Capitolo 2

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Qualche anno fa, avevo una migliore amica. Valentina era un pilastro fondamentale della mia vita, condividevamo tutto, ma essere sua amica mi faceva stare molto male.

In realtà, non era del tutto colpa sua. Prima di conoscermi, aveva un'altra migliore amica: Eleonora, sì proprio lei. Non ha mai sopportato l'idea che Valentina avesse altre amicizie, secondo il suo punto di vista gli amici sono di proprietà privata, diede inizio ad una vera e propria - malsana - competizione.

Chiedeva a chiunque incontrasse chi fosse più simpatica tra me e lei, cercava di screditarmi in tutti i modi, stava cercando di farmi terra bruciata attorno... E ci riuscì.

Improvvisamente tutti i miei amici smisero di cercarmi, mi sentivo sola contro il mondo intero, perché anche Valentina, ormai, non era più la stessa.

Credetti di essere il problema, volevo cambiare, migliorarmi, ma fu tutto inutile. Eleonora iniziò a prendersi gioco del mio aspetto fisico, a causa della sua popolarità, tutti erano soliti pensare e agire come lei.
Vero e proprio body shaming di massa.

piatta come una tavola, chi la vorrebbe?"
"Sta scomparendo, è invisibile"
"Antipatica e davvero secca, la peggiore della scuola"

Queste sono solo alcune delle frasi che mi toccava sentire ogni giorno, oltre alle stupide leggende metropolitane secondo le quali ero una creatura mitologica che non si nutriva da anni.

Piombai in una dimensione di disagio e inquietudine tale che persi davvero la voglia di mangiare, di vedere gente, a volte anche di respirare. Persi vertiginosamente peso, iniziò un calvario per me e la mia famiglia, forse anche per questo mio padre non mi sopportava più. Non riuscivo a reagire.

In troppi pensano che i disturbi alimentari siano dei capricci, in realtà è davvero difficile uscirne. Tuttavia, le cose iniziarono a migliorare e il peggio sembrava essere passato, tutto merito del supporto di mia sorella.

È sempre difficile parlarne, perciò non voglio dilungarmi ora su questo argomento.

Torniamo a noi.

Cercai di evitare i suoi sguardi maliziosi, mi nascosi tra le fila degli ultimi banchi, convinta che nessuno si sarebbe voluto sedere al mio fianco.
Diciamoci la verità, chi avrebbe voglia di fare amicizia con una ragazza sfigata e triste come me?

Con qualche minuto di ritardo fece ingresso in classe un altro volto familiare. Era Valentina, purtroppo anche lei era finita nella mia classe. Non sono mai stata particolarmente fortunata.

Azzardò un timido saluto all'intera classe. I nostri sguardi si incrociarono per un momento. Fece per avvicinarsi al mio posto, ma Eleonora la richiamò immediatamente con autoritarietà: "Vale, ancora dai retta a quella nullità?"
Inutile dirvi che non potè rivolgermi la parola.

Quel giorno durò un'eternità, il suono della campanella dell'ultima ora ebbe un valore liberatorio.

Fuori da quell'inferno, mi sedetti in prima fila sull'autobus e presi le cuffiette dallo zaino. Erano aggrovigliate, come sempre e come i miei pensieri in quel momento. Aprii Spotify e misi in riproduzione la mia solita playlist di canzoni tristi.

Tra una canzone di Tiziano Ferro e l'altra, qualcuno si sedette al mio fianco. E pensate un po'? Era proprio lui, quel ragazzo che avevo incontrato - okay, forse sarebbe meglio dire "scontrato" - nei corridoi della scuola.

"Ciao, scusami per prima, ma oggi ho talmente tanti grilli per la testa..."
Mi imbarazzai e dopo aver accettato le sue scuse, per non dare a vedere le mie guance diventate più rosse di una fragola matura, mi voltai per guardare fuori dal finestrino.

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