La mattina seguente fui io la prima a svegliarmi, rimasi qualche minuto in silenzio beandomi della vista che avevo davanti: gli occhi chiusi, le labbra leggermente aperte, i capelli sparsi sul cuscino, sembrava un angelo; il ricordo della sera precedente mi provocò una scia di brividi lungo tutta la schiena.
Scesi in cucina senza fare rumore e decisi che quella volta, sarei stata io a preparargli la colazione. Misi in una ciotola due uova, un po' di latte ed un po' di farina ed iniziai a rovesciare l'impasto su di una padella, entro pochi minuti le crepes erano pronte, ne farcii qualcuna con un po' di nutella e altre con della marmellata ai frutti di bosco che avevo trovato nel figo; preparai due cappuccini e portai tutto sul tavolino a bordo piscina che avevo apparecchiato precedentemente con due tovagliette in vimini.
"Buongiorno", sobbalzai sentendo che due braccia mi stavano avvolgendo da dietro, mi girai di scatto, sorridendo.
"Buongiorno a te", ci scambiammo un leggero bacio per poi stringerci in un abbraccio come se non ci vedessimo da giorni.
"Cos'è questo profumino?" sorrise curioso.
"Crepes", indicai la colazione che avevo appena posato sul tavolo.
"Le hai fatte tu?" assunse un'espressione sorpresa e felice, sembrava un bambino che aveva appena scoperto che la mamma lo avrebbe portato a mangiare un gelato, annuii, prendemmo posto e iniziammo a mangiare.
"E' tutto buonissimo, grazie piccola", si avvicinò baciandomi "nessuna mi aveva mai preparato la colazione prima d'ora" sorrise dandomi un secondo bacio.
"Figurati, avrei voluto fare di più ma ho trovato solo questo nel frigo".
"Hai fatto anche troppo".
"Allora quali sono i piani per oggi?"
"Vorrei essere a Firenze per pranzo, voglio portarti in uno dei miei ristoranti preferiti e voglio farti fare un giro della città per farti vedere dove sono cresciuto, poi andremo a casa dei miei verso sera, ceniamo da loro.", annunciò mentre cercava di recuperare i piatti ormai vuoti.
"Sono un po' tesa", sussurrai.
"Ti adoreranno almeno tanto quanto me", si fermò "no dai così sarebbe troppo, almeno la metà", scherzò facendomi ridere, sparecchiammo la tavola e ci preparammo per la partenza.
Indossai un vestitino bianco con alcuni bottoni sul davanti, stile marinaretto, l'idea di conoscere la sua famiglia mi mandava in ansia e volevo fargli una buona impressione così decisi di vestirmi abbastanza elegante, sapevo che appartenevamo a due mondi completamente differenti anche sul piano economico ma non volevo che questa cosa si notasse più di tanto, non volevo sentirmi troppo inferiore.
Il tragitto in macchina fu abbastanza veloce, per tutto il tempo ascoltammo la musica e mi raccontò alcuni aneddoti divertenti sui suoi fratelli, da quello che ero riuscita ad intuire, dovevano essere molto legati.
Raggiungemmo Firenze ed era ormai ora di pranzo così ci recammo in un piccolo ristorante che, a detta sua, era il migliore della città. Si trattava di un locale molto intimo e ben arredato, c'erano pochi tavoli ma il tutto era molto ben curato, nel frattempo alcuni ragazzi che erano seduti ad un tavolo non molto distante da noi, si avvicinarono per scattare qualche foto, rimasi stupita quando chiesero se potessero scattarne una anche con me, fortunatamente però non chiesero chi fossi e questo mi fece tirare un sospiro di sollievo.
Terminato il pranzo insistetti per poter pagare almeno la mia parte, nonostante i prezzi fossero decisamente fuori dalla mia portata, mi sentivo in colpa che pagasse sempre lui ma 'non si discute' era sempre la sua riposta.
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Ci Credi Tu? - Federico Chiesa
JugendliteraturPiacere, sono Federico. - A volte la vita è strana, ti fa innamorare di persone che non avresti mai immaginato di sfiorare nemmeno con un dito. - Puoi restare con me questa notte?