Capitolo 2

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Dopo la chiacchierata al rifugio, i due ragazzi ormai affamanti, in quanto era ora di pranzo, si diressero ad una vecchia osteria che frequentavano spesso, proprio al di fuori della foresta del lago.

Milo, il proprietario, era sempre stato molto disponibile e cortese con loro, l'uomo si sentiva molto solo in mancanza di figli e della moglie morta qualche anno prima; perciò, gli piaceva trattarli come se fossero figli suoi.

«Chi si rivede!» Xavier entrò e si diresse subito al bancone.

«Ciao figliolo! come stai?» Disse Milo offrendogli un sorriso a trentadue denti.

«Bene bene e tu?» Chiese a sua volta Xavier.

«Si va avanti.» Rispose l'uomo mentre stava lavando dei bicchieri.

L'osteria nonostante fosse lontana dal centro era abbastanza frequentata. C'era chi mangiava, chi condivideva risate con amici e chi parlava sorseggiando birra.

«Selene non è con te?» Chiese Milo confuso, ovunque fosse Xavier c'era anche Selene e viceversa, erano inseparabili.

«Dovrebbe arrivare tra qualche minuto, sai è molto lenta.» Xavier parlò ignorando il fatto che possedesse la supervelocità.

Nel frattempo, Milo servì qualche cliente che era arrivato poco dopo Xavier.

«Tua madre come sta?» Chiese l'uomo mentre preparava un paninone dall'aspetto delizioso, Xavier lo mangiò con gli occhi, tra quanto sarebbe arrivata Selene?

«Ciao Selene! Che bello vedere anche te!» Esclamò, non lasciando il tempo a Xavier di rispondere. Finalmente Selene era arrivata e Xavier poteva finalmente mangiare.

«Ciao anche a te Milo!» Rispose gioiosa.

«Come mai ci hai impiegato così tanto?» Milo asciugò i bicchieri che aveva lavato prima.

«Già Selene, perché ci hai messo così tanto?» Xavier la derise.

«Devi sapere Milo che Xavier è davvero maleducato e mi ha abbandonata in mezzo alla foresta.» Selene incrociò le braccia e guardò Xavier con un'occhiata indecifrabile.

Milo rise di gusto e si mise l'asciugamano che stava usando sulla spalla.

«Scommetto che siete affamati. Cosa volete di buono? Offre la casa.»

«Non è necessario Milo.» Affermò Selene, non le piaceva approfittarsi della sua gentilezza.

«Insisto.» Milo era deciso a non farli pagare.

«Veramente non c'è bis-»

«Lascia che faccia come vuole Selene, è il suo locale.» Xavier la spinse verso un tavolo e nel mentre fece un occhiolino a Milo che gli sorrise. Una volta che fu seduta Xavier tornò al banco per dirgli le ordinazioni.

«Hai presente il paninone che hai preparato prima?»

«L'hamburger con insalata, pomodori, formaggio e una deliziosa crema di lumiria?»

«Preparane due grazie.» Milo sorrise e si mise all'opera mentre Xavier si sedette difronte a Selene che sbuffo.

«Dovevamo pagare.» Affermò Selene con un tono che non ammetteva repliche.

«Selene. Milo è molto felice di trattarci bene, lascia che lo faccia, fallo per lui, ci tiene molto.»

Selene tenne il broncio anche se aveva compreso quello che Xavier le aveva appena detto.

«Dai non tenere il broncio.» Xavier fece una faccia buffa per farle tornare il sorriso ma Selene rimase impassibile, era molto brava a mantenere l'autocontrollo.

Allora Xavier capì, capì che si stava di nuovo trattenendo, che stava spingendo tutti fuori per farsi più spazio, capì che si era persa nei suoi pensieri gravosi e doveva fare qualcosa immediatamente.

«Senti Selene, capisco le tue ragioni e so anche che sono molto nobili ma ti prego fammi un sorriso, fallo per Milo e per quello che ha passato.»

A quelle parole in Selene si innescò il sentimento di empatia che provava per le persone, soprattutto quelle che avevano sofferto, si sentì mortificata e in dovere di dare delle scuse a Xavier.

«Mi dispiace.» Disse in un sospiro.

«Non fa niente.» Xavier sorrise e finalmente lo fece anche Selene.

«Ecco a voi i vostri panini» Milo arrivò con un vassoio pieno di delizie.

A Selene venne subito l'acquolina in bocca e Xavier iniziò a sbavare sul cibo.

«Vi ho anche portato un piatto di patatine e una bottiglia di birra, fatevela bastare.» Milo fece un occhiolino nella direzione di Selene e sorrise.

«Grazie mille.» Selene ricambiò.

I due si abbuffarono sul cibo, era dalle sette di mattina che entrambi non mettevano qualcosa sotto i denti ed era già l'una passata.

Finirono il piatto velocemente, entrambi consumati dall'avida fame si leccarono le dita dalla bontà dei piatti di Milo. Si alzarono e presero con loro i piatti e le stoviglie che avevano utilizzato, gli portarono al banco e gli appoggiarono sulla superfice liscia di andesite.

«Possiamo aiutarti in qualche modo?» Chiese Selene a Milo che nel frattempo stava preparando un caffè.

«Davvero ragazzi non c'è bisogno.» Rispose Milo sorridendo ma venne interrotto da un cliente.

«Grazie mille Milo! alla prossima!» Un signore si alzò dal tavolo e uscì, lasciando su di esso i piatti sporchi.

Così Xavier e Selene si lanciarono uno sguardo di intesa e si diressero a prendere tutto.

«Grazie ragazzi ma davvero, non serve.»

«Sono sicura del contrario.» Selene gli fece l'occhiolino e, mammano che la clientela usciva, Selene prendeva i piatti con la telecinesi e li portava sul retro del bancone dove, nel frattempo, Xavier lavava le stoviglie. «Grazie ragazzi.» Milo gli guardò commosso.

Selene finì di pulire l'ultimo tavolo e si diresse dai due che nel frattempo stavano scambiando due chiacchere. Ormai la clientela dell'ora di pranzo se ne era andata ed era venuta l'ora di andare anche per Selene e Xavier.

«Hei Milo ora io e Xavier dobbiamo proprio andare, mi dispiace non poterci trattenere ancora un po'.» Selene lo guardò malinconica, era davvero in pena per lui, poteva solo immaginare quanto si sentisse solo.

«Figuratevi. Grazie mille per l'aiuto, non dovevate disturbarvi.»

«È il minimo che potessimo fare.» Xavier mise giù lo straccio con cui poco fa stava asciugando i piatti lindi e puliti. Milo diede due pacche sulla spalla a Xavier e una stretta di spalle a Selene.

Entrambi si diressero all'uscita, Xavier varcò la porta mentre Selene si fermò sulla soglia.

«Ciao Milo.» Disse Selene agitando leggermente la mano nella sua direzione.

«Ciao cara.» Milo strinse gli occhi e le sorrise.

Il sorriso di Milo le era sempre rimasto impresso nella mente, era il più sincero e affettuoso che avesse mai visto, l'unico di cui si fidasse davvero. Assomigliava molto a quello di suo padre, ma lei lo ricordava a stento, vista la sua giovane età alla sua morte. Le mancava da morire e sentiva un'enorme voragine nel suo cuore, era cambiata, e la cosa peggiore è che si sentiva sgretolare ogni giorno di più, ogni giorno sentiva che stava perdendo un pezzo di lei, se non avesse subito fatto qualcosa per dare un senso alla sua vita probabilmente sarebbe finita prima del dovuto.

Quella collana però rappresentava una speranza, poteva dare un senso alla sua esistenza, magari avrebbe fatto la differenza, magari l'avrebbe aiutata a rialzarsi eppure non sapeva quanti danni e benefici quella collana le avrebbe portato. Le avrebbe stravolto la vita e lei non ne era a conoscenza, ignara degli avvenimenti futuri che sarebbero stati causa di un dolore infinito.

Le gemme del potereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora