𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 4

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❝𝖨 𝗆𝗎𝗌𝗍 𝖺𝖽𝗆𝗂𝗍 𝗂 𝗍𝗈𝗎𝗀𝗁𝗍 𝗂'𝖽 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝗍𝗈 𝗆𝖺𝗄𝖾 𝗒𝗈𝗎 𝗆𝗂𝗇𝖾❞

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❝𝖨 𝗆𝗎𝗌𝗍 𝖺𝖽𝗆𝗂𝗍 𝗂 𝗍𝗈𝗎𝗀𝗁𝗍 𝗂'𝖽 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝗍𝗈 𝗆𝖺𝗄𝖾 𝗒𝗈𝗎 𝗆𝗂𝗇𝖾❞

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/𝖧𝖠𝖱𝖱𝖸'𝖲 𝖯𝖮𝖵/
New York to San Diego

Pantaloni di pelle. Fottuti pantaloni di pelle che le fasciavano alla fottuta perfezione quelle fottute gambe fottutamente perfette. Fottuti pantaloni di pelle e una fottuta camicia bianca fottutamente trasparente.

Ecco come si era presentata Sophia De Rossi.

Fottutamente arrapante, ecco come.

Era arrivata con quell'aria sicura di s'è e quel cipiglio menefreghista che le adornava sempre il volto puerile. Aveva le sopracciglia aggrottate e lo sguardo incazzato, mi aveva superato senza nemmeno degnarmi di un saluto.

Stavo per salire sul Jet quando lei era arrivata all'improvviso e mi era passata davanti come se nulla fosse. Come se non mi stesse sbattendo in faccia quel fottuto e bellissimo culo che si ritrovava. Come se quei fottuti pantaloni di pelle non mi avessero fatto pizzicare le mani al solo pensiero di prenderla e non lasciarla più. Dovetti seriamente trattenermi dallo sculacciarla lì, davanti a tutti.

E dio solo sa quanto avrei voluto farlo. Cazzo.

Poi, quando decisi di riprendermi dal mio trans e di salire sull'aereo, la trovai seduta accanto a Josh a parlare di chissà che cosa. Stava sorridendo e annuiva partecipe. Sembrava una persona completamente diversa da come l'avevo vista pochi attimi prima. Adesso sembrava spensierata e amichevole, interessata a qualsiasi cosa le venisse detto. Ma io lo sapevo che era solo una maschera, e lo capii ancora meglio quando decisi di prendere posto accanto a Jacob e Aiden, così che lei mi fosse davanti.

Infatti, fu lì che notai la sua postura fin troppo rigida e il costante sorriso che le aleggiava sul volto. Pensava che nessuno l'avrebbe notato, ma io, che l'avevo osservata da quando aveva messo piede nel dipartimento, sapevo che quella non rappresentava la sua espressione più serena. Anche se, nonostante fossi abbastanza sicuro di cosa stessi dicendo, quella mia constatazione non poté far altro che vacillare davanti alla sua sicurezza. Ero abbastanza convinto che stesse fingendo, però lo faceva talmente bene che per qualche battito di ciglia si burlò anche di me.

Lei non era una da 'sorriso a trentadue denti', era più il tipo di persona che rimane seria e indifferente, che ti studia rimanendo in silenzio. Certo, era una maga a nasconderlo, però c'erano alcuni momenti in cui la sua vera natura usciva fuori. Quando qualcosa la colpiva o la intrigava e gli occhi le si aguzzavano lasciando che la sua indole scrutatrice saltasse allo scoperto. Un po' come una bambina curiosa che finge di non essere interessata al regalo che la madre non le permette di aprire perché non è ancora il momento giusto. Vorrebbe resistere alla tentazione perché è testarda e orgogliosa, ma non ci riesce, è più forte di lei, deve scoprire cosa si cela dentro quella scatola impacchettata.

𝖲𝖼𝖺𝖼𝖼𝗈 𝖬𝖺𝗍𝗍𝗈  H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora