9.Non ero pronta

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Sono contenta che almeno per questa decisione, siamo d'accordo entrambi, accade così raramente che quasi non riesco a crederci. Tom ha delle idee completamente diverse dalle mie, i suoi modi di fare sono talmente strani da poter essere impossibile anche solo provare ad immaginare la sua prossima mossa; che siamo opposti, mi è stato chiaro dalla primissima volta che ci siamo scontrati: è stato odio a prima vista; lui non amava perdere, io non amavo essere vista come qualcosa di meno — niente e nessuno avrebbe potuto metterci d'accordo, persino prima del nostro primo bacio, c'era tensione e odio. Siamo sempre stati così: lontani e vicini, ma mai lontanissimi, o almeno...non prima della separazione. Da quel giorno, niente è più stato bello, non ero pronta ad averlo distante, non ero pronta a restare in silenzio per ore, non ero pronta a non vederlo arrivare in casa e buttarsi direttamente sul divano, non ero pronta a pulire ogni stanza da sola, non ero pronta a non sentire la sua voce, o le sue braccia forti, non ero pronta a restare da sola. Non ero pronta.

Continuo a lavare il pavimento fino ad arrivargli esattamente davanti. Tom è seduto in un angolo cercando di sistemare il suo orologio nero, avrà circa tre anni, non funziona eppure lo porta ancora al polso.
<<Che stai facendo?>> domanda distraendosi dal suo lavoretto.

<<Non lo vedi?>>

<<Non starai mica limitando il mio campo d'azione?!>>

<<Forse...>> se lui resterà in un angolo per ore, io potrei abituarmi all'idea di averlo ancora in casa senza soffrirci ancora. Tanto finirà, tanto andrà via.

<<Brooke>> si mette in piedi provando a fare qualche passo, ma velocemente lo fermo ruotando la mazza in orizzontale per bloccargli la strada.

<<No. Non ci provare, è bagnato e non puoi passare.>>

<<Stai scherzando?>>

<<Ti sembro una che ha voglia di scherzare?>> non vuole andare via con le buone, allora userò altri modi.

<<Se l'unico luogo dove posso stare è il pavimento, tu non puoi impedirmi di passeggiare per la casa>>

<<Oh...si che posso.>> alza gli occhi al cielo e senza controbattere ancora, si risiede.

Il resto della giornata, passa in un'aria estremamente tranquilla, quasi sembra che Tom non ci sia. Sono rimasta per tutto il tempo in camera da letto pensando ad un piano per liberarmi di lui, una volta per tutte. Se dovessi urlare di non amarlo più, mentirei, averlo in casa mi fa bene e nello stesso tempo, mi fa male. Mi fa male perché so che non è qui per sistemare le cose, né per riprendere la nostra favola in mano.

Ricordo ancora tutti i nostri momenti come se li avessi stampati nella memoria. Nonostante il nostro carattere, la nostra voglia di scamazzare l'altro...stavamo bene, era una gara continua, non ci stancavamo mai di litigare...alla fine eravamo sempre mano nella mano. Probabilmente, la fine, era proprio la parte che preferivo.

Un rumore improvviso, mi fa scattare dal letto. Corro al piano di sotto e mi fermo quando noto cibo buttato ovunque, piatti rotti, vestiti lanciati a caso, alcuni anche sul lampadario, persino i quadri sono stati spostati. Morgan, un amico di Tom, accende la radio alzando il volume al massimo. Provo a restarne fuori, ma ho lavato il pavimento solo qualche ora fa, ed ora è già sporco!

<<Tom.>> lo chiamo ad alta voce, così da poter superare la musica. <<Tom.>> facendo attenzione a non scamazzare niente e soprattutto a non cadere, gli vado vicino
<<Che sta succedendo qui?>>

<<Ho organizzato una festa>> Dice come se fosse la cosa più normale del mondo.

<<Ma a te non piacciono le feste.>>

<<Ora mi piacciono.>> Continua a riempire bicchieri restando a terra. <<Puoi andare ad aprire la porta? Sono impegnato>> ridacchia <<L'idea di farmi restare a terra, è stata fantastica. Davvero! Avrei dovuto pensarci io>>

<<Smettila di ridere. Mandali via.>>

<<Non posso, ormai sono tutti qui, se ti dà fastidio, va a farti un giro.>> brontola riuscendo a farmi innervosire.

<<Tutti chi?>> in un attimo, mi giro perché vengo richiamata da alcuni rumori di passi, noto più di dieci individui entrare in soggiorno per poi sedersi accanto a Tom. Si scambiano abbracci, baci e tanti sorrisi calorosi. La maggior parte delle persone, non so neanche chi sia, tra l'altro non mi fanno esistere. Senza fare scenate, perché è sicuramente questo il suo obiettivo, li lascio da soli: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Sapevo bene che avrebbe portato solo caos ed altro scompiglio con sé. Lo sapevo bene!

La cosa più giusta da fare, è uscire da questo inferno. Il party è appena iniziato, ma la casa è già sottosopra — odio il disordine e, Tom ha fatto di tutto per farmi scappare.

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