-CAPITOLO 4

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Rimasi a piangere per vari minuti, non riuscivo a credere che il mio primo amore, una delle persone a cui tenevo di più in vita potesse dimenticarsi di me,di noi.
Decisi di alzarmi, nella mia vita ne avevo passate di peggiori. Non mi potevo far buttare giù da uno stronzo del genere.
Dopo circa un ora arrivò a casa mio fratello, che vedendomi con gli occhi ancora rossi e in condizioni pessime si precipitò da me.
"Che cosa è successo?!" Mi chiese
"Nulla tranquillo hahah, mi avevano fatto uno scherzo e ci ero rimasta male però poi appunto mi hanno spiegato" dissi io cercando di nascondere tutto.
"Ok." Rispose lui. Non lo vedevo convinto, ma sapeva che insistere con me non dava risultati. Se una cosa non la voglio dire non la dico.

Decisi di andarmi a fare una doccia e,finita , iniziai a fare i compiti.
Si erano fatte ormai le 4 .
"Non vai a cena con Jean oggi?" Disse mio fratello. Perfetto, se ne ricordava anche lui ma non il mio ragazzo. Top.
"No, ha fa fare." Dissi io imitando la voce con cui me l'aveva detto .
"É successo qualcosa?" Chiese.
"No, e ora sto studiando, per piacere esci" lo spinsi fuori dalla porta. Prima di chiuderla, ho notato la faccia di Levi corrucciata, e chiuse lui la porta sbattendola. Odiavo litigare con lui.
Dopo aver finito i compiti, misi da parte tutto il mio orgoglio e andai a chiedere scusa a mio fratello, d'altronde era colpa mia, gli avevo risposto malissimo.
"Ehi" dissi, Levi era sul divano. Nessuna risposta. Al che, andai sul divano e mi sedetti accanto a lui .
"Mi dispiace per come ti ho risposto, davvero ero soprappensiero e non l'ho fatto apposta. Scusami, sai che ti voglio bene." E lo abbracciai. Lui però, non ricambiò e , anzi, mi guardò male. Mi staccai.
"Ora però io ti ho chiesto scusa, non mi sembra il caso di fare l'orgoglioso per una litigata da niente." Dissi un po' amareggiata. Non rispose e anzi, mi continuò ad ignorare.
"Io non chiedo scusa due volte, se le vuoi accettare bene, sennò continua pure a non parlarmi, ciao." Dissi io e mi alzai, mi vestii velocemente ed uscii di casa.
La mia vita stava andando di male in peggio.
Accesi il telefono e mi trovai 20 chiamate perse da Jean e tanti messaggi da Connie che mi cercava per l'amico. Non volevo sapere niente di nessuno.

Camminando arrivai al parco dove eravamo solito andare io e Jean . Mi sedetti sulla panchina e mi misi le cuffiette. Dopo circa 10 minuti sentii urlare il mio nome.
"T/n!!" Era Jean .
Feci per alzarmi ma lui non me lo permise .
"Per favore fammi parlare" disse.
"Parla." Rispose freddamente.
"Scusami tantissimo. Oggi é successa una cosa a mia mamma e tra i mille pensieri mi sono dimenticato di questo giorno. Mi dispiace davvero tanto. Non l'ho fatto apposta. Giuro che non succederà mai più. Io ti amo T/n, senza di te non resisto. Ero seduto con Marco perché l'ho incontrato e mi ha offerto un caffè. Perdonami." Al che mi porse delle rose e una scatolina. Era una collanina con le nostre iniziali incise su un cuoricino.
Ero ancora arrabbiata, ma quando si ama una persona non si riesce a rimanere arrabbiati per molto. Mi alzai e lo abbracciai, dopodiché lui mi baciò con molta passione, e da lì andammo a casa sua dove passammo il resto della serata a fare quello che penso abbiate capito.
"Cazzo sono le 22! Non ho avvisato mio fratello" dissi io in preda al panico
"Vuoi restare qui?" Mi chiese Jean
"No tranquillo, ora è meglio se torno a casa, grazie di tutto amore, ti amo" mi iniziai a vestire e uscii da casa sua correndo. Avevo il telefono morto .
Ripensai a ciò che era successo, e mi accorsi che anche se pensavo di amarlo con tutta e stessa forse un po' l'amore era svanito. Non ci feci caso e tornai a casa. Aprii silenziosamente la porta e...

"Dove cazzo eri? Non mi hai neanche risposto alle mille chiamate che ti ho fatto!" Disse Levi
"Quindi ora parli?" Chiesi io ancora arrabbiata
"Comunque scusa ti avrei avvisato ma mi si é spento il telefono e-"non feci in tempo a finire la frase che mi arrivò uno schiaffo in volto.
"Basta! Vattene in camera tua" mi disse lui con il tono di voce più alto che mai. Non mi aveva mai parlato così . Le lacrime scesero da sole e corsi nella mia stanza.
Chiusi a chiave e rimasi lì per tutta la notte. Piansi.
La mattina dopo mi alzai con molto mal di testa, e scesi in cucina. Levi non c'era . Non ci feci molto caso. Dopo un paio d'ore tornò con una busta in mano. Lo guardai male per un secondo e cercai di andare in camera, ma lui mi afferrò il polso.
"Lasciami subito. Cos'è, oltre che ad urlarmi in faccia senza farmi parlare ora vuoi di nuovo menarmi?" Dissi io con una freddezza che non avevo mai usato con mio fratello
"Perdonami." Disse lui con lo sguardo basso.
"Non sempre tutto si risolve" mi liberai dalla presa e mi chiusi in stanza.
Dopo un paio d'ore dovevo andare in bagno e, davanti alla porta di camera mia però trovai una busta con dentro dei dolci, i miei preferiti. La lasciai li, non avrei perdonato così facilmente mio fratello.

Passarono delle settimane normali, tranne per il fatto che non rivolgevo la parola a mio fratello. Arrivò così anche il giorno della partenza di Jean .
Lo accompagnai all'aeroporto con Marco, che sarebbe partito con lui.
"Mi mancherai così tanto" dissi io tra le lacrime.
"Non piangere piccola,tornerò" mi disse lui dandomi un abbraccio. Marco ci guardava infastidito e non capivo il perché.
"Jean dobbiamo andare." Disse il moro in modo freddo.
"Allora ciao amore" e mi lascio un bacio.
"Ciao, mi mancherai, ti amo" dissi io. Lui però non ricambio l'ultima frase, mi sorrise solamente. Non ci feci caso.

Nel frattempo arrivò Connie che mi riaccompagnò a casa con la sua moto.
"Grazie uber" dissi io quando eravamo arrivati a casa mia .
"Sono 800 euro grazie" disse lui.
"Cretino" dissi e gli diedi una pacca nella testa. "Piuttosto, vuoi rimanere a cena? É tardi, puoi anche dormire qui se ti va" chiesi al mio amico.
"Non posso non accettare" disse, e scese dalla moto per entrare in casa mia.
Appena entrato, mio fratello lo salutò e salutò anche me, ma non ricambiai.
Arrivati in cucina, Connie mi chiese "T/n ma perché non saluti tuo fratello?"
"Lascia stare. Io non ci parlo." Risposi.
"Perché?" Chiese lui. Gli spiegai quello che era successo.
"Ah, mi dispiace, forse ha un po' esagerato." Disse. Io feci solo cenno di sì con la testa

Finito di cenare, tirai fuori il secondo letto che avevo sotto il mio e lo feci per Connie, dopodiché andai a farmi una doccia.
Ero davvero soprappensiero, e appena tornata in camera mi tolsi l'accappatoio per vestirmi. Appena mi accorsi di quello che stavo facendo, mi cercai di coprire il più possibile: c'era Connie in camera che mi fissava con occhi sgranati.

<<é solo grazie a te.>>  (connie springer x reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora