Vuoto

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La mia testa è una fabbrica.
Lo è sempre stata, da che ne ho memoria.
Produce una quantità di pensieri sopra la media, e quelli negativi sono sempre stati in netta maggioranza.
Non ho mai potuto parlarne con nessuno, anche perché, parliamoci chiaro, te lo immagini un bambino di dieci anni che parla di certe cose? Sarei finito dallo psichiatra.
E a me non serve uno psichiatra.
A dieci anni erano pochi, riuscivo a gestirli, e quelli che sfuggivano al mio controllo mi buttavano giù. Mi isolavo, coi miei occhi tristi a fissare il nulla e pensavo che fosse una cosa terribile. Ma non avevo capito un cazzo.
Col tempo i pensieri aumentarono e a sedici anni quelli positivi riuscivo a contarli con le mani.
A vent'anni, di mani, me ne bastava una . Oggi posso anche rimetterle in tasca, non ho più nulla da contare.
Pensavo fosse un periodo, che si sarebbe sistemato tutto col tempo, ma è da troppo che il cielo sulla mia testa è nero pesto ed il sole non si vede più da un pezzo ormai.
Da ragazzino mi isolavo, coi miei occhi tristi a fissare il nulla e pensavo che fosse una cosa terribile. Ma non avevo capito un cazzo. Ora che i pensieri negativi hanno preso il monopolio, ora che la morte, l'angoscia e tutti i demoni che mi porto in pancia si sono ribellati, mi rendo conto che la loro presenza non è la cosa peggiore che mi sia capitata.
La cosa peggiore che mi sia capitata è aver perso la tristezza provocata da quei pensieri.
La cosa peggiore è quel fastidioso, gigantesco, incontrollabile senso di vuoto che ne ha preso il posto.
La cosa peggiore è che non sono depresso. Non sono triste.
La cosa peggiore è che,molto più semplicemente, non sono più niente.

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