Oliver

660 73 16
                                    

Era un'uggiosa mattina di Ottobre nell'East End di Londra, come ormai se ne vedevano da tempo. La nebbia fitta e asfissiante copriva i deboli raggi autunnali, come un pesante drappo giallo-verdognolo simile a una zuppa di piselli.
Lo sviluppo industriale degli ultimi anni, lo spostamento della maggior parte della popolazione dalle campagne alla città, la nascita delle prime ferrovie, delle navi a vapore, della massiccia combustione di carbone per combattere il freddo pungente, avevano contribuito a rendere l'aria di Londra a malapena respirabile; un disagio di cui ormai da mesi, o addirittura anni, i giornali parlavano incessantemente, ma che nessuno fino ad allora aveva provato a trovar rimedio.

Margaret, o May come preferiva esser chiamata, estrasse da una tasca della sua lunga e ingombrante gonna scura un fazzoletto per coprirsi il naso. Per raggiungere il posto nel quale si stava dirigendo quel giorno la ventiseienne era costretta a costeggiare il fiume Tamigi, nelle cui acque si riversava tutto l'orrore che una città in pieno sviluppo può produrre: liquami umani e animali, rifiuti domestici e delle fabbriche, scarti di ogni forma e natura; il fetore era così pungente che le costruzioni che si affacciavano sul fiume apparivano sempre con le finestre ben serrate, un po' come succedeva con le dimore a vista cimitero, contribuendo a un notevole calo degli affitti e una conquista sempre più massiccia di quei quartieri da parte dei ceti sociali meno abbienti.
Ogni tanto il fiume restituiva persino qualche cadavere, era semplice cancellare ogni traccia di un delitto tra quei densi liquami, nessuno si sarebbe mai sognato di indagare a fondo, e anche per questo il molo divenne in breve tempo uno dei posti più pericolosi e malfamati della Londra notturna.

May arrivò in breve tempo nei pressi di una vecchia abitazione piuttosto malridotta, sulla cui porta busso tre volte con sicurezza. Ad aprirle fu un'anziana donna dai denti anneriti e l'alito che puzzava di rum, e pensare che erano appena le 11 del mattino.
Il suo viso era rugoso, pallido a causa della polvere di piombo che chiaramente e volutamente si era cosparsa, sostanza parecchio usata dalle donne dell'epoca nonostante se ne conoscessero gli effetti nocivi sulla pelle, anche le labbra erano truccate, così come le gote e gli occhi pesantemente spennellati da una sostanza marrone.
Il tutto le conferiva un aspetto piuttosto volgare, per nulla piacevole, pensò May.

«Margaret, finalmente!» la accolse, prima di spostarsi dall'uscio e invitarla a entrare.

«Miss Anna, ho ricevuto la vostra lettera solo un paio di ore fa... che succede?» sorpassò la soglia e sciolse il nastro del suo cappello.

«Seguimi cara, due delle mie ragazze... credo non stiano bene. Quelle sciagurate speravano di tenermelo nascosto...» cominciò ad avanzare sulle assi scricchiolanti del pavimento, dirigendosi verso le scale che portavano al piano superiore.

Il locale era pressoché deserto, piccolo, tetro e con un gran disordine in giro, tanto da far pensare a una festa svoltasi la notte precedente.
May si abbandonò a un sospiro consapevole, contrarre qualche tipo di malattia in una casa di piacere come quella era quasi all'ordine del giorno.

Giunte ormai al piano superiore, dopo aver percorso uno stretto corridoio tappezzato da locandine che ritraevano ragazze spudorate in abiti succinti, Miss Anna si fermò davanti a una porta socchiusa.

«Prego, sono lì dentro» fece cenno di entrare.

May bussò educatamente sulla porta e la aprì totalmente.

«Con permesso...» sussurrò.

Ciò che si trovò davanti fu una piccola stanza dai colori spenti e con pochissimi mobili sparsi qua e là: giusto un comodino, un piccolo armadio e un vecchio tavolo sul quale brillavano un paio di candele. Le finestre erano chiuse così come nel resto dell'edificio, dettaglio importante per un posto come quello.
Il fortissimo odore di oli essenziali e incenso fece prudere le sue narici, conosceva piuttosto bene quei profumi sensuali e legnosi, così tanto che la mente non poté evitare di ripercorrere oscuri ricordi della sua infanzia, ricordi che preferì scacciare via come si farebbe con uno sciame di mosche.

M.O.O.N. - Esperti dell'occulto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora