Una delle anomalie che spesso riusciva a colpire John Watson riguardo al carattere del suo amico Sherlock Holmes era il fatto che, malgrado l'eccellenza e la costanza nei suoi metodi di deduzione e la straordinaria modalità d'immagazzinaggio mentale, -motivi principali che rendevano quell'uomo più intelligente del 95% dell'intera popolazione- quando si trattava delle sue abitudini personali era uno degli uomini più disordinati che mai potesse far impazzire un coinquilino.
Il clima di Londra presentava temperature annue moderate, nonostante il caldo si facesse sentire solo nei mesi più afosi e la stagione invernale fosse ben definita, con piogge correttamente distribuite nel corso dell'anno, in quantità variabile e prevalente soltanto in certe stagioni, come l'inverno o l'autunno.
La probabilità che in quella fredda giornata d'inverno John tornasse a casa da lavoro fradicio per colpa della pioggia prorompente era quindi sopra l'80%, e non c'era da stupirsi se ciò aveva alterato anche il suo stato emotivo, portandolo a sbraitare contro il modo di gestire l'appartamento di Holmes mentre lui era via.
Difatti, non ci volle molto perché dopo aver varcato la soglia dell'appartamento con tutti i vestiti ancora gocciolanti si sentissero le solite urla che tendevano a svegliare tutto il vicinato.
«Sherlock!» era l'unica parola che uscì dalle labbra dell'uomo, in tono irritato. Anche se ormai, più che una parola, lo si poteva definire un grido di guerra.In pochi secondi da quel richiamo, la figura snella e agile del signor Holmes si protese davanti alla porta della cucina, alzando gli occhi al cielo conscio di quel che stava per succedere.
Indossava un camice bianco da laboratorio che saltava subito all'occhio, avendo le maniche lunghe e arrivando a coprire fino alle ginocchia, che andava a nascondere la camicia nera leggermente spiegazzata e i pantaloni eleganti del medesimo colore.
Il sottile naso aquilino conferiva alla sua espressione un'aria vigile e rigida, sempre pronta ad ogni evenienza. Nel volto aveva un'espressione divertita, quasi compiaciuta.
E in quella selva di capelli castani e arruffati, spiccavano alcuni ciuffi ancora più scomposti. Anche un idiota sarebbe stato in grado di dedurre che stesse lavorando a un nuovo esperimento.«Buon pomeriggio, John! Vedo che sei tornato con leggero ritardo oggi» replicò fissando l'enorme orologio che pendeva al soffitto della cucina, ignorando completamente il tono lamentoso del suo amico.
«Te l'avevo detto che dovevi portarti l'ombrello, ma tu non mi ascolti mai»Effettivamente solo un uomo dalle capacità incredibili come Sherlock Holmes avrebbe potuto dedurre che sarebbe scoppiato un temporale, visto il clima soleggiato e sereno di quella stessa mattina.
E solo un uomo dalla testardaggine di John Watson avrebbe potuto ignorare tale avvertimento, avventurandosi per le strade di Londra con solo un vecchio cappotto beige col bavero ormai consumato come copertura.«Mi faresti la cortesia di spiegarmi che cosa ci fanno due dita mozzate vicino al nostro appendi abiti?!»
«Esperimento scientifico»
«E perché diavolo sembra che stiano diventando verdi?»
«...non ho mai detto che sia andato a buon fine»Rivolse una rapida occhiata al suo povero coinquilino, per poi scomparire di nuovo dietro la porta della cucina: accanto a lui vari suoni metallici, e poi qualcosa che si rompeva in mille pezzi.
«Comunque puoi spostarle da un'altra parte se ti infastidiscono tanto. E porta il cappotto giù dalla signora Hudson prima di appenderlo, ha bisogno di una bella strizzata per quanta acqua ne sta colando, Ariel»
Se lo divertiva sbeffeggiarlo per ogni cosa? Affermativo. Era uno dei pochi passatempi che non prevedessero esplosioni o qualche cadavere. Soprattutto perché sapeva che qualunque fosse stato il motivo della "discussione" sarebbe sempre stato un passo avanti, vista la sua incredibile saccenza.Nonostante John fosse più tosto ordinario, le sue peripezie in Afghanistan lo avevano reso più negligente di quanto potesse sembrare. Neanche lui era un tipo troppo organizzato, potevano confermarlo il laptop ancora aperto e le varie penne e matite sparse per tutta la scrivania. Tuttavia conosceva i propri limiti e dopo aver visto dei sigari nel secchio del carbone, delle dita mozzate accanto all'appendi abiti e una corrispondenza in Nevada trafitta da un pugnale proprio al centro della mensola di legno sopra al caminetto, allora anche lui iniziava a perdere la pazienza.
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Chemical Defect | Johnlock
FanfictionUno era il classico sociopatico da manuale, definito senza cuore da parte di tutte le persone che lo conoscevano. Mentre l'altro era il soldato appena tornato dalla guerra perseguitato dai ricordi, con quel lato sentimentale sottoposto a così tante...