Capitolo 1

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I suoi occhi sono di un verde ipnotico e sono così persa in essi che non mi accorgo nemmeno di aver fatto dei passi all'indietro fino a quando la mia schiena non tocca la superficie ruvida del muro del corridoio della scuola. "Travis" sussurro mentre la sua mano scorre sul mio fianco, attirandomi più a sé. "Tranquilla nessuno fa caso a noi". Non so se ha ragione, siamo al cambio dell'ora e il corridoio è pieno di studenti, ma è come se ci fossimo solo io e lui. Mi risveglio dai miei pensieri quando lui appoggia l'altra mano sulla mia guancia, io incrocio istintivamente le mani dietro alla sua testa, e mentre comincio a giocare con i suoi capelli neri, mi perdo di nuovo nei suoi occhi. Man mano che si avvicina a me, il suo profumo mi investe sempre di più. Mancano un paio di centimetri e le nostre labbra si incontreranno. Guardo per l'ultima volta quegli occhi che mi hanno fatto innamorare e che mi fanno battere a mille il cuore, prima di chiudere gli occhi e sussurro per l'ultima volta il suo nome, prima che un rumore fastidioso mi riporti veramente alla realtà. Apro un occhio e fisso la sveglia, che segna le sette del mattino. Sposto lo sguardo sul post-it, vicino alla sveglia, che mi ricorda che oggi è il primo giorno di scuola, anche se me lo ricordavo. Mi metto a sedere e mi porto una mano sugli occhi, quando un odore di alcol invade le mie narici. Volto la testa verso la sagoma che c'è nel mio letto e un sogghigno mi nasce sul volto mentre, con un calcio, butto giù dal letto Jake, e quando cade sul pavimento, io comincio a ridere. "Stronzetta" bisbiglia mio fratello, mentre si rimette nel mio letto. Io faccio finta di non averlo sentito, e raccolgo da terra " Shadowhunters: città di vetro", il libro che stavo leggendo ieri sera, ma mi devo essere addormentata. Prendo gli occhiali, la divisa e mi dirigono verso il bagno. " Che ora è?" mi chiede Jake prima che varchi la porta."L'ora di ieri a quest'ora" rispondo ironicamente e lui sbuffa. "Non ti è bastato svegliarmi con la tua solita grazia?". Sposto lo sguardo di nuovo sulla sveglia :"Sono  le sette e cinque minuti". Lui sbuffa di nuovo e io mi fermo a fissarlo. Ha i capelli castani scompigliati, gli occhi celesti sono segnati da enormi occhiaie, segno che non ha dormito molto, sul collo ha un segno violaceo e ha addosso gli stessi vestiti che aveva ieri quando è andato alla festa di Chris Morrison. " La smetti di fissarmi stronzetta?" smetto di fissarlo. "Invece di lamentarti, alza il tuo culetto e vai a lavarti che puzzi. Inoltre, sei consapevole che due camere più a destra di questa c'è la tua stanza vero?". Succede spesso che dopo le feste, Jake sbagli stanza e si addormenti nella mia, ma non so se lo fa apposta o a quelle feste bevva troppo e quando torna a casa non sia lucido. " E tu sei consapevole che hai nominato il nome di Travis tutta la notte?". Colpita ed affondata. Faccio finta di non aver sentito e mi dirigono in bagno con il volto in fiamme. Dopo avermi fatto la doccia, mi metto il mascara e il lucidalabbra. Mi guardo allo specchio. I capelli durante l'estate sono cresciuti e ora sono castano chiaro, la pelle è ancora un po' abbronzata, gli occhi sono sempre i soliti dietro le lenti degli occhiali, che li rendono, in qualche modo, più neri di quello che già non siano. Abbasso lo sguardo, il seno è cresciuto, assieme ai capelli, non sono magra e non mi reputo cicciottella, o almeno non in pubblico. Bussano alla porta e mamma mi passa il mio telefono dicendo che mi stanno chiamando. Rispondo sapendo già chi c'è dall'altra parte del telefono. "Con quale diritto osa lei privarmi del mio prezioso tempo?" scherzo io, parlando prima che il ragazzo possa dire qualcosa, tornando a fissarmi allo specchio. "Mio odio" penso. "Scusi sua maestà, volevo accertarmi che fosse sveglia o non persa nel suo piccolo mondo, e chiederle se questa mattina possa degnare me e mio fratello della sua presenza accompagnandoci a piedi, come i plebei e suoi servi, a scuola o preferisce andare con il calesse di suo fratello". Tim sta al gioco e scoppia a ridere. Ha ragione, fin da piccola ho la testa tra le nuvole, tanto che mi sono creata un piccolo mondo tutto mio, dove ogni tanto mi perdo. "Se la mia presenza vi interessa così tanto da disturbarmi, sarò lieta di accompagnare te e Turner a scuola" concludo la telefonata con finto fare altezzoso, mentre Tim ride. Timmy Turner è il mio migliore amico, nonché il mio vicino di casa, da quando abbiamo quattro anni. Lui e la sua famiglia si sono trasferiti un sabato di tanti anni fa nella casa di fronte alla mia, e abbiamo subito fatto amicizia. Abbiamo la stessa età, ci piacciono più meno le stesse cose ed è l'unico che capisca le mie battute. È come un secondo fratello per me. I suoi genitori e i miei andavano a Yale insieme, e ora i nostri padri gestiscono un'azienda assieme. Ritorno alla realtà e metto la divisa. Stratford è un comune di 49.943 abitanti degli Stati Uniti d'America, è situato nella Contea di Fairfield nello  stato del Connecticut. Quest'anno frequenterò  il terzo anno alla scuola privata Stratford High School, e come ogni studente sono obbligata a mettere la divisa, che è degli stessi colori della scuola, rosso e neri, che fanno riferimento ai Red Devils, ed è formata da una camicia bianca, gonna nera per le ragazze e pantaloni neri per i ragazzi, una cravatta bordò e una giacca dello stesso colore, con un taschino con lo stemma della scuola, che possiamo non mettere nelle giornate calde, come quella di oggi. "Elisabeth Marie Jackson e Jake Jackson farete meglio a muovervi perché dobbiamo fare le foto" urla mia madre dal piano di sotto. Guardo il telefono che segna le sette e venti minuti. "Non è tardi" penso mentre porto all'indietro i capelli che ho davanti al viso per fermarli con un fiocco della stessa tonalità di rosso della cravatta. Fisso per l'ultima volta l'immagine allo specchio, soffermandomi sulla camicetta che si stringe sulla zona del seno per poi cadere un po' più larga sopra la gonna. Mi costringo, però a uscire dal bagno e, soprattutto non guardarmi di nuovo allo specchio. Appena varco la porta della cucina prendo un muffin al cioccolato, che ha fatto mia mamma e mi siedo. Richard Jackson , mio padre, sta leggendo il quotidiano, mentre sorseggia il caffè, nella sua tazza con scritto "The best dad in the world", che  gli abbiamo regalato io e mio fratello, cinque anni fa, per la festa del papà. È vestito come un impiegato di Wall Street, e il completo risalta i suoi occhi marrone chiaro, simili ai capelli. Mia madre piomba in cucina con due lavagnette, in una c'è scritto " Betty. Terzo anno", nell'altra "Jake . Ultimo anno". Ogni anno, io e mio fratello ci mettiamo davanti al giardino della nostra villetta a schiera, con delle lavagnette con scritto nome e la classe che frequenteremo, mentre papà scatta la foto e mamma trattiene le lacrime. È una specie di tradizione di famiglia. " Mamma sei sporca di cioccolato sulla guancia e hai la farina sui jeans" la avviso mentre osservo come è vestita. Ha una camicetta azzurra che mette in risalto gli occhi, uguali a quelli di Jake, ha dei jeans neri e i capelli, anche quelli neri sono legati in uno chingnon un po' scompigliato.  Fa la cuoca, ed è per questo che non ho il fisico di una modella di Victoria Secret.
