Luca ce la fai a camminare?>> <<Non molto bene>> <<Alberto puoi aiutarlo?>> <<Ma certo signor- certo Luna>>.
La rossa ha capito cosa vuole fare la madre e, appena si girano, le batte il cinque.

-HELOO THERE I'M THE AUTHOR-
Quetsa è la parte che mi è venuta più lunga di tutte.
Incomprensioni? Ci sono
Errori? Pure
Vabbe spero si capisca.

NON CE LA FACCIO SENZA TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora