Capitolo Sesto

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Carter Avery

               
La sera, fresca e umida, è scesa su Seattle, illuminata da milioni di stelle.

Le strade non sono molto trafficate, o almeno non quelle che portano all'enorme villa di Mr. Nicholson, la casa dei sogni di cui tutti parlano.

Di fronte al cancello nero, sorvegliato da due enormi statue raffiguranti dei Gargoyle, inizio a sentire un lieve ed inaspettato disagio. Prendo la fiaschetta di whisky dal taschino e ne bevo un lungo sorso, annegando quella sensazione.

Abbasso il vetro del finestrino e sporgo l'invito davanti ad una piccola camera di sicurezza. Dopo qualche secondo, il cancello si spalanca automaticamente, sottraendomi ai miei pensieri cupi.

Metto la fiaschetta a posto ed entro nell'enorme viale, affiancato in entrambi i lati da grossi e folti alberi, facendo stridere le gomme sull'asfalto. A metà della strada, vi sorge un'enorme fontana con al centro un gigantesco orso, dalla cui bocca fuoriesce dell'acqua. Giro intorno alla vasca piena d'acqua e seguo la strada fino ad arrivare alla gigantesca struttura bianca in stile vittoriano. Non ci sono molte auto parcheggiate nel giardino, ciononostante gruppi di persone continuano ad entrare dalla porta principale. Mi avvicino, trattenendo la potenza dei motori, per ammirare ogni dettaglio. Un ragazzo in un elegante abito di sartoria mi ferma, attraversando la strada davanti alla mia auto.

«Signore.» saluta, chinando il capo.

Fermo la macchina e apro la portiera. Scendendo dall'auto, cerco di non dimenticare nulla, mentre, ancora sbalordito, osservo la ricchezza ostentata da questo palazzo.

Porgo le chiavi al ragazzo che mi consegna un bigliettino con il numero ottantasei.

Osservo i gruppi di persone che, lentamente, attraversano l'entrata. Sarà una serata piena e movimentata.

Indosso la giacca e la lascio aperta, mostrando il gilet. Mi sento già abbastanza oppresso, non c'è bisogno che segui tutte le regole non scritte dell'eleganza.

Mi sfioro il petto vicino alla tasca segreta della giacca e mi assicuro che l'unico liquido che mi farà andare avanti non sia magicamente svanito poi mi avvio verso l'entrata. Salgo i pochi gradini in marmo davanti a me, poi un altro ragazzo spalanca la porta al mio posto.

L'entrata è grande quanto il mio intero appartamento, adornato da mobiletti bianchi e decorazioni dorate, ricoperti da vasi pieni di fiori. Alle pareti sono appesi numerosi quadri a cui alcune coppie dedicano la loro attenzione. Scommetto che ogni quadro valga una fortuna.

Di fronte alla porta principale, vi si erge un enorme scala in marmo beige, il cui attraversamento è vietato da un cordone rosso fuoco. La festa non si svolgerà di sopra, a quanto pare.

Prima che possa incamminarmi in uno dei saloni, però, uno degli uomini addetti alla sicurezza, mi si piazza davanti: è un ragazzo dalla carnagione scura, i capelli rasati e la corporatura di un difensore di football americano.

«Mr. Nicholson vuole vederla.» borbotta formale.

Non credevo potesse arrivare così presto questa resa dei conti, ma un po' me l'aspettavo.

Annuisco e lo seguo su per le scale, dove è negato l'accesso. Saliamo al primo piano e arriviamo in quello che sembra un'estensione del piano terra. Facciamo qualche passo nel corridoio, anch'esso, costellato di quadri e arriviamo davanti ad una porta di legno scuro.

Il mio accompagnatore bussa più dolcemente di quanto potessi aspettarmi e una voce roca risuona dall'interno della stanza: «Avanti.»

L'uomo addetto alla sicurezza spalanca la porta e io mi ritrovo sulla soglia dell'ufficio di Mr. Nicholson. Dall'altra parte della stanza, un elegante uomo dai capelli folti e grigi tiene unite, davanti a sé, le mani come in preghiera.

Love In The ScarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora