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DUE GIORNI DOPO

Dopo due lunghi giorni passati dentro casa a rimuginare su tutte le cose che ero venuta a sapere in meno di mezza giornata, finalmente tornavo a lavoro. E dico finalmente perché così sarei riuscita a distrarmi da quei pensieri che ormai erano fissi nella mia mente. 

Sarei riuscita a dimenticare la continua sensazione che ormai mi stava opprimendo, quella di essere spiata in ogni singolo momento della giornata. Nonostante fossi più che brava nel combattimento e che non avevo mai avuto bisogno di aiuto perché sapevo difendermi da sola, avevo un po' di timore. Non volevo tornare ad essere il burattino di qualcuno, non volevo essere manovrata per compiere azioni ingiuste, non volevo più tornare a vivere quella vita che ormai da 4 anni mi sembrava essere più che lontana, ma che in realtà continuava ad intromettersi tra me e l'avere una normale esistenza. In due giorni non ero più uscita di casa e si può dire che mi ero quasi barricata dentro. Avevo abbassato tutte le serrande, chiuso le tende... avevo persino iniziato a fare un giro in più di serratura prima di andare a dormire, poi "dormire" per modo di dire. La sera, quando mi mettevo a letto, facevo fatica ad addormentarmi a causa della mia ansia di essere tenuta sotto controllo e, quando ci riuscivo, la mia mente e i miei ricordi prendevano il sopravvento. Come al solito, ogni volta che chiudevo gli occhi, sognavo ricordi della mia infanzia e, cosa più peggiore, tramite i sogni mi tornavano in mente azioni e fatti accaduti in quei lunghi dodici anni sotto il controllo della stanza rossa. Era una tortura e ormai non riuscivo più a dormire.

In due giorni ero riuscita a dormire si e no per un totale di 8 ore. Infatti quella mattina, quando mi svegliai, notai sotto i miei occhi due occhiaie scurissime. Quel giorno facevo il turno serale, quindi avrei iniziato a lavorare alle sei per poi staccare alle due e tornare a casa. Decisi di farmi una bella doccia fredda per cercare di levarmi di dosso la stanchezza di quelle due notti burrascose e mi riempii due tazzone di caffè caldo. Passai tutta la mattinata e il primo pomeriggio a stuzzicare patatine e snack salati mentre guardavo Criminal Minds, una serie tv che parlava di un gruppo di agenti dell'FBI che risolvono crimini studiando i profili psicologici di coloro che li hanno commessi. Mi piaceva molto questa serie, perché, nonostante fosse molto intrigante, mi coinvolgeva così tanto che ormai riuscivo a risolvere tutti i casi e scoprire i colpevoli prima dei detective stessi.

Quando si fecero le cinque misi tutto a posto e andai in camera per prepararmi. Volendo stare comoda misi un leggings nero ed una magliettina a maniche corte sempre nera. Mi feci una coda alta per evitare che i capelli mi finissero in faccia mentre lavoravo e, guardandomi allo specchio, decisi di truccarmi. Non ero una ragazza che si truccava spesso, o per lo meno mettevo sempre e solo un po' di mascara. Ma quel giorno decisi di mettere un po' di correttore per coprire quelle due occhiaie sotto i miei occhi e un po' di blush per ridare un colorito più naturale alla mia pelle. Ovviamente come sempre, mi ero messa anche il mio amatissimo e immancabile mascara. Una volta che finii di prepararmi, presi la borsa con le chiavi, il telefono, il portafoglio ed uscii di casa dirigendomi a lavoro. 

Quando arrivai, trovai dietro al bancone Jake e Madison, che finalmente era tornata dal suo viaggio. Andai nello spogliatoio per poggiare borsa e cappotto e, dopo essermi messa il grembiule, raggiunsi i miei colleghi al bancone ed iniziai il turno. Dopo 8 lunghe ore di lavoro era giunta l'ora della chiusura del locale. Dopo aver aspettato che tutti i clienti se ne fossero andati io e Madison, Jake quel giorno aveva staccato prima, avevamo pulito e sistemato tutto il bar e, dopo esserci cambiate, eravamo uscite e avevamo chiuso il locale.

< Ci vediamo domani Mad > dissi salutando la mia collega che, a sua volta, mi salutò con un dolce sorriso per poi sparire nell'oscurità della notte.

Quella sera era più buio delle altre in cui tornavo a casa dopo un turno serale. Le stradine di New York erano vuote, come ogni notte, e ovunque mi girassi c'era una nebbia così fitta che mi impediva di vedere a due passi davanti a me. Controllai l'orario sul telefonino, erano le due e dieci minuti. Sentivo freddo, così mi chiusi il cappotto fin sotto al collo e misi anche il cappuccio. Stavo quasi per arrivare a casa, dovevo solo svoltare l'ultimo angolo per poi proseguire qualche altro metro, quando sentii un rumore assordante dietro di me. Mi girai di colpo pensando che fosse qualche malavitoso che mi stava seguendo. Ma quando mi girai, vidi un gatto sopra il bidone dell'immondizia e una bottiglia di vetro a terra frantumata in mille pezzettini.

ANOTHER WIDOW // Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora