La mia troppo breve infanzia

48 1 2
                                    

Ero piccola, ero decisamente troppo piccola per vivere quell'avventura, ma in fondo a quell'epoca mi sentivo così grande, da poter conquistare il mondo.
Avevo solo 7 anni in quel tempo, ed ero convinta di sapere tutto quello che si doveva sapere sulla vita. Eppure nessuno sa davvero tutto su quello che voi intendete per vita. Perché la mia non è stata noiosa e monotona come quella della maggior parte che vive la gente nel mondo.
Comunque, per 7 anni ho vissuto in una bella casa grande che si affacciava su un parco verdeggiante che in primavera fioriva che era una meraviglia, fiori di tutti i colori e di tutte le sfumature, per non parlare delle gustosissime ciliegie che crescevano numerose caricando di frutti i maestosi alberi.
In questo bel parchetto dalle ampie dimensioni, mi trovavo tutti i giorni con i miei amici e giocavamo a fare gli esploratori e ci divertivamo a fare le cose più strane che ci venivano in mente. Tutte. A prescindere dalla pericolosità, come quella volta che vennero giù più di 30 cm di neve e allora prendemmo gli slittini e andammo sulla collinetta vicino alla fermata dell'autobus e scivolammo senza controllare la velocità, il problema fu quando arrivò l'autobus e non riuscimmo a fermarci in tempo e allora non ci fu niente da fare, ancora ogni tanto vediamo lo stesso autobus girare per la città una pò ammaccato sul lato, non si nota se non ci guardi attentamente, ma noi controlliamo sempre se passa l'autobus della neve. Non fu un esperienza bella per Davide però, lui si ritrovò con un braccio ingessato per un mese, ma fu leale e disse che era caduto sul ghiaccio e non disse nulla di quello che avevamo fatto.
L'inverno passò e passarono anche due anni nei quali ci vedevamo quasi ogni giorno, fino a quando non arrivó il 18 maggio. Quell'anno non andai in vacanza, non so bene per quale motivo i miei non mi ci portarono, del resto neanche gli altri miei amici ci andarono sempre per lo stesso motivo che non conosco.
Fatto sta che il 18 maggio, che coincide col mio compleanno, festeggiai nel solito parco, col caldo soffocante che opprimeva tutti. Non fu particolare, come tutti gli anni mi regalarono una barbie e una maglietta della Disney che già dopo tre mesi inizia ad andare stretta. Però quell'anno i genitori ci permisero di andare alla strada che divideva l'allegro parchetto dei ragazzi dal campo del contadino. I ragazzi grandi raccontavano un sacco di storie sul vecchio che coltivava quel fazzoletto di terra, la più accreditata era quella che diceva che il contadino rapisse tutti coloro che attraversavano il confine.
《Di tutti quelli che hanno saltato il fosso nessuno è tornato, saranno stati una decina i ragazzi scomparsi》
In ogni caso noi avevamo trovato il coraggio necessario per fare quel salto, per arrivare al di là di quel fossato che faceva tanta paura agli ingenui che credono nelle favole. Dovevamo solo fare un piccolo balzo, ma nessuno voleva essere il primo a farlo. Così mi decisi, era il mio compleanno ed ero finalmente più grande degli altri e dovevo dare il "buon esempio", in questo modo mi ritrovai al bordo di quello che allora sembrava un burrone ma adesso mi sembrerebbe semplicemente un canaletto da cui scorre appena un rivolo d'acqua.
Mi preparai per il salto, mi sporsi per avere la certezza di arrivare dall'altra parte senza cadere nell'acqua, piegai leggermente le ginocchia e infine saltai.
Rimanei in volo per circa tre secondi ma sembrarono molti di più, atterrai a bocconi e mi scorticai appena i palmi delle mani.
Sentivo le strilla e i gridolini dei miei amici di fronte a me, li vedevo, ma tutto quello che proveniva dal di là del confine era ovattato, tutto sfocato, le urla erano come se provenissero da un'altra stanza, lontana.

La Dama d'OmbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora