Principessa

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Adrien's pov

È tutto pronto per la prima sfilata di Marinette, sono contento per lei, finalmente il suo sogno si sta realizzando.

La cerco in tutto l'edificio per dirle "buona fortuna", ma non la trovo da nessuna parte.
Mi sembra strano che non ci sia, oggi è il suo grande giorno.

Non è negli uffici, non è in bagno, non è in sartoria e nemmeno dietro le quinte a controllare gli ultimi dettagli.

Mancano solo quindici minuti all'inizio della sfilata quando la trovo in un ripostiglio.

- Mari, che ci fai qui? - domando vedendola camminare avanti e indietro nella stanza.

Alza lo sguardo e sembra confusa nel vedermi. - A-adrien? - chiede perplessa.

- Stai bene? - le chiedo preoccupato avvicinandomi e toccandole la fronte.
- S-sì, sono solo nervosa! - sbotta e inizia a piangere.

Sono confuso, non ho idea di cosa io debba fare ora.
Non capisco neanche perchè è scoppiata a piangere in modo così disperato, dovrebbe essere felice adesso.

La abbraccio goffamente, sentendomi un po' a disagio.
- Tranquilla, è normale essere nervosi... - cerco di rassicurarla.
- Hai ragione, sono una stupida! - esclama staccandosi da me.

- No! Non sei una stupida. Sei la migliore stilista che io conosca, e sono sicuro che sfonderai stasera - ribatto mentre le passo il pollice sulla guancia per asciugarle le lacrime.

Mi fa male vederla così, odio quando soffre, vorrei sempre vedere il suo bellissimo sorriso.

- Ho paura di fallire, ho lavorato tanto per questo, e se hai critici non piacerà... - inizia a preoccuparsi e la zittisco posandole un dito sulle labbra.

- Ai critici piacerà, sopratutto se il sottoscritto sfilerà con il capo di punta - la contraddico e ride della mia immodestia.

- Spero che andrà tutto bene - sussurra poi incupendosi ancora.

- Andrà tutto bene, ti fidi di me? - le chiedo ancora, ricordando che l'ultima volta non è riuscita a rispondermi.

Mi fissa dritto negli occhi, e io mi perdo nei suoi, che ormai conosco a memoria.

- Mi fido- risponde con poco più di un sussurro, ma sento la fermezza nella voce.

Sorrido, contento che stia tornando a fidarsi di me.
Ci abbracciamo, e poi torniamo dagli altri prima che la sfilata inizi.

Chloé ci viene incontro, preoccupata della sparizione della sua amica, e sospira sollevata quando la vede.

- Vi pare il caso di andare a pominciare nei ripostigli pochi minuti prima della sfilata più importante dell'anno!? - ci strilla contro cambiando di umore rapidamente.

Marinette arrossisce violentemente alla parola "pominciare", e anche io, scommetto che Chloé si diverte a metterci in imbarazzo.

Marinette viene chiamata a presentarsi, le dico buona fortuna e se ne va agitata.

Quando tocca a me uscire, mi impegno più che per qualunque altra sfilata io abbia mai fatto in tutta la mia vita: non voglio deluderla.

Dalla passerella vedo Alya e Nino seduti tra il pubblico, e anche i genitori di Marinette, che mi guardano decisamente male.
Probabilmente non approvano che la figlia viva con me dopo quello che le ho fatto.

Ero l'ultimo modello, e una volta tornato nel backstage Marinette mi salta in braccio allacciando le sue gambe intorno ai miei fianchi.

- È andata benissimo! - esclama e scoppiamo a ridere, quando alza la testa dalla mia spalla noto il rossore sulle guancie.

La faccio scendere lentamente, controvoglia, ma restiamo abbracciati.
- Vado a salutare gli altri, ci vediamo dopo - saluta me e Chloé, ma poi si gira e aggiunge, riferendosi solo a me: - Mi aspetti qui fuori? -.
Annuisco e mi sorride, poi va dai suoi genitori.

Mi cambio e vado a aspettarla fuori, appoggiato al muro.
Quando la vedo uscire e guardarsi intorno, non vedendomi, le vado dietro e le metto le mani sugli occhi, facendola sussultare.

- Chi sono? - le sussurro all'orecchio.
- Un idiota - risponde scherzosamente e si gira sorridendomi. Non la vedevo così felice da anni.

- Allora, dove vuoi andare? - le domando, sono ancora stupito che mi abbia chiesto di aspettarla, da solo.

- Magari al bar qui vicino, dobbiamo brindare per questa serata! - esclama e mi prende il polso trascinandomi con lei.

Entriamo nel locale e ci sediamo a un tavolo per due, ordinando due birre.

- Come stai? - le chiedo giusto per iniziare la conversazione.
Abbassa la testa ridacchiando.

- Che ho detto di strano? - chiedo confuso.
- Niente, solo che in questi anni mi hanno chiesto spesso come stessi, ma solo stasera posso rispondere finalmente "bene" - spiega.

La nostre bevande alcoliche arrivano e iniziamo a bere.
- Dopo la Vodka di Nathalie dell'altro giorno, dovremmo stare attenti - commento.

- Già, non l'avevo mai vista così arrabbiata - osserva Marinette.

- Hai letto le recensioni? - le domando, sperando che lo avesse fatto.

- Certo! Sono quasi tutte positive, soprattutto quelle delle persone più importanti! - risponde entusiasta.

- Sapevo che ce l'avresti fatta principessa- mi congratulo, ma mi blocco subito.

Di solito sto molto attento a non rievocare fatti del passato per non farla stare male, e per questo avevo smesso di chiamarla "principessa".
Ma adesso siamo così rilassati, ci sentiamo così a nostro agio l'uno con l'altra come non succedeva da molto tempo, che mi è venuto spontaneo.

La guardo in tralice sperando che non si offenda o non si intristisca.
Invece mi sorride dolcemente.

- Mi chiedevo quando mi avresti di nuovo chiamata così - confessa.

- Non volevo ferirti... - mi giustifico.
- Tranquillo, è inutile ripensarci. Il passato è passato, non possiamo fare niente per cambiarlo.
Mi sei mancato tanto - dice.

- Anche tu mi sei mancata - ricambio, e tutto il senso di colpa mi ricade di nuovo addosso.

Alzo la mia bottiglia di birra e Marinette fa lo stesso.

- Facciamo un brindisi: alla tua sfilata e alla tua futura carriera nell'alta moda, al mio ritorno a Parigi e... - mi interrompo perchè non mi viene in mente altro.

- E alla nostra amicizia- completa Marinette e sento il mio cuore spezzarsi.
Facciamo scontrare le bottiglie e poi beviamo un sorso.

Lei mi vede solo come un amico.
Questo fa male, ma per ora va bene così. Non voglio forzare le cose.

Da quella sera il nostro rapporto cambiò completamente: ora non eravamo più due ragazzi che "tentavano" di essere amici, ora eravamo davvero amici, e il nostre legame si stava consolidando.

Un amore a Parigi 2 ~ AdrinetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora