Capitolo I

41 1 0
                                    

Sono stata lasciata a San Valentino e non è un caso che il martire morì decapitato, in una relazione devono perdere entrambi la testa, altrimenti è un'esecuzione. Lo so, è una frase stupida, me l'ha detta un giorno un ragazzo che frequentavo e mi è rimasta impressa a tal punto da tatuarmela.
Sono stata mollata con un banalissimo "tra di noi non può funzionare" seguito dai cinque minuti più imbarazzanti della mia vita: lacrime e singhiozzi irrefrenabili di fronte a casa sua aspettando un autobus che sembrava non arrivare mai.
Stavamo insieme da poco ma credevo che lui fosse quello giusto, l'ho conosciuto la scorsa estate durante una festa sulla spiaggia: dopo ore di sguardi è venuto a chiedermi l'accendino, chiaramente era una scusa ma non vedevo l'ora che ne trovasse una, dieci minuti dopo eravamo dietro a una cabina a baciarci come degli adolescenti...Due settimane dopo mi ha chiesto di essere la sua ragazza esattamente nello stesso posto, con una rosa e un accendino nuovo.
"Così non devo chiederlo a nessun'altra", mi ha detto ridendo. Io odio le rose, ma a quel faccino era impossibile dire di no.
Cinque mesi dopo mi ha lasciata con una scusa altrettanto stupida; una delle mie canzoni preferite dice "una cosa funziona solo se ci credi", evidentemente l'unica che ci teneva ero io, ma è impossibile amare per due.
Sono al terzo anno di infermieristica, ho passato esami di psicologia con 30 e lode eppure non capisco cosa possa essergli passato per la mente nel momento in cui ha deciso di scaricarmi il giorno che dovrebbe essere il più dolce e pieno d'amore di tutto l'anno, vorrei si potessero curare le ferite del cuore allo stesso modo in cui si suturano quelle del corpo.
Ora sono passati sei giorni ma è come se fossero trascorsi sei secondi, quando mi spoglio sento ancora i suoi occhi su di me e mentre cucino mi viene spontaneo girarmi a chiedere se manca un po' di sale, ma non c'è nessuno a rispondermi. Le serie tv non sono più divertenti senza lui a farmi il solletico e riempirmi di domande a cui probabilmente non saprebbe rispondere neanche il regista, il sole non riscalda, brucia, il vento non rinfresca, congela, i passerotti sul tetto mi fanno bestemmiare e il gelato si scioglie più in fretta sporcandomi la felpa.
La temperatura massima in questo periodo è di 12º, il bus per l'università è ogni giorno più in ritardo e i miei capelli sono così sporchi che potrebbero assumermi in un frantoio.
Va tutto male, potrebbe andare peggio? Certo. Potrebbe andare meglio? Forse, ma per il momento non ci conto più di tanto.

PharmakonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora