Could it be magic

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A quell'ora del mattino il Belvedere era deserto.

L'indomani sarebbe partita e voleva portar via con sé ogni dettaglio di quel luogo magico. Sì, magico era l'aggettivo che calzava a pennello... perché lì il suo cuore aveva ripreso a battere per amore. Un amore a senso unico, forse, chissà?, ma pur sempre amore.

L'amore è una cosa semplice? Caro Tiziano, ma che film hai visto? Non è affatto così, anzi... Se mia sorella fosse qui, però, ti darebbe ragione perché la complicata sono io, che sono un pericolo per me stessa, non ne ho la percezione e mi ci butto a capofitto e...

"Sapevo di trovarti qui", disse una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare per lo spavento.

Con il cuore in gola si voltò. Sapeva a chi apparteneva quella voce, ma rimase comunque senza fiato: il ragazzo che le aveva rubato il cuore era a un passo e le sorrideva imbarazzato.

"Scusa, non volevo spaventarti. Pensavo mi avessi sentito arrivare. Mi dispiace, sono inopportuno, magari volevi stare da sola e...".

"N-no, no, scusami tu. Ero distratta", balbettò imbambolata. "Stavo pensando a...".

A te, stavo pensando a te!, avrebbe voluto dirgli, ma se l'avesse fatto sicuramente sarebbe scappato a gambe levate. O sarebbe scappata lei. La sua sincerità aveva questi effetti collaterali, non sempre produceva i risultati sperati e talvolta la faceva apparire aggressiva.

"All'atmosfera magica che si respira qui?", rispose lui, sorridendole di nuovo.

L'imbarazzo era palpabile. Non riusciva a muoversi, tanto meno a spiccicar parola.

Lui la osservava di sottecchi, indeciso sul da farsi. Non voleva spaventarla e farla andar via.

Spirits move me, every time I'm near you
Whirling like a cyclone in my mind
You're my life line, angel of my lifetime
Answer to all answers I can find...

Ah, perfetto! Adesso sento la musica come Giovanna D'Arco sentiva le voci...

"Balliamo?".

La voce di lui la riscosse. Non era impazzita, la musica c'era davvero e proveniva da qualche parte, e quella mano tesa verso di lei era altrettanto reale.

"N-non so ballare...", balbettò.

"Neanch'io. Basta seguire la musica".

Sorrise e strizzò un occhio.

Con le farfalle nello stomaco, poggiò il palmo sulla mano tesa e intrecciò le dita a quelle di lui, che le circondò la vita con un braccio, riducendo le distanze.

Il cuore le batteva forte e le gambe erano diventate gelatina.

La stretta era rassicurante, pian piano si rilassò e appoggiò la testa sulla spalla di lui, che la fece aderire ancora di più a sé.

Le baciò la testa, la fronte, la tempia. Baci leggeri che avevano il potere di farla tremare fin nel profondo.

Alzò la testa e i loro sguardi si persero l'uno nell'altro...

"Ehi, Bella Addormentata!", esclamò lui. "Ti ho chiesto se posso offrirti un caffè".

Could it be magicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora