UNA FESTA BURRASCOSA
Arrivai a casa, aprii la porta e mia madre cominciò ad urlarmi contro.
<< Chiara!! Ti sembra questa l'ora di tornare a casa?!>>
<< Io e tua madre eravamo molto preoccupati>> disse mio padre seduto sulla sua vecchia poltrona in salotto, senza distogliere lo sguardo dal suo giornale, come se il discorso gli fosse estraneo.
<< Mi dispiace, pensavo che anche oggi sareste arrivati tardi... come ogni giorno>>
<< Cos'è, ci stai rinfacciando che torniamo a casa tardi ogni sera?! Ricorda che io e tuo padre lo facciamo solo per te, dopo tutti i sacrifici che facciamo è questo il modo con cui ci ripaghi?>> intervenne mia madre.
<< Sono veramente deluso da te, è questo il modo in cui ti abbiamo cresciuta?>> aggiunse mio padre con tono sprezzante.
<< È questo il problema!! Non siete voi ad avermi cresciuta, non ci siete mai stati, io ho sempre fatto tutto da sola!>> dissi, correndo in camera mia e sbattendo la porta alle mie spalle. Scoppiai in un pianto liberatorio, non sentivo più le urla di mia madre, come se fossero inesistenti. Fui veramente dispiaciuta di averle risposto in quel modo, il vero motivo era che forse volevo farla sentire in colpa, se sono così ora non è di certo merito suo. Quando ero piccola, ho sempre provato invidia verso gli altri bambini, anche per una banale recita scolastica, i loro genitori erano lì, pronti ad accogliere i propri figli tra le loro braccia a fine spettacolo. Invece quando chiedevo ai miei genitori di passare del tempo con me, la risposta era sempre la stessa, "Mi dispiace Chiara, io e tuo padre abbiamo una riunione di lavoro", in qualsiasi occasione mi sono sempre fatta forza da sola. Questo è un aspetto di me che non ho mai mostrato a nessuno, l'ho sempre mascherato con un sorriso, alla gente basta un sorriso per dimostrare che va tutto bene quando in realtà non lo è.
Mi buttai sul letto e senza nemmeno accorgermene mi addormentai.
Sentii il telefono che squillava, guardai l'orario convinta di essere nuovamente in ritardo per scuola, e invece l'orologio segnava le 03:22 di notte.
<< Pronto?>> dissi ancora assonnata.
<< Chiara?! Ma dove sei finita, non ti abbiamo visto più>>
<< Voi piuttosto dove eravate finite?! Vi ho cercate ovunque>> risposi, riconoscendo la voce di Chloe.
<< Ti va di scendere? Sono sotto casa tua è successo un casino..>>
<< Sono subito da te>> mi alzai subito dal letto, infilai le ciabatte e scesi le scale, sperando di non fare rumore.
<< Ehi>> Chloe era seduta sullo scalino e si girò vedendomi aprire la porta.
<< Ehi, allora, mi spieghi che è successo?>> le chiesi, sedendomi accanto a lei.
<<Tutto cominciò quando mi allontanai da te...>>
Chloe Soine
Più mi avvicinavo all'entrata più riuscivo a sentire la musica farsi meno torbida, fui la prima delle tre ad entrare. Cominciai a guardarmi intorno, in mezzo alla folla, mi sentivo osservata, giudicata. Il mio respiro cominciò a farsi più affannoso, sentii due mani sopra le mie spalle, da un lato Chiara e dall'altro Sophie, ci sorridemmo e sentii un'immediata sicurezza dentro di me. Mi voltai e notai subito Nick, e lo raggiunsi subito, le sue braccia mi avvolgevano, mi sussurrò quanto fossi meravigliosa quella sera. Chiesi a lui e i suoi amici se volessero qualcosa da bere e mi avviai. Incontrai Sophie, e le chiesi dove fosse Chiara, cominciammo a guardarci intorno. Sophie mi diede un colpetto al braccio.
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"Two Souls"
Teen FictionChiara,una ragazza romantica, sognatrice ed estroversa si ritrova a confrontarsi con Nate.. lui totalmente diverso da lei, eppure si completano a vicenda. Una storia che la stessa Chiara da adulta, racconta alla figlia Audrey, dopo aver ricevuto del...