Primo trauma

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 "Stavolta è stato strano strano"

La prima cosa che ho pensato alzandomi dal letto, dolorante per la camminata fatta il giorno prima.

Se adesso il sogno che chiameremo "riunione" è come un treno familiare, la prima volta è stata come venire preso in piena faccia da quello stesso treno.

Sono 5 anni che questo sogno è diventato parte di me e del mio strambo cervello.

La prima volta è stata al ritorno da una rassegna teatrale con la scuola, tornati a casa faceva caldo, ero stanco e a malapena mi reggevo in piedi ma avevo deciso davvero, in quel momento in che direzione (che probabilmente non arriverà mai) avrei mandato la mia vita, quindi, ero felice.

Sono andato a dormire e mi sono risvegliato là, in questa stramba stanza grigia che andava avanti a perdita d'occhio come quando guardi il mare. In quella gita lo avevo visto per la prima volta e molto probabilmente ne sono rimasto influenzato.

In lontananza un mucchio di legno e sterpaglie e una figura che le raccoglieva.

Mi sono avvicinato

M.C. "Buongiorno, scusa se non sono riuscito a preparare tutto prima del tuo arrivo, ma pensavamo ci avresti messo di più ad addormentarti," disse sorridendomi un istante e continuando a sistemare le sterpaglie.

Era poco più alto di me, gli occhiali erano bianchi e indossava un completo nero con una cravatta grigia, ma... era me? Era me! Aveva la mia faccia, la mia voce, i miei capelli. Ero Io!

"...eh?"

M.C. "Oh, è normale tu sia molto confuso e lo sarai per molte altre volte. Ma farò in modo che la tua e nostra permanenza qua sia il più confortevole possibile." Mentre dice queste cose, nemmeno mi guarda, aggiusta un pezzo di legno, tira fuori dal taschino un fiammifero e lo lancia sul mucchio di roba secca che prende fuoco come se fosse stato riempito di alcol prima.

Dal fottuto nulla spunta dietro di me un bimbetto, capelli spettinati, maglietta di topolino bianca rossa e blu, scalzo, che mi ha tirato un morso su un braccio e ha urlato a squarciagola:

M.P. "PERCHÈ NON TI FAI MALE COME ME?"

M.C. "Hai già dato abbastanza problemi a noi, Me, non puoi fare di peggio. E in più è un sogno, non puoi fisicamente fargli del male a meno che qualcuno non lo morda nello stesso punto e nello stesso istante in cui lo stai facendo tu ma nel mondo reale. Ma, Me, è solo come un pesce rosso preso alla fiera di Novembre, quindi dubito che possa mai succedere."

M.P. "MA IO VOGLIO FARGLI MALE, UFFAAAAAAAA"

"Ho facoltà di parola?"

M.C. "Ovvio"

"Che diavolo sta succedendo, dove sono e perché somigliate tutti così tanto a me?!"

M.C. "Stai sognando, sei nel tuo cervello e siamo tutti te"

"Eh?"

M.F. "Si esatto, siamo tutti quanti una tua versione, veritiera o meno che sia. Siamo tutti te."

Disse un tizio alto, magro, dai lunghi capelli biondi, lisci e gli occhi marroni.

"Tu sei tutto tranne me"

M.F. "Già, io sono il te falso. Quello che non esiste e che è esattamente il tuo contrario"

"Ok... mettiamo che io vi creda. Cosa... facciamo?"

M.C. "Parleremo, del più e del meno, di quanto le tue scelte siano stupide, di quanto tu non possa vivere una vita felice... le solite cose con cui parli con te stesso"

Quella volta misero le cose in chiaro, mi spiegarono le regole, mi dissero che sarei tornato lì.

Il tizio vestito bene non l'ho praticamente più visto, mi ha detto che non si sarebbe più fatto vedere a meno che non fosse successo qualcosa di veramente brutto e catastrofico e ha mantenuto la promessa.

Gli altri sono rispuntati ogni tanto qua e là, come zanzare che pensavi di aver ucciso, che hai ucciso ma guarda un po' ce ne sono altre otto pronte a succhiarti il sangue...

Sangue, già, di questo probabilmente parlerò la seconda volta.

Comunque sia, ho parlato per un sacco di tempo con gli altri Me.

Quello piccolo ad un certo punto mi ha morso la mano e non si è più staccato.

Tutto sommato, sono contento di non essere alto, magro, pieno di piercing e vestito di borchie.

Quel Me non era affatto simpatico, non avrebbe fatto battute o paragoni idioti... tipo il pollo.

Probabilmente si sarebbe passato una mano tra i capelli e avrebbe fatto un paragone con dei fiocchi di neve o delle gocce d'acqua, che, per quanto bello e poetico, non è affatto divertente quanto immaginarsi dieci stupide piume che dicono

"Ma vi ricordate quando quel pollo ha fatto svegliare tutto il vicinato e hanno dato la colpa a noi?"

"Aaaaaah, si, maledetto Jeff"

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