Dopo dieci minuti, sono nel vialetto di casa, affianco a mio fratello, sfoggio un sorriso. Mentre papà elogia la sua bravura come fotografo, sposto lo sguardo verso la casa davanti a me, e i miei occhi incontrano quelli di Tim. Fa un inchino e io lo saluto come la regina Elisabetta d'Inghilterra saluta i suoi sudditi. "Facciamone una buffa" dice Jake mentre sono ancora intenta a fare la regina. Ci rimettiamo nella stessa posizione di prima, ma io faccio la linguaccia mentre Jake gonfia le guance. "Betty sei ridicola" mi prende in giro Tim mentre attraversa la strada per venire verso la nostra direzione. Faccio la finta offesa e mi giro dall'altra parte, quando qualcosa colpisce la mia fronte."Ahio" dico portandomi la mano alla fronte e osservare il ragazzo davanti a me. Tommy Turner, il fratello gemello di Tim. Sono molto simili, Tommy però ha gli occhi marrone chiaro con qualche accenno di verde, mentre Tim ha gli occhi verdi. Inoltre, Tommy è leggermente più palestrato rispetto al fratello, grazie a tutti gli anni di basket, e quando sorride, come ora,  gli si crea una fossetta sulla guancia sinistra. Quando ero piccola avevo una cotta per lui, ma quel sentimento è cessato nel momento in cui, a nove anni, mi ha rotto Suzie, la mia bambola preferita, e da allora, quasi ogni giorno bisticciamo. "Scusami Betty. Sei sempre adorabile" dice Tim mentre mi passa un braccio intorno alle spalle, per poi darmi un leggero bacio sulla guancia. "Vostro padre è già partito?" chiede mio padre ai gemelli e loro annuiscono. "Oggi abbiamo un'importante riunione, meglio se mi sbrigo. Ciao cara" spiega papà mentre da un bacio a mia mamma, la quale torna in casa per sistemare alcune cose, e si avvia verso la macchina. "Fred,George non dovreste essere ad Hogwarts ora?" chiedo ai gemelli riferendomi ai fratelli Weasley di Harry Potter. "Fai la solita battuta del cazzo ogni anno Jackson" mi rimprovera con tono scherzoso Tommy, mentre mi da un altro colpetto sulla fronte, meno forte del precedente. "Lasciala in pace" interviene in mio soccorso Tim, mentre toglie la mano dalla mia spalla. Il fratello alza gli occhi al cielo, per poi rivolgersi verso di me. " Ti fai una foto anche con me Jackson? " "Te lo puoi sognare Turner" "Tutte le ragazze sarebbero onorate di fare una foto con me" dice Tommy passando il telefono a mio fratello, che si stava godendo la scena, per poi darmi un colpetto sulla fronte. Ha ragione , quasi tutte le ragazze della nostra scuola sono ammaliare dai gemelli Turner, soprattutto da Tommy. "Basta" dico io mentre incrocio le braccia sotto il seno e faccio sporgere il labbro inferiore come una bambina. "Dai Jackson fai un sorrisetto per me" dice Tommy mentre comincia a farmi il solletico e io comincio a implorarlo di smetterla tra una risata e l'altra. "Tieni amico" ci interrompe Jake e solo allora mi rendo conto che mio fratello ci ha scattato delle foto. "Grazie J.J" lo ringrazia Tommy mentre Tim mi chiede di fare una foto. Guardo l'ora e sono le sette e quarantacinque minuti. "Siamo in ritardo. Le facciamo quando arriviamo a scuola o per strada" aggiungo notando che un lampo di tristezza passa negli occhi del mio migliore amico, per poi sorridermi e iniziando a seguire il fratello che si era già avviato per andare a scuola.

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