Entrammo in classe con Amelie. Lei era abbastanza turbata dal tutto ed io come lei. Eravamo sperdute in una scuola alta quattro piani e larga quanto tre palazzi. Restammo sedute ai nostri banchi in terza fila per non farci notare, ma nemmeno essere presa di mira. Dopo tre minuti che sembrarono un'eternità suonò la campanella e venti ragazzi varcarono la soglia della classe tutti sistemati e con lo zaino luccicante appena comprato. Io e Amelie ci scambiammo uno sguardo di intesa, non appena arrivò un ragazzo alto 1,80m, con i muscoli che si intravedevano dalla sua maglietta bianca, quasi trasparente e dai suoi jeans con gli strappi si intravedevano le ginocchia magre e lisce. Aveva un viso perfetto, come quello delle Barbie stile Ken; delle labbra che ti veniva da mangiare, due orecchie piccole e chiare e degli occhi che...che...penetravano come lame nello stomaco. Non mi ero mai sentita così a disagio, neppure con Amelie. Sentivo un qualcosa di indescrivibile che non riuscivo a descrivere, qualcosa di magnifico ed eccitante.