𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 7

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❝L𝖺  domand𝖺 che a v𝗈𝗅𝗍𝖾 𝗆𝗂 𝗅𝖺𝗌𝖼𝗂𝖺 𝖼𝗈𝗇𝖿𝗎𝗌𝗈 𝖾̀: 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝖺𝗓𝗓𝗈 𝗂𝗈, 𝗈 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝖺𝗓𝗓𝗂 𝗀𝗅𝗂 𝖺𝗅𝗍𝗋𝗂?❞

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❝L𝖺  domand𝖺 che a v𝗈𝗅𝗍𝖾 𝗆𝗂 𝗅𝖺𝗌𝖼𝗂𝖺 𝖼𝗈𝗇𝖿𝗎𝗌𝗈 𝖾̀: 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝖺𝗓𝗓𝗈 𝗂𝗈, 𝗈 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝖺𝗓𝗓𝗂 𝗀𝗅𝗂 𝖺𝗅𝗍𝗋𝗂?❞

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/SOPHIA'S POV/

Fuori tirava vento. Io l'avevo sempre amato, il vento.
Gli alberi verde scuro, oscillanti sotto il suo volere, facendo scontrare le foglie tra loro e creando una tiepida melodia.
Le tempeste, innalzate da una spropositata ira, figlie dei dormienti torti che dopo anni tornavano a galla e incendiavano il suo essere cosí  mansueto.
Le brezze primaverili, calme coccole portate da mani invisibili.

Lui, che non aveva stoiche amicizie o meravigliosi amori, che era solo. Eppure, nonostante fosse solo, non perdeva mai la sua bontà. Lui, che era sempre attento, delicato, silenzioso, gentile.
Gli bastavano gli attimi, i momenti.
Non chiedeva mai niente, il vento.
Solo degli spezzettoni di normalità.
Perché quando si levava, e la gente barricava scocciata porte e finestre, lui riviveva nostalgico i frammenti di vita che aveva abilmente rinchiuso tra le sue fresche folate.
E pensate a come si sentisse solo, il vento.
Lui, che campava di carezze bloccate nello spazio e nel tempo di un effimero passaggio di masse d'aria.
Assaggiatore di sensazioni altrui, spettatore di vite in costante cambiamento.
Che lui guardava sempre tutti, ma nessuno vedeva lui. Perché pochi erano quelli abbastanza ciechi, da poter ascoltare il vento.
Da odorare i suoi profumi, da leggere le sue parole, da custodire le sue carezze.

Voi, che volete foto e video di pose comuni, che ripetete con incessante noia le medesime azioni altrui. Voi, fotocopie di anime giá passate dalla stessa via, chiedete al vento. Domandategli dei disattenti sorrisi che a vostra insaputa ha deciso di incorniciare tra le stelle sopra le vostre teste, dei momenti di spensieratezza di quando eravate bambini e giocavate a fare i grandi.
Chiedetelo a lui chi siete e chi siete stati, che proprio il vento è quello che vi conosce più di tutti.

"Manca tanto?"
'non molto' risposi sbrigativa a Josh, il quale per la milionesima volta aveva cercato di spezzare il religioso silenzio creatosi nell'abitacolo, distraendomi dalla contemplazione del magnifico paesaggio boschivo al di lá del finestrino.

L'atmosfera del Van nero sul quale stavamo viaggiando era particolarmente tesa. Sguardi incerti, occhiate interrogative, silenti rimproveri.
I ragazzi non la smettevano di sbuffare e guardare in cagnesco Harry. Che avessero litigato?

C'era qualcosa di strano nell'aria, ma purtroppo non mi riferivo al nauseabondo odore dei litri di profumo nel quale aveva  fatto il bagno la ragazza che da ben trentotto minuti e ventuno secondi si stava strusciando addosso a Harry.

𝖲𝖼𝖺𝖼𝖼𝗈 𝖬𝖺𝗍𝗍𝗈  H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora