Biiip... biiip... biiip...
Zelda cominciò a sentire quei suoni, dapprima lontani e surreali, poi, come se fossero una macchina in corsa, li sentì avvicinarsi fino a che il ronzio diventò intollerabile per le sue orecchie. Che ora si sarà fatta? Essendo le sue palpebre ancora troppo pesanti per aprirsi completamente, cercò di captare tutto quello che succedeva intorno a lei. Poteva percepire delle voci ovattate provenire dal corridoio, e nell'aria il solito odore di amuchina, mescolato al profumo della pioggia che aveva impregnato i suoi vestiti. Oramai si saranno asciugati, pensò. Ma poteva riconoscere un altro odore, oltre a quelli predominanti: l'aroma alla menta che tanto amava.
Inconsciamente, cullata dal quella fragranza, ritornò in uno stato di dormiveglia, e rimase così fino a quando colse un movimento. Era stato minimo, tanto che per un attimo credette di esserselo sognato, ma l'aveva avvertito. Si ridestò di colpo e tirò su il capo, i suoi occhi lampeggiarono di energia. Le era sfuggito un dettaglio rilevante, un rumore che si era intensificato: era il respiro di Haru, il suo respiro regolare, quello che era abituata ad ascoltare quando si accoccolava sul suo petto o quello che aveva quando si addormentava sul divano sopra di lei in procinto di guardare un film, quello di sempre. Gli sfiorò le gote con i polpastrelli, e in risposta ricevette un brontolio.
Lo vide svegliarsi lentamente, disorientato, eppure sembrava tranquillo, come se avesse compreso di trovarsi al sicuro. Istintivamente egli si girò più che poté verso la figura che aveva scorso alla sua sinistra, e arricciò le labbra all'insù.
"Ma buongiorno, orsetto mio" gli sussurrò Zelda, sorridendo a sua volta alla vista di tutta quella tenerezza; per la prima volta quel giorno rivide gli occhi color nocciola con le sfumature di marrone scuro di cui si era infatuata, e quell'espressione stanca ma serena che non lo abbandonava mai. Cercò di risistemargli i capelli scarmigliati in modo che non sembrassero un cumulo di paglia lasciato disordinatamente al bestiame, e parve apprezzare quel gesto, poiché richiuse gli occhi e scosse la testa per avvicinarla di più alla sua mano, incitando Zelda a proseguire.
Continuò ancora per un minuto, dando vita ad un legame fatto di sensazioni ed emozioni, poi si rammentò della raccomandazione del medico, quindi si alzò lentamente. "Non ti muovere, torno subito" mormorò, poi uscì dalla stanza, non prima di avergli stampato un bacio sulla fronte tiepida.
Daisuke era seduto su una sedia e stava leggendo, e Hoshino stava sonnecchiando accanto a lui. Zelda nutriva una profonda ammirazione per quei due individui, l'avevano lasciata sola sapendo che non avrebbe amato la compagnia, non le avevano detto nulla di troppo amorevole o confortante perché conoscevano la sua indole, ma gli erano rimasti vicini comunque. Non sarebbe mai riuscita a ripagarli pienamente per tutto quello che avevano fatto per lei, lo sapeva bene.
"È successo qualcosa?" chiese il corvino, ridestando l'altro con uno schiocco di dita davanti al suo viso.
"Si è svegliato" e ridacchiò nel comparare il risveglio del suo ragazzo a quello del povero Hoshino -che aveva uno sguardo molto assonnato e disorientato, un poco infastidito-, sicuramente meno delicato del primo.
"Vado a chiamare il dottore" disse subito dopo, incamminandosi nel corridoio. Gli altri due si guardarono per decidere chi sarebbe entrato, ma nessuno accennò a rinunciare né tantomeno ad alzarsi, quindi rimasero immobili, e quando la ragazza tornò li trovò in quella stessa posizione, come due corridori pronti alla partenza che stavano aspettando invano il colpo di pistola in aria. Il medico si insinuò all'interno, richiamando Zelda con un gesto e dicendole che una volta finita quel veloce esame sarebbe potuta entrare, prima di chiudere la porta dietro di lui.
Finalmente ella poté dare un'occhiata intorno a sé e analizzare ciò che prima aveva visto come dietro uno strato denso di nebbia. Nonostante non ci fosse molto da dire su quel posto, lei cercò di imprimere quelle immagini nella sua memoria, insieme alle emozioni che aveva provato, come una macchina da scrivere che marcava la carta. Sotto i suoi piedi si estendeva un pavimento piastrellato, ai lati le pareti erano divise in due parti, una grigia e l'altra bianca; quest'ultima comprendeva anche il soffitto, dove le lampade a led erano distanti circa quattro, cinque metri l'una dall'altra, ed emanavano una luce quasi accecante. In quel modo si sarebbe rammentata tutto di quel giorno.
"Volete andare voi?" chiese la ragazza ai due ancora seduti, dopo che il medico, descritta loro la prognosi del giovane, si allontanò nuovamente.
"Credo sia meglio che vada tu" disse Hoshino in risposta, e l'altro annuì: "quando sarai stanca ci daremo il cambio".
Quando ella rientrò, Haru non aveva più la maschera sul viso, e si era sistemato con la schiena appoggiata ai cuscini. Nonostante ciò era ancora molto debole, quasi fragile come un bicchiere di cristallo, si poteva capire dal suo sguardo assonnato. In più l'effetto degli anestetici non era ancora scomparso, altrimenti avrebbe sentito dolore. Dolore, sì, ma dove?, pensò Zelda non appena si mise seduta. Il dottore non aveva mai accennato ai tagli in sé, oppure lei, troppo sovrappensiero, non aveva sentito quella parte? Ah, poco importa, concluse nella sua mente. Quello che contava ora era la sua salute, le ferite le avrebbe scoperte quando gliel'avrebbe curate.
"Come ti senti?" mormorò, mentre riprendeva a carezzare i capelli al suo ragazzo.
"Mmh..." mugugnò, sbattendo le palpebre più volte pacatamente.
"Ho capito, ti piacciono le coccole"
"Hm"
"Vuoi un po' d'acqua?" fece per alzarsi, ma lui la bloccò afferrandole il polso, scuotendo la testa in segno di dissenso.
"V-voglio un bacio" sussurrò, chiudendo gli occhi e protendendosi verso di lei.
Zelda allora gli prese la mano e gliela sfiorò appena con le labbra sogghignando, ma lui sbuffò, quindi gli lasciò un'altra carezza questa volta sulla mandibola. Tuttavia non era ancora soddisfatto, e aggrottò le sopracciglia.
"Che c'è?" fece lei ridendo, e il ragazzo si premette freneticamente l'indice sulla guancia, mantenendo gli occhi socchiusi.
Però quando ella si avvicinò per accontentarlo, lui le prese il mento con due dita e annullò l'esigua distanza rimasta tra di loro. Seguì una serie di piccoli ma dolci baci, che risuonavano nella stanza, insieme al cinguettare dei passerotti.
"Contento ora?" fece lei, viziandolo ancora un po' con le coccole e lasciandogli di tanto in tanto qualche bacio, azioni che lo fecero quasi ricadere tra le braccia di Morfeo.
"Mmh"
Ho avuto tanta paura, rifletté osservando il giovane addormentarsi di nuovo. Paura di perderti, pensò, ma rifiutò di dire anche questo ad alta voce; perché non voleva sciupare l'atmosfera che si era creata, e perché non ce n'era bisogno. Lui già era a conoscenza di ciò che accadeva nella sua mente. Dalla prima volta che l'aveva guardata dopo essersi svegliato, aveva frugato dentro la sua anima e aveva compreso il suo stato d'animo. Perché lui era il suo angelo, e come tutti gli angeli aveva il compito di proteggerla. E quale altro metodo, se non quello di guardare nel profondo delle persone?

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𝘞𝘩𝘪𝘴𝘬𝘦𝘺 | 𝘏𝘢𝘳𝘶 𝘒𝘢𝘵𝘰
Fanfiction𝘤𝘳𝘢𝘻𝘺 𝘭𝘪𝘵𝘵𝘭𝘦 𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨.. ❝ hαru , fugou keiji balance unlimited ❞ ! tw: hospital ecc. ! ↬ short fanfiction ─ 𝙘𝙖𝙡𝙡𝙚𝙙 𝙡𝙤𝙫𝙚 ♡