Rossa vermiglio

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È uno stronzo. Mi ha lasciato per quella troia di Marisa. Ma come ho fatto a non capirlo prima. Poi Marisa. Un nome osceno anni cinquanta. Chi chiama Marisa una figlia. Accendo la televisione per cercare di distrarmi perché questa casa mi ricorda tutto di lui. Là c'è "Il bacio" di Klimt comprato a Vienna oppure, di fronte a me c'è "La persistenza della memoria" di Dalì. E, sotto, c'è quell'orribile mobiletto comprato da IKEA dove ci ho sbattuto mille volte il mignolo maledicendo lui e le sue voglie di bricolage. Ci sono le nostre foto appese in salone. Dal divano guardo quelle sopra la libreria. Le foto dei nostri viaggi. Quella scattata davanti al Tesoro di Petra. Il nostro primo viaggio insieme. Sono passati cinque anni. Tra i libri di Coelho, invece, c'è il nostro sorriso a Oia, a Santorini due anni fa. Proprio mentre il sole infuocato si tuffava nel blu dell'Egeo, lui, mi disse a bruciapelo: "Mio zio parte per lavoro e starà sette anni in Messico a lavorare all'ambasciata. Mi ha detto se voglio il suo appartamento a via Turati. Vuoi venire a viverci con me?"
Sorrisi come non avevo mai fatto in vita mia. Il cuore in petto batteva all'impazzata per la felicità. Gli buttai le braccia al collo e strillai
L E T T E R A L M E N T E  il mio si. Mi sembrava un sogno: abitare in un appartamento vicino al centro di Milano, con un affitto ridicolo e tutto questo dividerlo con Samuele. Suggellammo il momento con un calice di champagne, un bacio e la foto del tramonto più bello del mondo.
"Ed ora il momento dell'ultimo Big in gara. Ecco a voi Bugo."
No dai Bugo no. Spengo la tv e, mentre mi dirigo al frigorifero, chiedo ad Alexa della musica dance italiana. Apro il reparto congelatore ed estraggo un vasetto di Haagen-Dazs al cioccolato belga e nocciola.

"Questa notte dormo sul divano
Altro che pensare a te
Tanto qui resta la
Musica e il resto scompare"

Sorrido, ironicamente, due volte. La prima perché, Elettra Lamborghini che Alexa mi propone, è peggio di Bugo, la seconda perché odio questi vasetti di gelato. Sono dolcissimi e piccoli ed io, in questo momento, ho voglia di coccole al cioccolato, possibilmente fondente e soprattutto una confezione gigante di gelato così che mi si congeli il cervello in modo da non pensare più a nulla. Prendo il cucchiaino dal cassetto della cucina e l'affondo prendendone un po'. Lo metto in bocca lo riscaldo tra la lingua e il palato e lo mando giù. Sarà anche dolcissimo, però, è fottutamente buono. Mi riavvicino al divano, mi siedo incrociando le gambe e, nonostante i primi caldi di marzo, mi copro col plaid a tinte scozzesi. Il "nostro" plaid che sa ancora di te. Sento ancora il tuo stramaledetto profumo che mi pervade il cervello e mi penetra fino in fondo. Quante volte ci siamo accoccolati qui sotto mentre vedavamo un film e, prima della fine dello stesso, sempre la solita storia. Fine del film no, far l'amore si. Tu dentro di me e io dentro la tua testa. Ecco. Meglio prendere un'altra cucchiaiata di gelato e cercare di non pensare alle arrabbiature di questi ultimi tre mesi. Di quando tu mi passavi vicino e di quanto sembrassi trasparente ai tuoi occhi. Nelle ultime settimane ero così arrabbiata che ti avrei tradita con chiunque. Anche con Andrea, il tuo migliore amico, anche se non l'ho mai sopportato. Chissà quante volte ti avrà coperto per andare da quella. Sospiro. Mi passo i capelli dietro l'orecchio e riaccendo la TV. Ho voglia di vedere uno di quei film melensi, strappalacrime. Perché noi donne quando stiamo male facciamo di tutto per stare ancora più male? Deve essere colpa del nostro DNA oppure, Dio, dopo la cacciata dall'Eden, ci ha riservato anche questa prerogativa. Se rinasco, voglio essere un uomo. Meno pensieri, meno responsabilità e, soprattutto, loro, il cuore riescono a gettarlo oltre l'ostacolo. Noi, invece, lo teniamo sempre con noi. Lo accudiamo e lo coccoliamo come un tenero gattino appena nato. Loro invece pensano solo con quello che si trovano in mezzo alle gambe. Sono senza spina dorsale. Io sarei capace di esserlo? Altro cucchiaino di cioccolato e, dopo aver collegato il mio smartphone alla televisione apro l'applicazione Netflix. Scorro le commedie romantiche. Ce ne sarebbero da guardare... Vediamo. "Notting Hill" no. Visto troppe volte e non fa piangere. "La verità è che non gli piaci abbastanza" potrebbe andare se non fosse che è troppo scontato ed io non ho un Alex che mi aiuti a capire quanto siano stronzi gli uomini. Ecco "L'amore non va in vacanza" è il film giusto visto che il mio cuore non va in ferie da ben cinque lunghissimi anni.
E poi diciamola tutta... Quanto è sexy Jude Law? Quegli occhi cerulei che ti penetrano. Mamma mia. Jude è veramente tanta roba.
Blocco Alexa che mi stava proponendo una canzone di Fedez ed, un attimo prima di schiacciare il tasto play di Netflix, vedo il simbolo delle notifiche di Instagram. Apro l'app e vedo che ci sono tanti messaggi direct. Prima di aprirli, però, seguo il consiglio della mia amica Valentina. Apro l'applicazione SpyIG e vado sul profilo di Samboy89, il profilo di Samuele. Vedo le sue storie in perfetto anonimato così non vede che lo sto stalkerando. La rabbia mi pervade fin dentro le narici appena lo vedo sorridere sottobraccio con quella zoccola. Marisol99. Zoccola proprio. Pure il suo profilo. Con le foto in costume e col culo di fuori. Cosa ha più di me? Forse dieci anni di meno aiutano. Certo se una persona aprisse il mio profilo vedrebbe solo citazioni di Coelho e Allende. Oppure qualche frase d'amore di Baricco e Caramagna. Certo i miei quasi quattrocento followers non sono nulla contro i diciottomila di
"M a r i s o l 99"
tutto culo e tette. Certo, se rimanessi lucida, lei è bella ma, una foto col culo in bella mostra e sotto la didascalia "Noi donne, oltre i glutei c'è di più" cosa vuol scatenare? Gli ormoni di qualche mortodifiga solamente. Samuele non lo è mai stato. Perché è stato attratto da lei? Perché sta con lei e non con me? Io non ho le sue forme, o più precisamente, le mie forme sono diverse dalle sue e non in meglio... Raffaellaconsoli89. Anche il mio nome utente è anonimo. Forse è per questo che mi ha lasciata. Sono anonima e passo inosservata.
Chiamata in arrivo. Numero sconosciuto. Chi è che mi chiama alle undici e mezzo di sera?
"La signora Raffaella Consoli?"
"Si. Chi parla?"
"Buonasera sono Enea di Eni gas e luce e ho da proporle una super offerta gas per Lei che è già cliente del nostro ramo elettricità"
Scoppio a piangere a dirotto e premo il tasto per chiudere la chiamata e lascio cadere il telefono accanto a me sul divano.
Avrei voluto che fosse stato lui, Samuele. Che mi chiamasse da un nuovo numero. Che mi dicesse di avere sbagliato tutto e che solo io posso essere la donna della sua vita. L'avrei perdonato e accettato nuovamente. Allungo le mani sul tavolino di fronte al divano per prendere i fazzoletti. Asciugo le lacrime e mi soffio il naso. Mi volto verso lo specchio alla mia destra e il mio volto mi fa quasi paura. Sono struccata, gli occhi rossi di pianto ed, i miei favolosi capelli ricci color vermiglio, mi fanno sembrare Medusa invece che Julia Roberts. Ecco forse avrei dovuto scegliere "Pretty Woman" come film. E vorrei anche io il mio Richard Gere che mi viene a prendere e portare via.
Il telefono trilla nuovamente.
Altro numero sconosciuto. Se è di nuovo pubblicità questa volta li insulto.
"Pronto?"
"Raffaella?"
"Si. Sono io. Chi sei?"
"Scusami se ti sto chiamando. Di solito non faccio mai queste cose a lavoro ma l'ho sentita piangere e mi sono preoccupato per te. Tutto a posto?"
Era di nuovo il ragazzo di prima.
Mi asciugo nuovamente occhi e naso e lo rincuoro anche se la voce è singhiozzante.
"Si grazie. Tutto a posto. Sei stato gentile a richiamare"
"Scusami se te lo chiedo. Ma tu sei Raffaella Consorti di Rho e andavi al liceo scientifico Majorana in via Ratti? Sezione C?"
"Si sono io perché?"
"Sono Enea Raimondi. Non ti ricordi di me vero? Tu eri la più bella della classe e io ero il più brutto e secchione..."
"Enea. Quanto tempo. Come stai?"
"Tutto bene o quasi. Senti devo tornare a lavoro. Posso chiamarti in settimana e ci andiamo a prendere un caffè in Galleria?"
"Va bene. È stato un piacere risentirti. Ciao."
Chiudo la comunicazione e un piccolo sorriso fa capolino dallo specchio.
Enea Raimondi. Primo banco a sinistra. Lo prendevamo tutti in giro perché stava sempre a testa china a studiare. Enea Lowhead Raimondi. Che stronzi che eravamo a scuola a prenderlo in giro. Mi trilla il telefonino. Notifica IG.
"Lowhead89 ha chiesto di seguirti"
Ha tenuto quel soprannome come nick. Ironico.
Confermo il segui e faccio altrettanto.
Entro nel suo profilo. Ci sono citazioni di Marquez, Coelho e tanti altri. Anche scritti suoi. E delle sue foto. È diventato anche carino Enea. Scorro i suoi post a ritroso. E questa?
"Rossi vermigli capricci,
mossi da gentil vento
come fronde di salici piangenti.
Abbracciami con le tue foglie ondeggianti,
cullami d'amor perduto
sicché il cuor tuo batta meco"
Clicco sul cuore facendolo diventare rosso.
E in un battibaleno un uno mi appare sull'aeroplanino in alto a destra. Apro i direct.
È Enea.
"Grazie Rossa Vermiglio. Ti va di prenderci quel caffè domani alle 15 da Camparino in Galleria?"
"Si, certo che mi va."

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EDS3 La fine di un amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora