< Y/n fai quello che ti dicono e non cercare di scappare > disse mia sorella stringendomi la mano mentre un furgone, pieno di ragazzine, ci stava portando in qualche luogo a noi sconosciuto.
< Ho paura... > dissi a bassa voce guardando le altre ragazze nel furgone, tutte impaurite proprio come me.
< Non devi... ci sono io qui > disse mia sorella abbracciandomi e nel mentre mi accarezzava dolcemente i capelli.
In quel momento il furgone si fermò e sentimmo dei passi arrivare fino al dietro del veicolo. Improvvisamente due uomini vestiti da poliziotti aprirono le porte del furgone. Avevo la luce accecante del sole dritta in faccia e non vedevo quasi nulla, le uniche cose che riuscivo a distinguere erano mia sorella e i due uomini.
< Forza scendete > disse un uomo con un tono freddo e privo di emozioni prendendo per il braccio la ragazzina che mi era seduta di fronte per farla scendere.
I due uomini fecero scendere tutte quante dal furgone per poi farci mettere in fila. Io ero in piedi affianco a mia sorella che le stringevo la mano. Avevo solo 6 anni, ero ancora piccola ed ingenua ed avevo molta paura. Ad un certo punto, arrivarono altri due uomini con la stessa divisa di quelli che ci avevano fatto scendere dal furgone ed iniziarono a dividerci in due gruppi. Io ero ancora attaccata a mia sorella mentre i due uomini selezionavano le ragazzine e mettevano le più grandi da un lato e le più piccoline, come me, dall'altro. In quel preciso istante capii che mi avrebbero separata da mia sorella così le strinsi la mano e feci per scappare.
< Tu vieni con me > mi disse uno dei due afferrandomi per il braccio bloccandomi. Io non volevo andare con lui e non volevo allontanarmi da mia sorella così iniziai a piangere ed a urlare.
< Lasciatela andare > urlò mia sorella seguendomi, ma l'altro uomo la bloccò < LASCIATELA ANDARE > ripeté con un tono di voce più alto mentre veniva portata dalla parte opposta < Y/N! Y/N... > fu l'ultima parola che sentii da mia sorella prima di essere portata via.
Mi svegliai di soprassalto, tutta sudata e con il respiro corto... avevo fatto uno dei miei soliti incubi. Mi capitava spesso di averli nell'ultimo periodo, ma questa volta era diverso.
Dopo anni di addestramento per diventare una spia avevo completamente dimenticato di aver avuto un'infanzia. Tutti i ricordi mi tornarono in mente circa 4 anni fa, durante una missione finita male per coloro che mi controllavano, ma finita bene per me. Dopo 12 anni sotto il loro comando, ero riuscita a riprendere il controllo della mia mente e riuscii a scappare dalla Russia arrivando a New York. Quando arrivai in città non avevo una casa, non avevo dei soldi, non avevo nulla. I primi sei mesi riuscii ad andare avanti trovando posti per dormire la notte in rifugi per senza tetto, finché finalmente vidi un annuncio per un posto di lavoro in un bar e, avendo bisogno di soldi, accettai subito. Dopo circa un anno che avevo iniziato a lavorare riuscii a guadagnarmi i soldi necessari per affittare un modesto appartamento a New York. Aveva un piccolo openspace con cucina e sala, una camera e un bagno. Lo spazio era ridotto ma, per quello che mi serviva, andava più che bene visto che rientravo a casa giusto per dormire a causa del mio lavoro.
Mi rigirai più volte sotto le coperte per cercare di riprendere sonno ma non ci riuscii. L'incubo che avevo appena avuto continuava a ronzarmi in testa. Mi girai sul lato destro e vidi che la sveglia segnava le tre e mezza del mattino. Richiusi gli occhi e provai nuovamente a riaddormentarmi, ma invano. Così, dopo molti dubbi, decisi di alzarmi dal letto e prepararmi con calma visto che alle sei dovevo iniziare il mio solito turno. Andai in bagno e mi lavai la faccia e i denti, poi tornai in camera ed andai verso l'armadio per prendere un paio di leggings ed una felpa nera e li indossai. Misi delle scarpe da tennis e feci una coda alta. Andai in sala, presi le chiavi di casa, il telefono con le cuffie ed uscii andando a fare una corsetta per far passare quei pensieri. New York a quest'ora era semplicemente stupenda. In giro per le strade non c'era quasi nessuno, solamente qualcuno che staccava o attaccava da lavoro a quell'orario. I marciapiedi erano liberi rispetto a come sono durante la giornata, pieni di persone che vanno di fretta e non fanno nemmeno caso a dove camminano. Dopo nemmeno un quarto d'ora arrivai al Central Park, luogo in cui andavo sempre per schiarirmi le idee. La musica ancora continuava a rimbombare nelle mie orecchie mentre continuavo a correre godendomi la dolce tranquillità di New York in quelle ore. Dopo quaranta minuti tornai a casa, feci colazione con una tazza enorme di caffè e dello yogurt con della frutta fresca, poi andai a farmi una doccia. Uscita dal bagno con capelli e trucco fatti mi andai a vestire mettendomi la solita uniforme per il lavoro. Ormai si erano fatte le cinque e tre quarti così presi la borsa con dentro il mio telefono, il caricatore e le chiavi di casa ed uscii dall'appartamento chiudendo a chiave la porta.
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ANOTHER WIDOW // Steve Rogers
FanfictionQuesto è un immagina su steve rogers. Dopo ben 12 anni passati sotto il controllo della stanza rossa ed essere stata separata a soli 6 anni dalla sorella, ormai morta, y/n ha finalmente trovato una stabilità a New York. Dopo 4 anni che viveva nella...