Oggi è stato il mio primo giorno di liceo.
Mia sorella, Francesca, ne è fuori da quest'anno. Ho vissuto con molta empatia il suo percorso, fantasticando su come sarebbe stato il mio.
Niente di esclusivo, ovviamente! Ogni ragazz* sogna questo momento per tutta la vita. Chissà quanti nuovi amori e amicizie, quante nuove esperienze...È stato un buon risveglio, questa mattina faceva meno caldo del solito. Il meteo sul cellulare segnava 28 gradi, una leggera brezza proveniente dalla finestra mi ha svegliata in maniera piacevole. I miei fratelli erano ancora a letto, sono andata in cucina a preparare la colazione per tutti.
Il profumo dei pancakes mi mette di buon umore, si prospettava una giornata di sole, in tutti i sensi.
A dire il vero, avvertivo una certa nostalgia. Pensai al fatto che presto quella tavola sarebbe rimasta vuota, mio fratello, ormai, aveva la sua vita ed il suo lavoro e mia sorella, di lì a poco, sarebbe partita per l'università. Stavamo crescendo, i nostri equilibri stavano cambiando.
Tutto sommato, però, fu un bel momento di scambio e condivisione.Finita la colazione, mi preparai, avevo già scelto con cura l'outfit giusto per l'occasione: un paio di jeans mom-fit, una t-shirt bianca ed una camicia azzurra a righe bianche da annodare in vita. Niente di speciale, penserete.
In realtà, non sono particolarmente bella, mi definirei una ragazza qualunque. Sono piuttosto bassa e, secondo il parere dei più, troppo magra. Non mi sta mai bene nulla di quello che indosso, pertanto il mio guardaroba non è per me una priorità.Dopo aver cercato disperatamente le mie Vans, le indossai in fretta e corsi in giardino. Non feci in tempo a mettere su un filo di trucco, mio padre era in auto ad aspettare da quasi mezz'ora, chissà come si sarebbe infuriato se avessi continuato a prendermela con comodo.
In macchina non mi rivolse la parola, cercai di capirne il motivo, ma non feci altro che peggiorare la situazione. "Sei snervante! Non credere che il mondo giri intorno a te, se non ho voglia di parlare avrò i miei motivi. Adesso scendi e non combinare troppi guai a scuola".
Ero abituata a comportamenti del genere da parte sua, mi trattava sempre così. La solita figlia pasticciona, insolente e invadente, questo ero per lui.
Entrai a scuola, tremavo per l'emozione
Una collaboratrice scolastica mi aiutò a trovare l'aula della mia nuova classe. Non potevo crederci, c'era lei. In prima fila, nella mia classe, con quelli che sarebbero dovuti essere i miei compagni per i prossimi cinque anni, c'era Eleonora. Mi aveva tormentato la vita alle medie, avrei voluto dimenticarla.Lo stomaco iniziò a stringersi e a fare male, il cuore batteva sempre più forte per la rabbia. Ero agitata, impaurita, ancora più insicura del solito. I miei occhi grigi diventarono sempre più gonfi a forza di trattenere le lacrime.
Una notifica sul cellulare aggravò il mio stato d'animo:
"Alice mamma sta molto male..."
Sentii il sangue ribollire nelle vene. Ero sul punto di scoppiare in lacrime davanti a tutti. Cercai di controllarmi, andai in bagno.
Perché non ero stata informata delle condizioni in cui si trovava la mamma? Ma soprattutto, perché dirmelo così? Non avrebbe potuto parlarmene papà in macchina?
Io gli adulti non li capirò mai. Mio padre e quel suo modo di fare così cinico, sempre arrabbiato con il mondo, non fanno altro che peggiorare ogni situazione. Ha serie difficoltà a relazionarsi con me e i miei fratelli, come avrete già intuito.
Non sapevo cosa fare, avrei voluto godermi con la spensieratezza dei miei quindici anni il primo giorno di liceo, ma non facevo che pensare a mia madre, a Eleonora, all'anaffettività di mio padre.
Avevo un disperato bisogno di conforto, ma non sapevo neppure dove andare a cercarlo, o forse non volevo saperlo. Non mi è mai piaciuto mostrare le mie fragilità agli altri, per lo meno non in maniera diretta.Di ritorno in classe, un ragazzo molto alto e con fare distratto, mi arrivò addosso. Alzò lo sguardo dallo smartphone e accennò un sorriso per scusarsi. Poi si allontanò.
Un incontro apparentemente insignificante, ma in quegli occhi malinconici ci avevo visto qualcosa. Erano troppo profondi e belli per essere di una persona qualunque.
Nonostante ciò, continuai per la mia strada, tornai al mio posto.
Eleonora non faceva altro che sghignazzare e ridere di me con le sue nuove amiche.Mi sentivo impotente, ma non potevo cascarci di nuovo, non di nuovo per colpa sua.
Proprio adesso che la bilancia aveva raggiunto quella maledetta cifra.
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Onde
Teen FictionQuanto è difficile essere giovani oggi? Il mondo cinico degli adulti continua a scontrarsi violentemente con quello febbricitante di passioni dei più giovani. I primi, spesso, non riescono ad ascoltare i bisogni dei loro figli e infieriscono, indic...