Capitolo Terzo

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Elena Grace

            

Mi guardo allo specchio con gli occhi ancora socchiusi e la faccia imbronciata. I miei capelli sono un buffo e goffo casino. Non riesco proprio a tenerli a bada ultimamente. Forse sarà per lo stress dovuto al trasloco o, forse, per gli imminenti esami. Sono indietro con gli studi e devo ancora finire la tesina. Al solo pensiero lo stomaco mi si contorce e la fame mattutina sembra stranamente passare in secondo piano.

"Pensa al lato positivo, Elena. Pensa a quello."

Lo ripeto nella mia mente, cercando di calmare l'ansia e la tensione dentro di me.

Finalmente, dopo queste ultime settimane, potrò dedicarmi alla mia carriera e al conseguimento dei miei sogni.

Molti ragazzi alla mia età studiano per trovare un lavoro. Per me, invece, è diverso. Studio per non deludere i miei genitori. Il mio sogno si è già realizzato un anno fa, grazie ad una piccola parte in un film indipendente, dove conobbi l'affabile e affascinante produttore cinematografico che è diventato poi il mio ragazzo.

Neanche il suo charme Hollywoodiano è servito a farli cambiare idea. E non sono molti quelli capaci di dirgli di no. Io lo so bene, anche se alle volte diventa un incubo. Stare con lui è come stare sulle montagne russe. Bendata. Non sai mai quando verrà la discesa o la salita. Lo senti solo nello stomaco, quando, ormai, non puoi far nulla per prepararti. È snervante e così faticoso e ultimamente con il troppo lavoro è tutto più accentuato.

Ma d'altronde l'amore è anche questo. Amare ciò che tutti gli altri odiano di lui.

E lo stesso vale per i miei genitori.

Loro non credono a nessuno se non a loro stessi, né alle mie parole né tantomeno a quelle di Carol, la mia agente. Loro preferiscono di gran lunga la sicurezza di un istruzione per bene. Di una laurea alla Seattle Grey University. La vita fatta di alti e bassi di un'attrice non li entusiasma e io li capisco. Ci ho messo un po' ma adesso capisco che lo fanno per me. Vogliono che io abbia un futuro indipendentemente da come finirà questo viaggio che è la mia carriera da attrice. E non posso che amarli un po' di più per questo.

Lo stomaco brontola e la testa, con tutti questi pensieri da tenere a bada, sembra un macigno.

Mi getto un po' di acqua sul viso, prima che la voglia di tornare a letto prenda il sopravvento, ed esco dal bagno leggermente più sveglia di quanto lo ero prima di entrare.

Sono passati due giorni da quando mi sono trasferita in questa bellissima casa e ancora ho degli scatoloni tra i piedi. Non immaginavo fosse così estenuante trasferirsi.

Per fortuna, però, la maggior parte del lavoro è finito. Le stanze sono quasi tutte arredate. Ho lasciato la camera e il bagno degli ospiti vuoti, promettendo a me stessa di sistemarle appena avrò trovato un attimo di pace.

Mi dirigo in cucina, strisciando i piedi sul fresco parquet.

L'aria di nuovo e pulito domina ancora la stanza. La inspiro profondamente. Quanto vorrei non svanisse mai.

Prendo una tazza dalla lavastoviglie, del latte dal frigo e dei cereali dalla dispensa. Mi siedo su di uno sgabello ai bordi dell'isola di marmo italiano, al centro della stanza, e inizio a riempire quel brontolone e goloso stomaco che mi ritrovo.

Uno dei pregi di questa casa è la possibilità di osservare tutto dalla cucina, forse perché è stata creata per una famiglia. Per le povere mamme che devono badare ai figli nei primi anni della loro vita, dove la curiosità di assaggiare gli oggetti prevale.

Posso osservare il salone, lo studio al suo fianco, e, attraverso le finestre, il viale del parco.

Riesco persino ad intravedere la casa del mio dirimpettaio, Carter.

Love In The ScarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora