Prologo

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///Ok comprnedo che non state nella mia testa, pertanto vi rimetto il prologo, giusto per farvi orientare. Ma poi balzeremo direttamente all Cap. 8 eh///

Sam e Punjab fecero la loro prima comparsa nella storia di "Costantina". Avevo inventato questi due personaggi destinandoli a parti secondarie. Mi bastava che la loro amicizia fosse autentica. Non chiedevo altro. Li avevo inventati distanti socialmente in modo che si frequentassero talvolta come amici senza però mai andare oltre. Lei, Samantha di famiglia altolocata, nel suo fascino dark ed un passato piuttosto spinoso; lui Franco detto "Punjab" per il colore della carnagione moretta, il ragazzo piu buono di questo mondo, ma poverissimo.

Un bel giorno poi, nel mezzo del racconto, mi accorsi di esser particolarnente coinvolto nei casini in cui quei due andavano a cacciarsi. E guardacaso, andavano a cacciarsi in questi casini sempre insieme. Li avevo anche rimproverati "Raga, fate i bravi", ma niente. Tanto per cominciare si erano avvicinati un po troppo. Sembrava che non rispondessero più ai miei comandi. Era come se stessero sviluppando una coscienza tutta loro, svincolata dalla mia programmazione iniziale, al punto da sentirmi imbarazzato di fronte a questi due personaggi di cui ero certamente io il creatore, ma non il proprietario.

Tutto sommato però, lasciandoli fare, notai che mi divertiva l'indole della loro amicizia, cosicchè pian piano assecondandoli e vedendo che i loro modi mi entusiasmavano, decisi di mettere un attimo in pausa il racconto principale, e seguirli.

Dopo quella drammatica notte alla Discoteca "Delfino", la notte indimenticabile in cui i due si abbracciarono stretti, come per quel raro bisogno vitale, -e ineffabile, di uno dell'altra, la loro amicizia andò crescendo visibilmente. Costantina intanto era partita per la Universita e il suo posto rimasto vacante nella officina di Giulio vennne occupato da Punjab. Era stato Giulio stesso, il meccanico, che vedendo nel ragazzo una certa naturale propensione per i motori, decise di impiegarlo come aiutante meccanico per tre giorni a settimana. Era suo il compito di aprire e chiudere officina, rassettare, cambiare gli oli alle auto, fino a familiarizzare con le parti piu interne del motore. Esattamente come prima di lui fece anche Costantina. Aveva il permesso di abbassare le saracinesche e rimaner dentro qualche ora in piu a restaurare una vecchia moto che Sam le aveva regalato.

Era una moto d'epoca appartenente al papà di Samantha. Un pezzo che come tanti altri faceva solo polvere nell'immenso hangar della villa Dupont. Sarebbe finito in rottamazione se Punjab non lo avesse notato per caso mentre parcheggiava l'auto di Samantha.

-Fra, se ti piace te la do, disse Sam

-Ma per rimetterla a nuovo dici ?

-Sì, magari, come vuoi tu. Io te la regalo, ci fai quello che vuoi.

-E tuo padre cosa dirà ?

-Ma figurati Fra, neanche se ne accorge ! Guardati attorno, non si ricorderà neanche di averne acquistata una.

L'hangar era gigagentsco come due campi di basket. Pieno di oggetti di ogni tipo, antichi, candelabri, specchi e spechiere, statue classiche e putti scolpiti in pietra, sedie curiose con lo schienale a punta, mobili, c'erano armi settecentesche, archibugi, balestre del cinquecento, tutte riigorosamente autentiche,  appartenute a chissa quale soldato borbonico, a quale famiglia francese o austriaca, e conservate anche bene nelle loro rispettive teche. C'erano addirirtura scatoloni intatti, mai spacchettati, di ogni altezza, uno sull'altro che facevano un muro di cubi inpenetrabile fin sulla volta dell hangar. Si poteva salir sopra gli scatoloni e girare tutto l'hangar senza mai dover scendere.

-Ok, disse Punjab, deciso a tornare col carro attezzi e prendere in consegna la vecchia moto per restaurarla.

Questa moto era uno dei tanti cimeli di cui il padre di Sam amava sentirsi proprietario. Acquistava cimeli giusto per il gusto di possederli. Una volta acquistato poi, l'interesse per il cimelio in genere guizzava via in un lampo. Non che capisse di moto il padre di Sam, ma si dilettava a possedere cimeli, e ne aveva di ogni tipo. Da affarista nel mondo Mr. Dupont viaggiava, e se qualcosa attraeva la sua attenzione, la pagava anche profumatamente, per poi farselo impacchettare e spedire a casa, che provenisse dalla giungla, dall'Artico o dall'altro capo del mondo.

Di questi cimeli Mr. Dupont ne possedeva uno in particolare, un libro dal titolo strano "Unicario". E il luogo in cui lo custodiva gelosamente merita la nostra attenzione.

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